L'aria tiepida mi schiaffeggiava violentemente le guance.
La mattina nelle periferie di Sidney era quasi fresca ma piuttosto umida se si trattava di un giorno qualunque di fine aprile. Il quartiere di Riverstone già pullulava di autobus e veicoli in continuo andirivieni, e fu per questo motivo che preferii di gran lunga una pedalata veloce sulla mia bicicletta scassata sino alla scuola. Appena arrivai ai cancelli, slittai veloce e atterrai agile con i piedi per terra. Tirai fuori dal mio zaino un lucchetto con tanto di catena e andai di fretta a posteggiare la mia indispensabile due ruote.
"Ehi, già qui? Sei in anticipo." Domandò una voce squillante con un tono sorpreso.
"Oggi è andata così. Piuttosto, tu che ci fai già qui." Risposi marcando bene il tu. Sorrisi.
"Scusi capo, se avevo in mente di fare colazione insieme." Borbottò con un ghigno sul viso.
Mi girai e la ragazza più carina che avessi mai conosciuto fino a quell'ora mi guardò con i suoi innocenti occhi grigi in un'espressione di confusione misto a dolcezza.
"Emily, lo sai vero che ho già mangiato? Potevi avvertire prima." Dissi dispiaciuto.
All'improvviso la faccia della ragazza si rabbuiò e in fretta aggiunsi:
"Ma con te posso anche far colazione due volte. E tre, quattro, cinque..."
"Okay, okay allora vogliamo andare?" M'interruppe tendendomi la sua mano delicata.
Feci cenno di sì con la testa e con un sorrisone stampato in viso, ci dirigemmo verso il bar della scuola.
***
"Luke, davvero non capisco perché ti ostini a voler continuare a frequentare il corso di teatro, con tutto quello che hai da fare." Disse confusa Emily, fissando le mie mani appoggiate alla tazza fumante di caffè.
"Mia madre ci tiene, lo sai bene Lily." Spiegai girando gli occhi. Mia mamma era una tale fissata con le opere liriche con tanto di teatro e spettacoli. Ma purtroppo non aveva mai avuto il coraggio di buttarsi in mezzo a quelle vite frenetiche e così si costrinse a mettere quel sogno in un cassetto. Ma non per me. Mi obbligò contro la mia volontà a frequentare corsi di teatro e di canto anche se non mi opposi molto a lungo, visto che quel luccichio negli occhi quando mi guardava su un palco era diventato talmente lacerante che alla fine lasciai perdere e mi feci coinvolgere da quel mondo. Con grande sorpresa, ma forse non più di tanta, la mia carriera da attore andava non oltre il confine casa barra scuola e, alla fine non ero poi così tanto portato. Ma per il canto si. Cantare lo trovai rassicurante, così mia mamma insistette, una volta entrato alla scuola superiore, a farmi iscrivere al corso di teatro che tenevano gratuitamente nell'istituto. Non ho mai avuto il coraggio di dirle no.
"Accidenti, come sei sensibile Luke, dovresti iscriverti al corso dei Mammoni senza palle." Sogghignò maligna Lily.
"Come sei crudele e infinitamente ineducata Signorina Clifford. Non usi toni sgradevoli." La ripresi imitando la voce del Professor Wilson.
"Come sei così prevedibile." Borbottò facendo una linguaccia.
Ad un certo punto la porta del bar si aprì e una folata di vento autunnale si riversò nel locale. La porta venne chiusa così violentemente che non riuscii a non posare lo sguardo indignato su una figura maschile alta e trasandata.
Il ragazzo era uno del corso di arte contemporanea ma si vedeva di rado in giro; indossava l'uniforme scolastica di un verde scuro, liberamente macchiata di colori e malmessa, la camicia bianca fuori dai pantaloni anch'essi verdi con tanto di risvolto. Lo stemma della Norwest Christian College scucito.
"E' arrivato tuo fratello." Constatai facendo una smorfia. Quel tipo non mi è mai piaciuto.
"Chiamarlo fratello è un crimine... Parente, forse." Disse Lily.
Vidi che appresso aveva altri due ragazzi, uno dai tratti asiatici e l'altro, un biondiccio ramato con tanto di bandana e occhiali. Si avvicinò al nostro tavolo senza degnarci del minimo sguardo.
Che impertinente e maleducato.
Gli altri due si fermarono, forse in attesa e iniziarono a parlottare tra di loro.
Il ragazzo sicuramente dagli occhi cupi e scuri, aveva uno sguardo sempre truce e pensai che l'unica emozione che potesse provare fosse la rabbia... E forse anche il disprezzo. Perché sì, posava lo sguardo su ogni persona comodamente seduta ai tavolini come se li esaminasse e pensasse: - Ah, questo lo odio. E pure quello. Oh, ma guarda te, anche questo qui.- con evidente segno di disprezzo.
Mi chiesi cosa gli fosse capitato per arrivare a comportarsi in quel modo.Ma niente di cui mi importava in realtà.
Appena mi risvegliai dai miei pensieri, notai con imbarazzo che Lily mi guardava piuttosto irritata.
"Che cavolo lo fissi? Vuoi cacciarti nei guai?" Mi domandò come se fossi un neonato con l'intento irrefrenabile di ingoiare un lego.
"Hai ragione, scusa." Blaterai e mi ricomposi, ritornando alla mia ormai tazza di caffè freddo.
Non resistetti e con la coda dell'occhio, notai che si stava avvicinando al nostro tavolo e cominciai a dondolare nervoso sulla sedia. Quando finalmente ci superò, non potei fare a meno di sentire un odore forte, probabilmente dopobarba che mi punzecchiò le narici.
"Okay, andiamo. Sei proprio impossibile, Luke." Sussurrò la ragazza dagli occhi grigi, con il tono evidentemente spazientito.
Mi afferrò l'avambraccio e mi trascinò letteralmente fuori dal locale, lanciando tre banconote da un dollaro, sul tavolino.
"Ma cosa ti prende oggi? Vuoi davvero farti picchiare Lucas?" Mi urlò in faccia.
"No." Dissi e mi mancò la voce. "No. No, per niente." Riprovai più deciso.
"Ecco." Approvò Lily e mi stampò un grosso bacio sulla guancia.
"E' ora di andare adesso." Ordinò e mi prese per mano dolcemente.
Ripensai a quel ragazzo e a come non aveva nemmeno provato a guardare la sorellastra in faccia.
Come se gli facesse quasi schifo. Come se fosse stata solo spazzatura.
Ripensai e mi feci tante domande.
Perché?
Cosa gli aveva fatto per trattarla così? Non lo meritava, lei era buona e gentile. Talvolta rompiscatole, ma una persona fantastica.
Oppure, non era davvero la Emily che conoscevo?
Quali segreti nascondeva quel ragazzo?
Scrollai il capo.
- No,- mi ravviai i capelli biondi– A te non deve importare nulla.- pensai e mi inumidii le labbra.
Guardai distratto il profilo degli edifici illuminati dalla debole luce del mattino. Scrollai il capo e ragionai attentamente, riflettendo meglio: no, quel ragazzo non mi sarebbe mai piaciuto.POLYEDRIC'S COMMENT
Dunque, ho voluto revisionare la storia e riscrivere il primo capitolo, cosicché avesse un po' più senso con il proseguire del racconto! L'avevo precedentemente pubblicata, all'incirca due anni fa ma appunto non mi ha mai convinto e poi, a dirla tutta era successo che un pomeriggio tranquillo, mentre ero con una mia amica mi venne una grande ispirazione e scrissi, ma non sapevo all'ora che cosa ne sarebbe venuto fuori e tutto ciò che mi veniva in mente di geniale ce lo ficcavo dentro. Ma, per essere una storia realistica e con un nesso logico, ho dovuto revisionarla tutta, mantenendo comunque le stesse idee di prima ma migliorandole. Spero che il capitolo vi sia piaciuto (scusatemi per la pappardella) e ci rivediamo alla prossima puntata!
Tanto love <3
@polyedric
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Stupid Little Things
Fanfiction"Sopravvivere braccato come un animale in fuga, non sarebbe mai stato uno dei miei hobby preferiti." "Cosa ne avevo fatto della mia misera esistenza, per arrivare al punto di rischiare la mia vita?" Un action thriller dalle sfumature piccanti; vite...