Like An Heron

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"fermate quel ladro!" gridò la donna. Fu costretta a fermarsi dal rincorrermi perché troppo vecchia e grassa. Mi voltai verso di lei senza smettere di correre e non potei fare a meno di ridere. Tre uomini, armati di forcone, cominciarono a rincorrermi. Questo rendeva la cosa ancora più eccitante. Sentivo i miei stivali, ormai vecchi e logori, affondare nel fango delle strade della cittadina. Il cielo era cupo, pronto a riversare altra pioggia su di noi, come se non ci fosse bastata quella della scorsa notte e del giorno precedente. Comunque era questione di giorni prima che la primavera facesse il suo trionfale e definitivo ritorno. Guardai il pollo che avevo rubato e che adesso tenevo per le zampe. Avrei preparato una cena meravigliosa per me ed Eleanor. Stavo per svoltare l'angolo quando un cavallo mi si parò davanti. Per poco non caddi, imbrattandomi gli unici vestiti che avevo.

"dove credi di andare con quello, Bieber?" domandò la guardia.

"ehm, a casa per cucinarlo, Foster" risposi sorridendo. Gli uomini con i forconi, vedendo la guardia, si fermarono.

"che cosa devo fare con te?" domandò per poi sospirare.

"forse se il Re non avesse condannato i miei genitori a morte adesso non starei rubando" gli risposi con un po' di astio nella mia voce. Era successo almeno un anno fa, ma i ricordi della loro impiccagione, eseguita nella piazza davanti a tutti, erano ancora vividi nella mia mente. Condannati con l'accusa di tramare ai danni della cittadina assieme ad un gruppo di stregoni e di aver lanciato una maledizione sulla città. Tutte baggianate. Erano due persone molto semplici che si amavano moltissimo e che non avevano mai causato problemi a nessuno. Erano molto disponibili e gentili con tutti. Io ero riuscito a scamparla solo grazie ad Eleanor, la figlia del Re. Mi aveva detto che aveva cercato di convincere il padre che quella della maledizione fosse soltanto una storia, inventata dal popolo perché troppo ignorante e spaventato. Ma lui non cambiò idea. Così ero rimasto solo e non ero in grado di badare propriamente a me stesso, anche perché non avevo nemmeno più un soldo. Allora ero costretto a rubare. Ero stato arrestato diverse volte ma, vedendo che non c'era niente che potesse farmi smettere, le guardie avevano smesso di portarmi davanti al Re con l'accusa di furto.

"sparisci dalla mia vista" mi disse la guardia, lasciandomi passare. Sentii i borbottii degli uomini, ormai stanchi che la passassi sempre liscia.

"tornate ai vostri lavori" disse la guardia. Sorridendo soddisfatto, camminai verso casa. Era quasi ora di cena, così mi sbrigai. Una volta a casa tagliai la testa a quel povero pollo e, dopo averlo spennato, lo misi a cuocere sul fuoco. Uscii di casa e, dopo essermi accertato che nessuno mi avrebbe visto, sparii nella foresta. C'era un ruscello non molto lontano e lo usavo per lavarmi. Una volta arrivato mi inginocchiai accanto al ruscello. Immersi le mani nell'acqua e un brivido percorse la mia schiena. Era fredda, ma mi piaceva.

Mi stavo lavando il viso quando qualcosa di luminoso schizzò fuori dall'acqua. Balzai indietro, cadendo sull'erba. Sentii una piccola risata e capendo cosa fosse mi portai la mano sulla fronte, scuotendo leggermente la testa.

"quando smetterai di spaventarmi, Giselle?" domandai alla piccola fata che svolazzava davanti al mio naso.

"mi diverte troppo" mi disse, poi si spostò alla mia sinistra. Ci fu un grande bagliore e la piccola fata era sparita, trasformandosi in una meravigliosa creatura con una normale statura.

"la situazione sta peggiorando, Justin" mi disse sedendosi e l'unica cosa che potei fare fu sospirare.

"non posso farlo, Giselle" dissi per l'ennesima volta.

"ti prego, tu sei l'unico che può fermare ciò che sta succedendo" mi pregò.

"ho paura" le dissi.

"lo so, ma tu sei diverso. Hai Eleanor dalla tua parte, ti prego" mi disse. Io e i miei genitori non c'entravamo niente con maledizioni e incendi, ma per qualche motivo eravamo capaci di vedere queste magiche creature. Purtroppo nella foresta si aggirava un pericolo. Una bestia che era giunta qui e che aveva messo in serio pericolo l'equilibrio di questo mondo fantastico e, se non avessi fatto qualcosa, avrebbe corso dei rischi anche il popolo. Non l'avevo mai vista questa bestia, ma l'avevo sentita di notte, quando sbranava le sue vittime nella foresta.

