capitolo 2.

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Chiudo le palpebre stanche e le riapro poco dopo guardandomi fissa nello specchio, ho gli occhi lucidi e le guance rosse.
Mi dirigo verso il muro, ci appoggio sopra la schiena e mi lascio scivolare verso il basso.
Metto la faccia tra le mani e piango.

Perché sto piangendo?
Non ne ho idea, ma ora sto bene così, qua su questo pavimento gelido, la vista annebbiata e il cavolo di odore di cesso che invade le mie narici.
Vorrei tornare in classe e urlargli contro che mi abbandonato quando più ne avevo bisogno
Che i problemi sono tornati e insieme ad essi il vuoto che ho dentro da due anni.
Vorrei tanto dirgli queste cose ma non posso, perché so che in fondo non è a causa sua e lo farebbero sentire solo in colpa.
Perciò resto qua, che forse è molto meglio dato che al mio ritorno avrò solo il quarto grado di Lindsay e Briget da subire..

Quanto vorrei che Miley fosse qui..
Riesce sempre a capirmi. La conosco dall'asilo e fa parte della mia vita come nessun'altro.
È una specie di sorella che non ho mai avuto, è la mia migliore amica.
E ho solo bisogno di un suo abbraccio e della sua voce che mi consoli come lei sai fare, apprezzo tanto il supporto che mi danno Brig e Lind, e di questo gliene sono grata, ma Miley è Miley.
Non la vedo da 4 lunghi mesi, ho bisogno di lei.
Al solo pensiero della distanza che ci separa le lacrime cominciano a farsi spazio sul mio viso.
Non ce la faccio più, il ritorno di Lucas mi ha sconvolto quasi quanto la sua partenza e non so se riuscirò ad affrontarlo..
Sono così dannatamente, fottutamente sola.
Sola con me stessa, il che non è per niente un bene.

Direi che la mia permanenza in bagno è bastata, è meglio tornare in classe.
Mi sciacquo il viso dal mascara colato, ma non basta dato che con questi occhi rossi e gonfi sembro un mostro, raccatto quel poco coraggio che ho ed esco dai servizi.
Inventerò qualche scusa nel caso la prof rompa, anche se sarà difficile dato che è una donna molto comprensiva

Mi trovo esattamente davanti alla porta rosso spento dalla mia classe, prendo un lungo respiro e abbasso la maniglia con molta lentezza
Come non detto.
La faccia della '"donna comprensiva" a quanto pare è tutt'altro che comprensiva!!
Mi guarda con aria abbastanza arrabbiata e poi aggiunge
"Signorina Scott è passata mezz'ora da quando è uscita per andare al bagno, si può sapere che cavolo ha fatto per tutto questo tempo là dentro?"
La mia mente sta cercando di elaborare una scusa alquanto credibile finché non trovo quella perfetta
"Emh..avevo chiuso la porta della toilet e mi è venuto un improvviso attacco di panico e non so spiegare bene perché, ho cercato di calmarmi, ma da sola è stata più dura del previsto" abbozzai un mezzo sorriso per rivolgermi le mie scuse e tornarmene in quel maledetto banco quando aggiunse
"Oh, non sapevo avesse questi attacchi di panico" ma proprio adesso doveva diventare la "donna comprensiva"? Non poteva starsene zitta?
"Vuole che chiami un suo pare-"
"No." Risposi secca io, non ho nessun parente da queste parti oltre che mio fratello, ma chiamarlo per una bugia non mi sembra il caso, conoscendolo, poi, farebbe solo la ramanzina da genitore e non ne ho voglia
"Non chiami nessuno perché non c'è nessuno da chiamare" la guardai con aria fredda e me ne tornai al mio posto tenendo lo sguardo basso. Questo aveva solo confermato la mia solitudine e sentivo gli occhi pizzicare
"Come vuole lei" alzai il viso in direzione della prof. E sorrisi debolmente e falsamente al posto di un 'grazie' pensando che finalmente si fosse rassegnata.

Non c'è nessuno da chiamare
Continuavo a ripetermi,
nessuno.

E ALLORA AMAMI           ...ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora