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Spiegone iniziale:

La battuta che fa Wade sul vento è una cosa che dei tipi di ragno fanno, si chiama ballooning.Pool-o-Vision: Praticamente Wade non è stato guarito dal cancro quando è diventato Deadpool, è rimasto, solo che il suo fattore produce di continuo cellule che lo contrastano. Questo però non toglie che il cancro al cervello gli dia allucinazioni, che lui in seguito ha rinominato "Pool-o-Vision"


Promises.


Peter non poteva crederci. No, era diverso, non voleva crederci. Il corpo di Wade, del suo Wade, ancora stretto al suo, stava velocemente perdendo il suo calore, mentre il sangue continuava a uscire incessantemente dalle ferite.
Perché?
Una ventina di minuti prima Wade era inginocchiato davanti a lui, una scatoletta contenente un anello di fidanzamento stretta in mano, aspettando il "sì" del più giovane alla sua domanda - che non era tardato ad arrivare, seguito da innumerevoli baci e carezze - e ora si trovava tra le sue braccia, tutto a causa di alcuni attentatori che si erano messi a sparare alla cieca.
«Wade, resta sveglio ok? L'ambulanza sta arrivando, ne sono certo...»
Lo stava scuotendo, nel vano tentativo di tenerlo sveglio, mentre la sua voce era rotta dai singhiozzi.
Perché quello stupido aveva dovuto usare il suo corpo come scudo?
«Ehi, non piangere, altrimenti poi piango anch'io, lo sai.» sussurrò il maggiore, riaprendo poco gli occhi.
«Wade, ti prego non lasciarmi. Ti amo.» singhiozzò Peter, stringendo più a sé il corpo del suo fidanzato.
Il sorriso appena accennato del biondo si allargò al sentire quelle parole.
«Giuro, ti ritroverò in un'altra vita e sparerò dallo stereo Careless Whisper sotto la tua finestra. Wham!» finì la frase tossendo, mentre le palpebre si facevano sempre più pesanti e la Morte gli tendeva la mano sorridente.
Un flebile "ti amo" fu l'ultima cosa che disse, prima di afferrare la mano pallida e ossuta, lasciandosi trascinare ovunque quella figura, da lui sempre amata, l'avrebbe voluto condurre.



{Sono commosso.}
[Non sarebbe stato più logico proteggervi entrambi con il tavolo?]
«Oh certo che voi due sapete proprio come rovinare il momento, la nostra è stata una storia d'amore migliore di quella di Twilight» sbuffò il mercenario, alzandosi la maschera per addentare un tacos appena comprato.
[Qualsiasi storia d'amore è migliore di quella di Twilight.]
«Vero, ma la nostra era la migliore di tutte.» annuì convinto l'uomo, finendo in pochi morsi il suo spuntino per poi risistemarsi sul volto la maschera che nascondeva la pelle ricoperta di cicatrici.
Tra tutti gli universi esistenti in cui sarebbe potuto finire era dovuto capitare proprio in quello in cui era un mostro ripugnante dal grilletto facile, davvero fantastico. Peter si sarebbe di certo innamorato di lui così, perché andiamo, chi non sogna di avere un ragazzo antieroe immortale con una fastidiosa parlantina e l'aspetto di un film horror di serie z?
{Avverto una punta di sarcasmo in tutto ciò.}
«Avverti bene.» ringhiò Wade, sedendosi sul bordo del tetto di un palazzo su cui era da poco salito.
Ovviamente non che avesse qualche idea di dove si trovasse la sua anima gemella, o che sapesse il suo cognome, e l'ammontare di persone con quel nome al mondo era piuttosto elevata. In più, come se non bastasse, di recente stava provando una leggera "infatuazione" per l'amorevole- ehm, amichevole Spiderman di quartiere.
Era abbastanza sicuro di non aver rotto le palle a così tante divinità perché la sua vita facesse più schifo di un bagno chimico.
«Deadpool.»
Il mercenario si voltò, riconoscendo immediatamente la voce del supereroe.
«Spidey!»
[Quando parli del diavolo...]
{Angelo, vorrai dire.}
[Leggera infatuazione?]
«No comment. Come dicevo: Spidey! Qual buon vento ti porta qui?»
«Se era una battuta, era pessima. - risposte il Ragno con una voce dura e sprezzante che quasi non gli apparteneva. - Che stai facendo nella mia città, Deadpool? Sei qui da diverse settimane, spero tu non stia lavorando per qualche riccone pazzoide assetato di sangue.»
Wade si portò una mano al petto, e, nel modo più teatrale possibile, gli chiese se davvero lo ritenesse capace di una cosa simile.
«Sì.»
Ouch.
«Beh, mi dispiace deluderti Baby-Spidey, ma sono qui alla ricerca del mio amore perduto. Sai, roba sulla reincarnazione: devo trovare la mia dolce metà è sparare dallo stereo Careless Whisper come promesso.» iniziò con la sua parlantina il più grande, dimenticandosi totalmente del nesso logico tra le frasi che seguirono, perso in chissà quale discussione con le voci nella sua testa, non accorgendosi nemmeno della mancanza del suo ragnetto preferito, troppo stanco anche solo per provare a comprendere i ragionamenti dell'altro.

Dopo essere letteralmente fuggito da Deadpool e essersi cambiato in vestiti civili, Peter aveva sentito il forte bisogno di fare scorta di antidolorifici e di aspirine. Era profondamente grato alle farmacie aperte fino a tarda notte, anche perché altrimenti l'unico modo per reperire simili farmaci sarebbe risultato pericolosamente illegale e di dubbia sicurezza, soprattutto considerato l'orario - la lancetta delle ore era pericolosamente vicina al due ormai.
Durante il tragitto verso il suo beneamato letto, dopo aver comprato il necessario, il ragazzo si soffermò a pensare alle parole dette dall'antieroe poco prima, trovandole stranamente familiari, ma subito scosse la testa, dicendosi che era impossibile. Molto probabilmente era la presenza dell'uomo a destabilizzarlo, la sua insistente, rumorosa, rassicurante... Peter si bloccò di colpo, prendendosi mentalmente a schiaffi per ciò che aveva pensato - Deadpool era rassicurante come lo era un ordigno inesploso - per non parlare di tutti i riferimenti e le frecciatine sci-fi che Peter adorava sentirgli dire...
Ok, sono davvero esausto si disse più per autoconvincersi che altro, cercando di riportare la sua attenzione sul letto che lo stava aspettando.
Era riuscito ad accettare la sua bisessualità senza problemi, non trovandoci nulla di male, ma non poteva sopportare l'idea di provare qualcosa per l'uomo che passava a infastidito durante le sue ronde, e non per il suo aspetto - non che lo avesse mai visto direttamente in volto, ma la pelle rimasta esposta quando sollevava la maschera non lo aveva mai disgustato - quanto più per le tendenze omicide dell'uomo, oltre alla sua fama di mercenario chiacchierone che arrivava fino all'altra parte del mondo.
{Qualsiasi cosa il ragazzo abbia sentito o letto sulla nostra permanenza in Giappone possiamo assicurare sia falso.}
[Ti riferisci alla strage in quel tempio buddista e al rapimento della figlia del senatore?]
{Quelli erano morti prima che arrivassimo, e la ragazza era consenziente.}
[Oh certo, per questo ci ha sparato un intero caricatore nel petto.]
{Poverina, non avrebbe sopportato una relazione a distanza.}
[... Torniamo alla storia, che è meglio.]
Certo, Deadpool aveva più volte dimostrato di voler cambiare, ma il lupo perde il pelo ma non il vizio, e la parola di un mercenario non poteva di certo essere ritenuta affidabile. D'altra parte...
Peter sospirò, cercando di scrollarsi quei pensieri di dosso, quando il dolore alla spalla - che poche ore prima aveva attutito il suo schianto contro un palazzo -, ricominciò a farsi sentire, provocandogli una fitta che gli fece perdere la presa della busta coi medicinali, che si rovesciarono a terra. Si chinò maledicendosi mentalmente, e si rialzò, ricominciando a camminare a passo svelto verso il suo appartamento, quando il suono che indicava l'arrivo di un messaggio lo distrasse, facendolo andare a sbattere contro la schiena di qualcuno.
Perfetto, ci mancava solo che il mio senso di ragno smettesse di funzionare in una situazione simile.
«Mi scusi, è stata tutta colpa mia, io...» le parole gli morirono in gola. L'uomo si era voltato e aveva puntato i suoi occhi su di lui, eoddio, sono bellissimi fu l'unica cosa che la mente del più piccolo riuscì a formulare. Erano di un azzurro quasi trasparente, come fossero fatti d'acqua, e Peter ne rimase così ipnotizzato che non notò il cambio di espressione dell'uomo finché non si sentì abbracciato in una stretta.
«Finalmente ti ho trovato.» sussurrò l'uomo vicino al suo orecchio, provocandogli diversi brividi lungo la schiena.
«Scusi ma... Ci conosciamo?»
Il più grande allentò la presa, allontanandosi dal corpo del ragazzo, che per poco non maledì la sua lingua per aver parlato, interrompendo quel contatto.
«Non... Non mi riconosci?»
Peter scosse la testa, guardandolo come a chiedergli se dovesse. L'altro sospirò, passandosi una mano guantata sul volto, sgranando subito dopo gli occhi, realizzando qualcosa, abbassandosi di più il cappuccio in modo da coprire di più i suoi tratti.
«No, scusami, è ovvio che tu non mi abbia riconosciuto. - iniziò lui, abbassando lo sguardo e facendo per allontanarsi - Non era nulla di importante.»
Il più piccolo si morse il labbro, una fastidiosa sensazione gli diceva di insistere che gli opprimeva la gola.
«Aspetta! - si convinse, bloccando l'uomo - Dammi un indizio, ti prego...»
Un lampo di attraverso gli occhi chiari dell'altro, che dopo un momento di titubanza sospirò, annuendo alla sua richiesta.
«Ti dicono niente le parole "sparerò dallo stereo Careless Whisper sotto la tua finestra"?» tentò.
Gli occhi nocciola del più piccolo si dilatarono, mentre il nome del mercenario uscì dalle sue labbra prima che potesse mordersi la lingua, maledicendosi subito dopo.
«Cosa c'entra questo con... - un lampo di realizzazione attraversò gli occhi chiari dell'uomo, ricordandosi della discussione avuta poche ore prima con il supereroe. - Tu sei Spi-?!»
La mano del castano riuscì a bloccare miracolosamente la voce dell'uomo, evitando di fargli rivelare la sua identità segreta a tutti quelli che si trovavano a circa un isolato da loro.
[Sono sconvolto.]
{Tu sei sconvolto? Wade è sconvolto, non sta parlando!}
[Questo però spiega anche un po' di cose, tipo la nostra attrazione per Spidey.]
{Peccato che lui non ci riconosca. A proposito, perché non ci riconosce?}
[Probabilmente perché il suo cervello non è ridotto a una poltiglia di cellule cancerogene? O forse perché la nostra cara scrittrice continua ad avere le sue idee riguardo le reincarnation! AU?]
Il giovane supereroe si decise a togliere la mano ancora poggiata sulle labbra solo quando ebbe la certezza - più che "certezza", l'elevata probabilità - che il mercenario non avrebbe ricominciato a parlare rendendo l'intera popolazione partecipe della loro discussione. E fu così, più o meno. Wade non ci mise molto a sostituire il posto lasciato dal palmo del supereroe con le sue labbra, paralizzandolo completamente sul posto. L'unica cosa coerente che Peter riuscì a pensare, oltre al vortice di emozioni che gli era esploso dentro - confusione e stupore, principalmente - furono le labbra di Wade che, nonostante le cicatrici che le solcavano, erano dannatamente morbide a contatto con le sue. Il bacio finì prima che Peter potesse reagire in qualsiasi modo, lasciando il castano ancora più scombussolato di prima, mentre Wade indietreggiava di qualche passo con gli occhi bassi, mentre un sorriso rassegnato gli si disegnava sul volto.

