Emma non sapeva dove fosse, ma era stesa per terra con attorno un sacco di gente che urlava. Non sapeva chi fossero. Potevano essere i suoi amici? Non se lo ricordava. Aveva male alla testa e alla schiena e non riusciva più ad alzarsi da terra.
"Chiamate qualcuno" disse una ragazza con una voce preoccupata.
"Si ora chiamo un'ambulanza" disse poi un ragazzo anch'esso preoccupato.
Ma perché un'ambulanza? Poco tempo dopo arrivò l'ambulanza.
"È là" disse la stessa ragazza di prima. Gli infermieri la misero sulla barella e la portarono in ospedale.
Quando si risvegliò, il ragazzo e la ragazza che hanno parlato prima erano lì con lei. Era in una stanza tutta bianca e ad un tratto entra un ragazzo.
"Hei piccola. Finalmente ti sei svegliata" disse il ragazzo. Era il ragazzo di prima. Sembrava preoccupato ma disse quelle parola con tanta dolcezza. Emma aveva gli occhi socchiusi e lo vide avvicinarsi al suo letto e si sedette accanto a lei e le prese la mano.
"Scusami piccola, non dovevo lasciarti sola. Mi dispiace molto, ma vedrai che ti starò sempre vicino"
"C-Cosa mi è successo? Perché sono qui?"disse Emma aprendo definitivamente gli occhi sorprendendo il ragazzo.
"Come ti senti?" disse il biondino ignorando le domande di Emma
"Chi sei tu?" ripeté Emma al ragazzo seduto vicino a lei. "P-perché sono qui? Perché mi fa male la testa?" continuò poi senza aspettare delle risposte. Cercò poi di mettersi a sedere ma il tentativo fu vano. Le faceva male la schiena e le gambe non le sentiva più.
"Sei caduta e hai battuto la testa per terra. È stata colpa mia. Piccola perdonami." rispose finalmente lui
"Perché mi chiami PICCOLA? Chi sei tu?" disse Emma alquanto alterata.
"Perché tu sei la mia fidanzata" disse il biondo prima di incastrare i suoi occhi color ghiaccio a quelli altrettanto azzurri della ragazza. Emma rimase scioccata da quella confessione, ma stava per dire qualcosa quando un'infermiera sulla cinquantina che ordinò al ragazzo di dover andare via siccome l'orario di visita era finito.
Il biondino, di cui Emma non sapeva ancora il nome, si alzò dal letto accennando con il capo verso l'infermiera. Si voltò poi verso la sua ragazza e le disse che sarebbe tornato presto. Se ne stava per andare quando Emma urlò
"Aspetta! Non mi hai ancora detto come ti chiami""Io sono Ricardo" disse prima di chiudere la porta alle sue spalle.
Come poteva non ricordarsi di lui? Insomma, un ragazzo così perfetto non lo dimentichi facilmente. E poi, come poteva essere colpa sua se lei era in ospedale? Non riusciva a capire. Quando lo guardava sentiva che provava ancora un sentimento forte per lui ma non era amore, forse era rabbia. Forse una parte dentro di lei ricordava cosa le aveva fatto. Ma nulla di chiaro. Le ultime cose che si ricordava erano quelle accadute dopo che l'avevano portata in ospedale 3 giorni prima, così aveva sentito.
I pensieri le invasero la testa,le palpebre si fecero pesanti e non ci volle molto per farla cadere in un sonno profondo.
*il giorno dopo*
Riccardo tornò veramente da emma il giorno seguente. Cosa che frve riflettere emma: e se non fosse stato così male prima. Nel senso, se non fosse stata colpa sua se lei era lì? Accontonò questi dubbi e ascoltò il suo ragazzo, o almeno credeva che lo fosse ancora, mentre le raccontava com'era prima dell'incidente."Eri molto solare e avevi voglia di fare festa. Quella sera eri uscita da sola e di questo me ne pento." comincia a raccontare Ricardo.
"Perché ero da sola?" lo interruppe Emma.
"Avevamo litigato"
"an... Ma noi come ci siamo conosciuti?" Il ragazzo sorrise e cominciò a raccontare.
"Eravamo piccoli e ci siamo salutati come se ci conoscessimo già. Eri molto simpatica sai?! Siamo restati amici per dieci anni. Avevi cinque anni e io sette" disse sempre con il sorriso, quasi ricordando quel momento.
"Perché abbiamo litigato?" lo interruppe nuovamente
"Un'altra ragazza" abbassando lo sguardo
"Da quanto stiamo insieme?"
"Tre anni" dice prima di essere "cacciato" dal dottore che doveva visitare Emma.
"Dottore aspetti un'attimo. Devo chiedere ancora una cosa." disse con gentilezza emma al dottore
"Va bene signorina"
"grazie" disse e il dottore richiuse la porta alle sue spalle dopoe essere uscito
"Ricardo"
"Si?"
"Ma noi come ci siamo messi insieme? E raccontami tutto per favore..." Emma sentiva che c'era qualcosa che Riccardo non le stava raccontando
" Ti scrivo una lettera e te la mando domani" rispose tranquillo lui
"ma domani allora non vieni?" domandò con dubbio Emma
"No mi dispiace. Ho un esame importante"
"Va bene. Ciao..."
"A domani piccola"
*spazio autrice*
Dopo anni questa storia ritorna. Sono molto contenta di averla ritrovata e quindi ora sto cercando di revisionarla e niente, spero vi piaccia!Bacioni!
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PENSAVO FOSSE LUI
Storie d'amoreEmma dopo un grave incidente si sveglia in ospedale non ricordando più nulla degli ultimi 2 anni della sua vita (se non di più). Riccardo cerca di farle ricordare tutto anche se non vuole che scopra quello che è successo tra lui e la migliore amica...