Il sole era tramontato da tempo ormai, il pollo era sicuramente cotto, ma io e Giselle stavamo ancora discutendo. All'improvviso sentimmo un fruscio, seguito da un ringhio. Balzammo in piedi, guardandoci attorno, ma non riuscimmo a vedere niente.

"è qui" mormorò Giselle. Feci un passo indietro, terrorizzato, mentre lei in qualche modo fece materializzare una spada che mi porse.

"Giselle!" quasi gridai quando la vidi trasformarsi di nuovo in una piccola fata e sparì all'interno del ruscello. La bestia balzò in avanti, uscendo dalla boscaglia. Il mio respiro si bloccò in gola vedendola. Sembrava un grosso lupo, di colore nero, come l'oscurità che lo avvolgeva, e quasi faticavo a distinguerlo. I suoi occhi erano luminosi e guardavano dritti nei miei. Impugnai la spada e deglutii rumorosamente, sapendo che non potevo più andare da nessuna parte. La bestia balzò verso di me ma riuscii a spostarmi in tempo. Fui io poi ad attaccare, ma non ero pratico con la spada e la mancai. Tentai di nuovo, ma fallii miseramente un'altra volta. Quando la bestia balzò verso di me un'altra volta, indietreggiai, ma inciampai su di un sasso, cadendo a terra. La spada cadde poco distante da me, ma in quel momento mi bloccai a causa della paura quando l'enorme lupo mi sovrastò. I suoi denti scintillavano anche nel buio della notte e la sua lingua passava ripetutamente su di essi. Quando spalancò le fauci e si mosse per attaccarmi la gola, mi parai con le braccia. Quando sentii le sue zanne scavare nella pelle del mio avambraccio potei solo gridare. Afferrai il più velocemente possibile la spada e, guardando i suoi occhi, lo ferii a un fianco. Lasciò la presa sul mio braccio e indietreggiò. Mi alzai barcollando e impugnai di nuovo la spada. Si stava agitando a causa della profonda ferita e fu in quel momento che decisi di attaccare. Sentii la lama affondare nella sua carne, il suo sangue mi schizzò addosso e non riuscii a muovermi par qualche attimo. La bestia si accasciò a terra, esalando i suoi ultimi respiri. Mi guardò per un'ultima volta negli occhi prima che i suoi si chiudessero.

"Justin!" sentii qualcuno gridare. Voltandomi vidi Eleanor correre verso di me, reggendosi il vestito con una mano. Guardò terrorizzata la bestia, poi me.

"sei ferito" disse, vedendo il mio avambraccio. Improvvisamente sentii il mio intero corpo andare in fiamme, come se mi fosse venuta la febbre. La mia testa girò e caddi al suolo. Persi i sensi per qualche minuto e quando mi risvegliai accanto a Eleanor c'era anche Giselle.

"Justin, dovete assolutamente risalire il ruscello. La saliva dell'animale è un potente veleno, curabile solo con una pianta, chiamata Habenaria Radiata" disse Giselle. Alzai il busto, mettendomi seduto.

"tu la vedi?" chiesi ad Eleanor che si limitò ad annuire. Mi aiutò ad alzarmi e ci mettemmo in cammino, cominciando a risalire il ruscello. Più tempo passava, più la febbre saliva, più il rischio di morire aumentava. Ad un certo punto caddi a terra di nuovo, stremato.

"Justin, ti prego, devi aiutarmi. Non so di che fiore si tratti" mi disse Eleanor spaventata.

"è bianco" mormorai. Faticavo ormai a respirare, non c'era rimasto molto tempo. Giselle spuntò all'improvviso e aiutò Eleanor a cercare quel fiore. Ad un certo punto mi ritrovai circondato da altre fate che cominciarono a prendersi cura di me, ma persi i sensi di nuovo poco dopo.

Non sapevo precisamente quando, né come. Era come se qualcuno mi avesse afferrato e tirato fuori da quell'oscurità opprimente. Spalancai gli occhi e ansimai, come se non avessi respirato per molto tempo.

"Justin" Eleanor mi chiamò quasi piangendo. Alzai il busto e lei mi abbracciò. Ma quando si staccò e mi baciò fu veramente inaspettato. La figlia del Re che baciava me, un misero poveraccio.

"ti amo, Justin" mi disse dopo essersi staccata. Le risposi baciandola nuovamente. Le sue labbra erano meravigliose. Lei era meravigliosa. I suoi occhi verdi erano fissi nei miei e non riuscivo a smettere di guardare il suo bellissimo viso.

Tra i capelli castani aveva incastrato il fiore che sicuramente mi aveva salvato la vita. Era bianco e sembrava un airone.

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Parole: 1396
Afterthestorm93

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