Continuo a piangere sulla spalla di questo ragazzo e almeno 10 persone ci circondano. Ma non mi importa. Non mi importa più di nulla. È la seconda volta che provo ad a uccidermi. Dal terzo piano a 15 anni, sono riusciti a salvarmi per miracolo. Avevo tutte le ossa rotte e sono stata male per molto tempo. Avevo giurato di non rifare più nemmeno questo. Ai miei amici non avevo detto nulla e i miei genitori erano molto delusi. Avevo giurato di non fare molte cose, ubriacarmi, fumare, drogarmi. Avevo addirittura giurato di non piangere. Quelle lacrime mi appartenevano e non dovevo sprecarle per nessuno, perché nessuno se le meritava. Ma ora mi trovo qui, tra le braccia del mio "angelo custode" che continua a ripetermi cose dolci e mi dice di stare calma. Non riesco più a fermare il mio pianto. Tutte le lacrime che ho trattenuto durante questi 3 anni. Mi sento svuotata e allo stesso tempo impaurita. Non so cosa fare, intendo, ora che sono ancora viva dove andrò.
Ho paura.
"Vieni" mi dice il mio angelo custode.
Mi stacco da lui e per la prima volta lo guardo negli occhi. I capelli castani bagnati e spettanti, gli occhi marroni che danno sicurezza e un piccolo sorriso sul volto. Annuisco e mi prende la mano mentre sotto lo sguardo scioccato delle persone mi accompagna chissà dove. Arriviamo davanti ad un auto nera e mi fa cenno di salire.
-
Ci troviamo davanti ad una piccola locanda, molto accogliente da fuori.
Il ragazzo di cui non so ancora il nome e che mi ha appena salvata mi sorride prima di aprirmi la portiera e prendermi la mano.
"Allora piccola, posso sapere come ti chiami?" Chiede il ragazzo di fronte a me
"Allison, mi chiamo Allison" dico con un velo di tristezza sugli occhi
"Bene Allison, posso sapere perché volevi ucciderti?" mi chiede schietto.
Sono davvero disposta a raccontare tutto a questo ragazzo che neanche conosce? Ma si, dai.
"Mia sorella è morta quando avevo 15 e ho tentato il suicidio. Mi hanno salvata per miracolo. Avevo deciso di non affezionarmi più. La mia famiglia era cosi assente. Mio padre è caduto in depressione e portava pochi soldi a casa. Mia madre era sempre arrabbiata e non mi rivolgeva la parola. Ho iniziato a fumare e a bere, a volte mi drogavo anche. Poi ho conosciuto Lucas. Credevo di amarlo, anche quando tornava a casa e mi picchiava. Era in brutti affari ma io non mi impicciavo delle sue cose. Ieri sera è tornato a casa ubriaco. Mi sono arrabbiata e gli ho gridato contro di andarsene da casa mia e lui mi ha picchiata, come sempre. Ha preso una pistole e me l'ha puntata contro. Sono scappata e mi sono rifugiata tutta la notte in un pub e pensato molto. Sono arrivata alla conclusione che andarmene sarebbe stata l'idea migliore e ho deciso di uccidermi con quel poco coraggio che mi rimaneva, ma tu mi hai salvata e te ne sono infinitamente grata" finisco il mio discorso che ormai sto piangendo come se non ci fosse un domani. Si alza e mi viene incontro.
Mi siedo sulla sue gambe mentre lui mi accarezza la testa.
"Perché non mi hai lasciata morire?" Chiedo tra i singhiozzi.
"Tutti meritano di essere felici e tu meriti molto di più che una morte del genere" dice il mio angelo "puoi stare a casa mia per un po di settimane, finché non stai meglio."
Gli sorrido e lo ringrazio mentalmente di esistere.
-
Siamo davanti ad un palazzo e il ragazzi mi fa cenno di uscire dalla macchina.
"Comunque io sono Cameron" mi dice "vieni entriamo".
L'appartamento si trova al terzo piano ed è molto accogliente.
"Vivi da solo?" Mi decido a chiedergli, dopo che mi sono seduta acconto a lui sul un divano nel salone.
"Sì, ti piace?" Mi chiede
"Sì" rispondo semplicemente.
Dopo minuti di un silenzio imbarazzante Cameron si decide a parlare.
"Vuoi qualcosa da mangiare o da bere? Posso farti una cioccolata calda"
"Sì, va bene, grazie mille" gli rispondo con un filo di voce.
"Lucas lasciami, Lucas! Laciami cazzo, lasciami stare!
Comincio a correre sotto la pioggia sempre più veloce. Non mi farà del male quello stronzo! Non di nuovo.
Se solo Lena fosse qui! Mi fermo un attimo per riposarmi. Devo scappare.
Non resterò ancora qua.
Una benda mi copre gli occhi, uno sparo, un grido e il buio"
"Allison, Allison! Svegliati piccola"
Qualcuno mi scuote la schiena e mi sta chiamando. Apro gli occhi e mi accorgo di non essere a casa mia.
Ho guance bagnate e il cuore che batte all'impazzata. Mi tremano le mani. Cameron viene verso di me e mi fiondo tra le sua braccia.
Un altro incubo che si ripeterà nella mia testa per sempre.
"Ehi calmati, non è successo niente. Era solo un i ncubo" mi rassicura Cameron "ho preparato la cioccolata e dei biscotti andiamo in cucina"
-
"E così hai gli incubi da un po di tempo" afferma Cameron
"Sì ma ormai sono abituata" rispondo irritata. Mi perdo a osservare il vuoto mentre affogo di nuovo nei miei pensieri, quando uscirò da quasi merda?
"Ehi Allison, mi stavi ascoltando?" Chiede scocciato Cameron
"Scusami " rispondo imbarazzata.
"Vieni andiamo a letto" continua lui mentre mi prende la mano e mi conduce in camera sua.
Mi passa una maglia nera e dei pantaloncini da basket.
"Grazie" comincio a spogliarmi, non mi importa se è davanti a me, non sta sera. Il tempo di infilarmi la maglietta ed è già pronto.
Si stende sul lette e io mi metti accanto a lui.
Sto per chiudere gli occhi quando sento un braccio cingermi la vita.
Mi avvicinò ancora di più a lui e aspetto di addormentarmi tra le sua braccia.

"Proteggimi" C.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora