''Come sta signora Lorans?'' chiese l'infermiera con tono curioso mentre la visitava
''I soliti dolori nei soliti posti, Dio solo sa quanto mi rimane, piuttosto... sa quando arriva mia figlia?''
''Arriverà a momenti, si rilassi'' le disse l'infermiera mentre le controllava il battito cardiaco
Dopo circa 10 minuti arrivò la figlia della signora Lorans, una ragazza bionda con occhi castani scuro, non era molto alta però a lei andava bene cosi, non si creava problemi, appena arrivò nella sala dell'ospedale dove era sua madre, abbracciò quest'ultima e all'orecchio le suggerì
''ti voglio bene...''
''Anch'io cara, è un paio di mesi che non ti vedo, mi sembri cresciuta'' le rispose la signora Lorans
'' Mamma sai che non è vero, lo dici solo per farmi un complimento, sono bassa ma mi accetto così... piuttosto... oggi non lavoro e domani nemmeno per fortuna, ho chi mi sostituisce'' disse con tono felice
'' Meno male Daisy, sono felice...'' e abbassò lo sguardò
''Che cos'hai?'' chiese Daisy tenendole le mani
''Niente, ho solo bisogno di allungarmi un po''
Daisy la aiutò ad allungarla nel letto tenendole le spalle, mentre lo faceva, si chiedeva come sua madre, Carolyne Lorans, potesse essere ridotta in quello stato, era sempre stata una donna forte che ha vissuto una vita ricca di esperienze e di viaggi ed era sempre stata estroversa e intelligente, tanto è vero che anche ora, ad 86 anni, ancora ha un ottima memoria.
Mentre pensava tutto ciò Carolyne le disse
''Cara nella mia borsa c'è un libro, prendilo''''Si mamma... questo?''
Lei annuì
''Leggi'' le disse con un piccolo sorriso
Daisy lesse solo la prima riga che diceva''questa è la mia storia e la scrivo ora visto che mi è possbile, mi chiamo Mayson''
Daisy si interruppe e chiese a sua madre
''Mamma perché devo leggere questo libro? Anche se... a me sembra più un lunghissimo diario''
''Perché voglio farti conoscere chi ero io prima che tu nascessi''
Alla risposta che Carolyne dette, Daisy, presa dalla curiosità continuò a leggere dalla prima pagina
<... Mi chiamo Mayson, Mayson Butter e sono nato il 5 Novembre del 1927, la mia famiglia era una famiglia piuttosto semplice, mio padre Jeff era un operaio presso una fabbrica di pelli, cuoio e calzature e mia madre Katherine lavorava saltuariamente accudendo figli di donne vedove in città. Sono nato a Boston ed era una città incredibile, amavo andare a comprare ciò che mi piaceva quando i miei scendevano giù in citta per qualche festicciola, tuttavia, abito in campagna a 30 minuti dal centro. La mia vita, come vedrete può essere suddivisa in capitoli, vista la quantità di cose che ho da raccontare, diciamo che fino ai miei 17 anni sono stati anni in cui facevo bene o male le stesse cose: scuola, amici , feste a casa di quello o di quell'altro, gite fuori città molto sporadiche, insomma, una vita normale. Tutto cambiò quando i Guliver, vicini di casa molto simpatici, si trasferirono in California, un pò mi dispiacque erano sempre gentili e poi se ne andava anche Oliver, il burlone del gruppo nostro, anche se ci siamo picchiati 200 volte avevamo sempre un motivo per fare pace, c'era amicizia, come con gli altri, ecco perché non volevo che partissero. Era il 9 giugno 1944, loro partirono, ci vennero a salutare con le lacrime agli occhi, persino Oliver che era sempre con il sorriso, non riusci a trattenersi dal piangere e abbracciandomi mi disse''Mayson, mi mancherai da morire come anche gli altri, speriamo di rivederci un giorno''
''Vedrai che sarà cosi, appena potrò ti verro a trovare e rideremo come sempre''
Lui iniziò a sorridere
''Ti voglio bene'' mi disse
''Anche io...credo che ora dovresti andare, i tuoi ti stanno aspettando in macchina''
Lui mi strinse la mano come facevamo tutti noi in segno di amicizia e correndo entrò in macchina, i Guliver suonarono il clacson per salutarci e se ne andarono. Mi ricordo di quell'estate che non fu divertente come le altre, un po perché io e gli altri sei, Anthony, Burt, Kevin, Paul, Mark, Samuel eravamo tristi per la partenza di Oliver. Si sentiva che mancava, non si rideva, non si scherzava, non ci si prendeva in giro e poi era particolare perché essendo molto paffuto con la riga sui capelli neri dava proprio l'idea di un personaggio venuto da qualche film comico, insomma, ci mancava. L'estate di quell'anno inoltre fu molto piovosa e quindi la passammo prima a casa di uno e poi a casa di un altro.
Verso la meta di Agosto, arrivarono i nuovi vicini di casa e li la mia vita cambio completamente. Quella mattina mi ero svegliato presto per via dell'ennesimo acquazzone , ero un po assonnato quando mio padre entrò in camera con un sorriso a 32 denti
''Svegliati polentone, sono arrivati i nuovi vicini vieni a vedere''
'' D'accordo, un secondo...'' gli risposi con ancora gli occhi chiusi
Misi un jeans e una camicia, adoravo le camicie, le mettevo sempre, scesi di sotto ed ecco che la vidi la prima volta, era alta all'incirca 1 metro e 70 mora occhi neri, come me, e vestita con i migliori vestiti che si potessero trovare
''C...ciao'' le dissi
''Ciao!'' esclamò, era molto gioiosa e felice di essere li a conoscere me e la mia famiglia, almeno cosi sembrava
''Piacere Mayson'' e le detti la mano
'' Carolyne, molto piacere''
Mio padre mi guardò e fece un sorriso, aveva capito tutto, non so come ma siccome ci assomigliavamo tantissimo sia di fisico che di carattere, ci capivamo al volo. Mi diede un pacca sulla spalla e mi disse
''Mostra la casa a Carolyne, intanto io e tua madre parliamo un po con i nuovi vicini'' mi disse
I genitori di Carolyne erano persone borghesi, il padre era proprietario di molte terre e la madre era un avvocato, insomma, erano ricchi, molto ricchi. Mentre salivamo le scale e le facevo vedere la casa, la prima cosa che notai di Carolyne furono gli occhi, erano stupendi, per non parlare della bocca e del fisico.
Arrivammo in camera mia e le piacque parecchio
''Wow, che bella camera che hai, però scommetto che la mia lo è di più'' e inizio a ridere'' Beh vedremo'' aggiunsi ridendo
Un'altra cosa che mi colpii fu il fatto che andammo d'accordo subito
''Stasera i miei vi vogliono invitare a cena, tu verrai?''Certo, a che ora?''
''Credo per le 8.30''
'' Ci sarò'' le risposi sorridendo
Non so perché, alla fine ci avevo scambiato due parole, ma era come se mi sentivo molto legato a lei, come se eravamo migliori amici già dopo mezz'ora. Quando scendemmo le scale per tornare alla porta, visto che i Lorans stavano andando via, mio padre mi chiesi se sapevo della cena e io annuii, ci salutarono e andai subito in camera per cercare qualcosa da mettere per la serata.