Peter rientrò nel suo appartamento, non ben conscio di come avesse fatto ad arrivarci. L'ultima cosa che ricordava era stata il cenno di assenso che aveva rivolto al mercenario quando questi gli aveva proposto di raccontargli tutto, quando avesse avuto tempo. Il supereroe si trascinò fino al letto, e, dopo essersi cambiato i vestiti come un automa, si chiuse in quel guscio caldo, pensando cheno, questa notte non riuscirò a dormire.

«Chiunque tu stia aspettando da più di un'ora, dolcezza, ha fatto l'errore più grande della sua vita.»
Il minore alzò lo sguardo dal suo cellulare, che nonostante i continui aggiornamenti dell'app non mostrava ancora nessuna nuova notifica, per posarli sulla figura di un uomo sulla trentina, che lo stava guardando sorridente.
«Scusa?» chiese Peter, leggermente infastidito dall'intrusione del maggiore, che subito si scusò.
«Da quando ho chiuso - indicò mentre spiegava una palestra poco distante dal bar -, circa un'ora fa, ti ho visto seduto, impegnato a guardarti in torno alla ricerca di qualcuno, e se sei ancora qui, con lo sguardo ancora fisso su quello schermo... Quella persona ha fatto l'errore più grande della sua vita.» finì, sistemandosi di fronte a lui e wow. Solo,
wow.
L'uomo doveva avere più o meno una trentina d'anni, i capelli erano biondi e gli occhi erano di un azzurro quasi impossibile, il corpo era ben scolpito e a Peter improvvisamente non importava più del fatto che Mr. America si fosse seduto al suo tavolo senza neanche presentarsi. In realtà aveva fatto finta per più di mezz'ora di non sentire i sussurri delle persone sedute ai tavoli vicini compatirlo per essere stato piantato in asso, quindi, quando l'uomo aveva alzato il tono inventandosi che il suo comandante - "sai che bastardo sappia essere Fury, baby boy" - lo aveva trattenuto per intensificare il suo allenamento, gli fu immensamente grato.

«Wade Wilson.» sussurrò l'uomo non appena il cameriere se ne andò con le loro ordinazioni.
«Peter Parker.» rispose sorridendogli il più piccolo.

Wade gli stava tendendo la mano, invitandolo a salire sul ring.
«Coraggio Petey, voglio insegnarti.»
Mezz'ora dopo il maggiore si era ritrovato a terra, il corpo schiacciato dal peso del castano, gli occhi di entrambi che luccicavano mentre ridevano. Peter poi si era abbassato lentamente, suggellando le loro labbra in un bacio casto.
Il volto dell'ex marine si era aperto in un ghigno.
«Beh, ti ci sono voluti solo sette appuntamenti.»
«Oh, 'sta zitto e baciami.»

«Wade, respira. Zia May ti adorerà, ne sono sicuro.»
L'ex soldato non riusciva a staccare gli occhi dallo specchio, cercando di trovare il più piccolo difetto. Doveva essere tutto perfetto, doveva.
«E come fai a saperlo?»
Peter si era sovrapposto tra lui e il suo riflesso, prendendogli la testa tra le mani e lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra.
«Perché ti amo, ok? E sono sicura che lo farà anche lei una volta che ti avrà visto.»
Gli occhi azzurri dell'uomo avevano brillato, e un sorriso aveva fatto capolino sulle sue labbra.
«Mi ami?»
«Sì, ti amo.»
Un lungo bacio era stato seguito da altri più piccoli, interrotti solo per ripetersi a vicenda quel mantra di "ti amo", "ti amo anch'io".

«Wade, che cosa- oh mio Dio.»
Il suo ragazzo era in ginocchio di fronte a lui, una piccola scatoletta di velluto rosso contenente un anello in una mano e l'altra sul cuore.
«Sei stato la cosa più bella che mi sia capitata nella mia vita, e se sarò abbastanza fortunato, anche nelle altre. Sedermi di fronte a te quel giorno, cinque anni fa, è stata la cosa migliore potessi fare. E ora, qui, su quest'altro tavolo ti chiedo: vuoi tu, Peter Benjamin Parker, passare il resto della tua vita insieme a me, Wade Winston Wilson?»
Peter non aveva avuto bisogno neanche di pensarci, a quel sì, che già era uscito dalle sue labbra, seguito da molti altri, mentre baciava quello che da lì a poco tempo sarebbe diventato suo marito.
Poi un'esplosione, e degli spari, il caos, e il corpo di Wade che gli collassa addosso. Le urla, il suo nome chiamato a squarciagola, la sua promessa, e il suo ultimo ti amo.


Peter si era svegliato urlando, quel nome sulla punta della lingua, e il volto bagnato dalle lacrime. Si era messo seduto e aveva cercato di calmare il battito cardiaco, respirando profondamente, e, appena riuscitoci, aveva dato un'occhiata alla sveglia, che disegnava le sei e cinquantasette nell'oscurità. Il supereroe sospirò, alzandosi dal letto e dirigendosi in cucina.
Prima caffè, si disse, poi Deadpool.

Alla fine la ricerca del mercenario aveva dovuto aspettare, dato che J.J lo aveva chiamato poco dopo il suo caffè ordinandogli di andare a fotografare "la distruzione che quell'arrampica muri aveva causato" e di portargli il prima possibile le foto, così da poterle mettere nella prima stampa del suo giornale.
Il viaggio, nonostante tutto, aveva dato al supereroe tempo per pensare. Non sapeva assolutamente cosa avrebbe detto a Deadpool dopo averlo trovato, e iniziare con "ehi, ieri notte ho sognato di un tizio chiamato Wade che non so perché sono convinto sia tu" non gli sembrava la migliore delle idee, nonostante fosse l'unica venutagli. Consegnò le foto velocemente, ignorando il suo datore che urlava qualcosa riguardo ad avere quello scherzo di laboratorio in pugno questa volta, e uscì dal Daily Bugle.

Merda, merda, merda, merda!
{Sembra che la scrittrice si sia finalmente ricordata di darci voce.}
[Non saresti stato d'aiuto, la nostra señorita stava cercando di dare una trama alla storia.]
{Sai quante battute mi sono dovuto trattenere dal fare?}
[Sono stato io a trattenerti, quindi-]
«State zitti, voi due, sto cercando di pensare a cosa dire a Petey quando lo vedrò.»
{"Ehi, scusa per ieri notte ma sai, in un'altra vita eri la mia anima gemella e ti ho fatto la promessa di ritrovarti, e quando ce l'ho fatta non sono riuscito a trattenermi e ti ho baciato" suona così male?}
[Non se vuole spaventarlo a vita.]
Il mercenario sospirò, gettando un'occhiata all'altro lato della strada, dove il portone d'ingresso del palazzo di Peter era ben visibile. In sua difesa, quando aveva seguito il minore a distanza, lo aveva fatto solo per essere sicuro che fosse tornasse a casa sano e salvo, dato che dopo il loro bacio gli era sembrato un po' spaesato, e solo dopo che il castano era scomparso nell'edificio Wade si era reso conto di aver scoperto il suo indirizzo.
Perso nei suoi pensieri, il maggiore si congelò sul posto quando notò la figura minuta del ragazzo si stava dirigendo verso di lui.
[Siamo ancora in tempo per scappare?]
{Ditemi che non ci ha visto, vi prego.}
Wade, preso dal panico, fece per voltarsi, ma quando il suo nome uscì dalle labbra del minore, si bloccò sul posto, dando al supereroe abbastanza tempo per raggiungerlo.
«Baby boy! Che coincidenza incontrarti qui.» finse il maggiore, sorridendo attraverso la maschera.
«Wade, - ripeté il più piccolo, interrompendo la parlantina dell'altro - possiamo parlare?»
Deadpool sospirò, indicando con un cenno della testa un bar poco distante.
«Ti offro un caffè.»

«Ascolta, dolcezza, mi dispiace.» fu la prima cosa che disse Wade, interrompendo il silenzio creatosi tra di loro, per poi alzare la maschera fino al naso per prendere un sorso del suo caffè, mentre Peter continua a rigirarsi la tazza tra le mani, pensieroso. Non appena sentì questa frase, però, il minore portò la sua attenzione su Deadpool.
«Per cosa?»
«Devo averti proprio spaventato ieri, tra il mio aspetto e quello che ho fatto, no?»
La risata nervosa di Deadpool non aveva affatto contribuito ad allentare la tensione, e il fatto che Peter continuasse a guardarlo in quel modo non aiutava affatto.
«Oh. No, non è di questo che volevo parlarti. - spiegò il castano, lo sguardo perso in quell'intricato disegno di cicatrici sulla pelle esposta dell'uomo. - Ok, ti sembrerà stupido. Io mi sto sentendo stupido a dirtelo! Allora, ehm... Ieri notte- dopo che sono tornato nel mio appartamento, io...»
«Ehi, va tutto bene. A parole tue, Petey-pie.» lo tranquillizzo il più grande, sorridendogli. Peter osservò la pelle muoversi, creando un nuovo intreccio, e pensò alla sensazione che aveva provato quando le loro labbra si erano sfiorate.
Scosse la testa, dissolvendo quella nuvola di pensieri, e prese un bel respiro.
«I-Io... ti ho sognato. - Ci fu una pausa. - O per lo meno credo fossi tu. In realtà non lo so, so solo che c'era questo Wade e, ed era tutto bellissimo e non so perché penso che sia tu ma sento che sei tu e-»
Qualsiasi altro farneticamento del supereroe venne messo a tacere dalle labbra di Wade, poggiatesi delicatamente sulle sue.
{Ti sembra normale che usiamo sempre questo metodo per zittirlo? Siamo sicuri che la ragazza ci stia tenendo IC?}
[Sul serio ti stai lamentando? Hai visto il rating di questa storia?]
{... Hai ragione, siamo perfettamente IC, soprattutto visto che ci stiamo relazionando a Petey. Nulla da ridire, passo e chiudo.}
Le labbra del mercenario restarono immobili su quelle di Peter, finché quest'ultimo, ripresosi dallo shock iniziale, decise di ricambiare il bacio, spingendosi più contro di esse e muovendo dolcemente le proprie. Il loro fu più uno sfiorarsi e carezzarsi di labbra, da cui entrambi si separarono lentamente, rimpiangendo subito il calore abbandonato.
«Io...» sussurrò Wade, spaventato dalla possibile reazione del ragazzo.
«Perché non andiamo dove non ci sono occhi indiscreti?» rispose lui, indicando con gli occhi una coppia guardarli disgustati. Wade annuì e si alzò, dicendogli di aspettarlo fuori mentre lui andava a pagare, ignorando le sue scatole urlare.

Peter riuscì a malapena ad aprire la porta del suo appartamento, prima di ritrovarsi all'interno di esso, schiacciato tra la porta e il corpo di Wade. Si baciarono ancora, ma questa volta in modo più passionale, più intimo, il più giovane allacciò le braccia dietro al collo dell'altro emettendo un gemito carico di eccitazione non appena la mano di Wade si poggiò alla base della sua schiena, spingendolo più vicino al suo corpo.
«In fondo a destra.» fu l'unica cosa che Peter riuscì a dire tra un bacio e l'altro, lasciandosi guidare da Wade verso la sua camera da letto, togliendosi - o per meglio dire strappandosi - i vestiti a vicenda, abbandonandoli un po' ovunque nel tragitto. Si separarono per prendere fiato solo dopo aver varcato la soglia della stanza, e il più giovane si prese il tempo di osservare il corpo dell'uomo, ora coperto solo da dei buffissimi boxer con gli unicorni e dalla maschera da mercenario, alzata fin sopra il naso. Più volte si era chiesto cosa quella tuta nascondesse, di cosa il mercenario fosse così insicuro, e ora che aveva davanti agli occhi la risposta... Non riusciva a non trovarlo bellissima. Non che la pelle non fosse ricoperta di cicatrici, ma sul suo corpo scolpito non sembrava disgustosa come gliel'aveva sempre sentita definire, al contrario, quasi gli donava. Era paragonabile ad un intricato disegno di un quadro rarissimo agli occhi del più giovane, che, affascinato, ne ammirava ogni centimetro. Peter portò le mani dietro la nuca del maggiore, facendo per tirargli via la maschera, quando le mani di Wade lo bloccarono.
«Non sono la stessa persona di cui hai sognato.»
«Questo lascia che sia io a deciderlo.»
Dopo qualche secondo, la presa del mercenario si allentò, e Peter sfilò la stoffa ruvida, lasciandola cadere a terra. Gli occhi di Wade restarono bassi, in attesa di una qualsiasi reazione negativa, finché non avvertì le mani del minore posizionarsi sulle sue guance, accarezzandone le cicatrici, e Wade alzò titubante lo sguardo, incontrando quello di Peter.
«Gli occhi sono gli stessi.» sussurrò sorridendogli il castano, prima di baciarlo.
{Credo che mi sia appena venuto il diabete.}
[Possibile che tu debba sempre rovinare i momenti migliori?]
{La ragazza si sta vergognando da morire, è la prima volta che scrive questo genere di scene in fondo. Io la sto solo aiutando a rilassarsi.}
Il mercenario non poté fare a meno di sorridere, contraccambiando il bacio e passando la lingua sul labbro inferiore del più piccolo, in una muta richiesta che venne subito accettata dal castano, che allacciò le braccia dietro la nuca del più grande, alzandosi in punta di piedi, mentre Deadpool indietreggiava verso il letto, sedendovisi sopra e trascinando con sé Peter, che iniziò a strofinarsi col bacino su quello dell'altro, facendoli gemere entrambi per la frizione. I due si separarono per prendere fiato e le labbra di Wade scesero fino alla clavicola dell'altro, iniziando a lasciare baci tornando indietro, fermandosi solo una volta che ebbe raggiunto di nuovo le labbra di Peter.
«Ne sei sicuro?» chiese, ancora insicuro. Nessuno dei suoi precedenti partner era riuscito a restare dopo aver visto la sua faccia - a parte Copycat, ma il loro rapporto non era mai stato esattamente salutare - e temeva che anche con Peter sarebbe stato lo stesso. Non importava che fossero stati innamorati in un'altra vita, il corpo del mercenario era irrimediabilmente deturpato dalle cicatrici ora, e questo non sarebbe cambiato, infondo non si trovavano nell'ottavo numero del loro fumetto.
[Ha appena...?]
{Sì. E voglio aggiungere che la scrittrice ha sclerato quando ha letto il numero.}
Peter lo guardò intensamente, per poi spingerlo all'indietro, facendolo ricadere sul materasso e mettendosi a cavalcioni sopra di lui ricominciando a baciarlo, spostandosi sempre più in basso, finché non si trovò di fronte all'elastico dei boxer del maggiore.
«Non devi per forza farlo, Baby-boy.»
Peter rialzò lo sguardo verso di lui, perdendosi per qualche secondo in quegli occhi cristallini, prima di sussurrare "lo so" e tirare giù l'ultimo indumento di stoffa del maggiore, liberando il principio di erezione contenutavi. Wade non ebbe il tempo di controbattere che le labbra del supereroe si posarono sulla punta, depositandoci un bacio, prima di percorrere l'intera lunghezza con la lingua, facendo gemere sonoramente il maggiore. Una volta fatto il percorso inverso, le labbra del castano si schiusero, inglobando buona parte della lunghezza, e cazzo fu l'unica cosa di senso compiuto che riuscì a elaborare la mente di Wade.
{Concordo perfettamente.}
[Come fa ad essere un talento naturale in questo? È possibile che sia un talento naturale?]
{Shh, goditi lo spettacolo.}
Peter, dopo essere risalito, cercò di spingere l'erezione ancora più in fondo, riuscendo a non strozzarsi, aumentando i movimenti una volta che si fu abituato all'intrusione, portando una mano a stuzzicare i testicoli dell'uomo nel frattempo. Dalle labbra di Wade non uscirono che gemiti e imprecazioni, trovando appena la lucidità necessaria per portare una mano tra i capelli del più giovane, passando delicatamente le dita tra essi, finché non avverti l'orgasmo farsi vicino.
«Baby-boy, sto per...» gemette, stringendo nel suo pugno ciocche di capelli. Peter si staccò dall'erezione dell'uomo, impedendogli di arrivare al climax, risalendo per baciarlo dolcemente.
«Adesso potresti smetterla di commiserarti, per favore?» disse sorridendo, prima di baciarlo di nuovo. Una scarica di adrenalina e eccitazione attraversò il corpo dell'uomo, che ribaltò le posizioni, scendendo a baciare e mordere la pelle diafana del collo, fino a lasciare un marchio, per poi scendere più in basso, fino ad arrivare ai capezzoli del più giovane, stuzzicandone uno con la mano e l'altro coi denti, mentre la mano libera scese a massaggiare il rigonfiamento contenuto nei boxer, facendo contorcere e gemere il corpo sotto di lui.
«W-Wade... - gemette Peter, accarezzandogli una guancia per far in modo che portasse la sua attenzione su di lui. - Primo cassetto, in fondo a sinistra.» spiegò, sentendosi subito avvampare. Aspettò che l'uomo sopra di lui prendesse lubrificante e preservativi con lo sguardo basso, troppo imbarazzato per guardarlo negli occhi, e Wade fraintese.
«Ehi dolcezza, guarda che se non ne sei sicuro io...»
Peter stroncò sul nascere qualsiasi altra parola baciandolo e mordendogli le labbra, allacciandogli le gambe alla sua vita e facendo sfregare la sua erezione contenuta nei boxer con quella libera dell'altro, gemendo entrambi per quella frizione così piacevole.
[Siamo morti. E questo è il paradiso.]
{Credo di star sentendo gli angeli cantare.}
[No, credo che quello sia solo il nostro cancro.]
{Pool-o-Vision, por favor.}
Wade aprì il lubrificante - la confezione era ancora sigillata, notò con piacere - e se ne impregnò una mano, riscaldandolo leggermente con essa, prima di andare a sfiorare con l'indice l'apertura del castano. Lo guardò ancora una volta, in una tacita domanda che ricevette risposta con un cenno da parte di Peter, dandogli la fiducia necessaria per chinarsi a baciarlo, distraendolo mentre si faceva strada in quell'anello di muscoli col primo dito. Il minore cercò di rilassarsi il più possibile per fare in modo che il dolore sparisse, e le attenzioni che gli stava rivolgendo il mercenario - che nel frattempo stava impiegando l'altra mano per stimolare la sua erezione - si rivelarono molto d'aiuto. Quando poi, Wade premette il punto giusto, il dolore venne completamente sommerso dalla fitta di piacere che gli aveva procurato, lasciandolo boccheggiante. Ben presto al primo dito se ne aggiunse un altro, poi un altro ancora, fin quando Peter non si trovò a implorargli di smetterla, le parole interrotte da singhiozzi di piacere.
«Che succede, Peter-pie?» gli chiese, spingendo ancora una volta le dita sulla prostata, facendo gridare e contorcere il più piccolo.
«W-Wade, basta... Sono, sono pronto.» gemette, sempre più scosso dai singhiozzi, riuscendo a malapena a stringere la presa sul polso di Wade, che lo guardava sorridente.
«Mi vuoi?» domandò, fermandosi completamente e sfilando le dita, facendo gemere ancora più forte il castano, che riuscì solo ad annuire, gli occhi velati di lacrime e la schiena inarcata. Wade sorrise di nuovo, soddisfatto, strappando coi denti il quadratino di plastica che conteneva il preservativo e infilandoselo, prima di iniziare a spingersi nell'antro caldo e stretto di Peter, distraendolo con dei baci. Non appena fu del tutto dentro, Wade dovette usare tutta la sua forza di volontà per non iniziare a spingere, dando il tempo al corpo esile sotto il suo di abituarsi alla sua presenza. Rimasero fermi per un po', finché Peter non strinse la presa sui fianchi coperti di cicatrici del maggiore, incitandolo a muoversi. Le spinte, dapprima lente e regolari, si fecero sempre più veloci e decise, fin quando, ritrovato quel punto di piacere, esse si concentrano solo lì, facendo impazzire entrambi. Vennero insieme, ognuno gridando il nome dell'altro, prima di ricadere stremati tra i cuscini, abbandonandosi alle braccia di Morfeo.

