Urlo

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La voce proveniva da una ragazza. Una bellissima ragazza.
I capelli rossi scalato le ricadevano scompigliati sulla schiena. La cosa che più mi catturò furono i suoi occhi, di un magnetico color cioccolato.
Quella ragazza mi era familiare, mi ricordava moltissimo Lindsey Mel, che avevo conosciuto a sei anni e che però si era trasferita quando ne avevo quattordici.
Me la ricordavo così bene perché suo mi ero presa una mega cotta per suo fratello, Royal, che però non mi aveva mai calcolata.
All'epoca aveva diciotto anni quindi le ipotesi erano due: o era lei, o era una sosia.
Il mio cervello mi suggerì la seconda opzione e così tornai a guardarla.
«Piacere sono Bree King, mi sono appena trasferita e, dato che vi ho viste sole, pensavo di unirmi a voi per pranzo» disse.
«Io sono Cassandra Jones è un vero piacere conoscerti» le strinsi la mano. A quel tocco sussultai per la scarica elettrica che mi aveva passato. Iniziammo a parlare tutte e tre del più e del meno finché non fummo costrette a tornare a lezione.

La campana indicò la fine della prima giornata scolastica; a fine lezione avevo avuto modo di conoscere meglio Bree e dovetti ammettere che era una ragazza molto semplice e alla mano, nonostante la sua bellezza.

Mentre ero nel parcheggio qualcuno venne verso di me urlando e sbracciandosi. Peter.
«Hey Cassie come è andato il primo fatidico giorno da ragazza dell'ultimo anno?» mi chiese sorridendo.
«Molto bene, grazie» gli risposi.
Rimanemmo a chiacchierare per un po' di tempo delle vacanze e successivamente sfrecciai verso casa.

Appena giunta a casa ricevetti un messaggio da Peter.
*Ciao Cassie oggi non posso proprio venire a correre con te*
Sbuffai e digitai una risposta veloce.
*Sarà per domani. Mi devi un favore*

Mi preparai e uscì per andare a correre. Amo fare sport, mi libera la mente e allo stesso tempo riesco a sfogarmi. È indescrivibile il vento che ti accarezza il viso mentre corri sotto il tramonto del tardo pomeriggio.

Mentre tornavo a casa passai davanti ad un vicolo e mi pietrificai.
Sentii un urlo gutturale che mi rizzò persino i capelli. Mi scorsi dal muro del viottolo e vidi una cosa assurda.
Un uomo teneva una ragazza ferma mentre aveva il capo chino sul suo collo.
Alzò gli occhi e mi fissò intensamente come se volesse mangiarmi con gli occhi iniettati di sangue. Letteralmente. Erano rossi. Irrigidita dalla paura non riuscì a muovermi, ma quando lo vidi acquattarsi pronto a venirmi contro, corsi via.

Arrivata a casa cercai di trovare un modo per calmarmi. Mi si accese una lampadina in testa. Le pulizie di casa. Perfetto.
Ho sempre amato pulire, non so per quale strano motivo, sono malata di pulito. Quando vedo lo sporco, pulisco.
Quando non so cosa fare, pulisco.
Quando sto male, pulisco.
Quando sono agitata, pulisco.
Insomma pulisco sempre.

Sentii il campanello e pensai subito che fosse lo strano uomo di qualche ora prima.
Ma no, era solo mia madre con mia sorella, Kira.

Quando fu l'ora di andare a letto, sognai.
Anzi, feci un incubo. Nella mia testa vedevo solo occhi rossi pronti ad uccidermi.

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