Quando Peter si svegliò, la prima cosa che fece fu allungare una mano verso la parte opposta del letto, gli occhi ancora chiusi, trovandola vuota e soprattutto fredda. Aprì di scatto gli occhi e si mise a sedere, ignorando la stilettata di dolore alla base della schiena, chiamando il nome di Wade, e, quando non ricevette risposta, fece per alzarsi, quando la porta della sua stanza si aprì e l'uomo fece il suo ingresso, sorridendogli non appena i loro occhi si incrociarono.
«Buongiorno raggio di sole. - gli disse, prima di baciarlo a fior di labbra, sedendosi vicino a lui sul bordo del letto. - Ho preparato i miei famosi pancakes, ma prima...»
Immediatamente la stanza si riempì delle dolci note di una canzone, su cui Wade iniziò a cantare sopra. Peter sgranò gli occhi, prima di mettersi a ridere, perché dopo tutto quello che è successo, davvero? pensò, guardandolo intonare alla perfezione tutte le parole di Careless Whisper.
«Te l'avevo promesso, non è vero Baby-boy?» rise, prima di baciarlo di nuovo, la voce di George Michael in sottofondo.







Angolo deliri.

FINE.
ODDIO.
NON CI CREDO CHE CE L'HO FATTA.
DIECI FOTTUTISSIME PAGINE DI WORD.
4942 PAROLE.
D: TU!
I: io?
D: Tu, meravigliosa creatura di celestiale- di cupa bellezza, cosa potrò mai fare per ricompensarti di questa opera miracolosa?
I: smetterla di rompermi le scatole riguardo a Goner?
[Non succederà.]
{Te lo prometterà e rispetterà la promessa per tipo tre giorni.}
I: sapete cosa? Non mi interessa. Sono talmente stanca che appena corretto pubblico e vado a dormire.
Spero solo che la gente recensisca, perché dopo quasi cinque mesi passati a perfezionarla me le merito tante recensioni.


P.S. Facebook = Icchan Grimmjowswife
Inoltre potete lasciare dei prompt nei messaggi privati o nei commenti o su Facebook o ovunque, sia Spideypool che Destiel. Possibilmente AU. Se mi fanno scattare la scintilla sarò ben felice di scriverli per voi e di dedicarveli.
Baci e alla prossima, la vostra myselfforchoice.

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