Improvvisamente Thomas si sentì quasi felice di aver dato retta al suo amico, per tutto l'allenamento non riuscì a concentrarsi e sottolineò il libro di biologia totalmente a caso.
Solo ogni tanto alzava la testa per guardare Dylan con la fronte imperlata di sudore che tagliava il traguardo e chiedeva con la suo voce suadente e affannata il risultato a Ki Hong Lee.
Thomas si sentiva perso, disorientato, un palloncino in balia del vento e non gli succedeva ormai da anni.
Ma provò anche un'altra cosa: la paura. Paura di quel sentimento che gli bruciava lo stomaco, la cui fiamma lo avrebbe presto bruciato.
Era così che vedeva l'amore: come la più pericolosa delle cose, una bomba da trattare con cautela che, prima o poi, sarebbe comunque esplosa e avrebbe raso al suolo tutto quanto.
La voce dell'amico coreano lo riportò alla realtà: "Ehi amico dammi cinque minuti e poi andiamo da Starbucks"
Il biondo annuì sollevato e ripose tutto nello zaino.
Thomas per un momento pensò di avere le allucinazioni. Il fatto che Dylan gli avesse parlato era straordinario, nel vedere il moro avvicinarsi, ipotizzò di essersi addormentato perché nessuno, tranne Ki, gli aveva mai rivolto la parola più di una volta.
"Come va ?" domandò
"Bene. Tu, invece ?" Thomas si rese conto di mordicchiarsi l'interno della guancia. E smise subito.
"Mi ritengo sopravvissuto" sorrise "Senti, pensi di riuscire a convincerlo a farmi entrare nella squadra ?" chiese guardandolo negli occhi
"Nel novantanove percento dei casi no. Ma sei andato alla grande, non hai di che preoccuparti" replicò cercando di mantenere la voce neutra
Dylan gli rivolse un sorriso stanco "Beh, grazie"
Gli aveva appena fatto un complimento ? Thomas non se n'era nemmeno accorto. Sono uno scemo, si disse, ma non poteva tornare indietro, ma solo andare avanti. In quel momento arrivò Ki Hong Lee, con un sorriso soddisfatto sulla faccia e lo zaino blu sulla spalla destra
"Io e Thomas andiamo da Starbucks dopo ogni allenamento. Non andarci è quasi come rompere una tradizione, se ti va puoi unirti a noi" disse rivolto al moro, ma guardando Thomas, che rispose con un impercettibile movimento alla testa.
"Mi piacerebbe, ma ho promesso a Kaya che uscivo con lei dopo l'allenamento, mi dispiace tanto" e si vedeva, ma Thomas si sentì ugualmente morire dentro. Frequentava davvero quella troia ? Cercò di non prendersela troppo, in fondo non era come lui..
"Ora devo andare a farmi una doccia, ciao Ki, ciao Tommy" il coreano lo salutò con la mano
"Ciao." disse Thomas "...aspetta come mi hai chiamato ?" ma Dylan era già troppo lontano o forse non voleva dargli delle spiegazioni.
Tommy.
Nessuno l'aveva mai chiamato così.
***
La scritta "STARBUCKS COFFEE" era già illuminata di verde, nonostante ci fosse ancora la debole luce del sole. All'interno il locale non era molto grande, ma si riusciva a restare abbastanza isolati dagli altri, grazie alla presenza di tavoli più piccoli di quelli lunghi da otto persone. "Il solito, Jack" disse Ki al barista coi capelli corvini striati di grigio
"Ecco a voi" rispose l'uomo dandogli i due frappè e lo scontrino.
Dopo aver pagato si sedettero a un tavolino vicino all'entrata, con la vista che dava sulla strada e sul quartiere di case di cui Thomas ricordava perfettamente la sequenza dei colori: rosa confetto, giallo crema, grigio metallo e un verdognolo mischiato al grigio che si alternavano per quasi due isolati.
"Hanno cannato ancora i nomi, eh ?" gli disse il coreano con una risata annoiata
Thomas lanciò un'occhiata alla scritta sul suo bicchiere e annuì.
"Sembra quasi che lo facciano apposta" osservò sorseggiando il suo frappè
"Che scherzo malvagio" commentò Ki sarcastico "Davvero, è una cosa che ferisce nel profondo"
Thomas sollevò gli angoli della bocca e scosse la testa. Era il solito.
Dopo il classico monologo di Ki Hong Lee, in cui parlava di ogni singolo dettaglio sull'allenamento e di quante gocce di sudore avessero tutti i partecipanti nell'eroica impresa di non schiattare a terra morti, chiese di punto in bianco: "Ti piace ?"
A Thomas andò di traverso il frappè "C-cosa ??" boccheggiò
"Ehi bello, forse avresti dovuto chiedermi 'Chi ?' " replicò l'altro con un sorrisetto
"Non so di cosa tu stia parlando." mentì il biondo
"Dylan. Dylan ti piace ?" ripeté Ki Hong Lee senza staccargli gli occhi di dosso
"Al momento la persona da lei chiamata non è raggiungibile, lasciare un messaggio dopo il beep. Beep."
"Certo che sei proprio scemo." notò "Avanti, non puoi mentire al tuo migliore amico"
"E' carino" mentì Thomas sorseggiando ancora un po' di frappé
"E' un po' troppo approssimativa come definizione"
"Okay, è bellissimo" disse Thomas mordendosi un labbro
"Ti piace"
"Ehi non ho detto questo"
"Conosco quello sguardo, sai ?" disse "Ormai ti conosco troppo bene"
"Va bene, è vero. Mi piace" Ki Hong Lee era l'unica persona che aveva accettato la sua omosessualità e non si era allontanata da lui, anzi, a volte gli dava pure dei consigli.
"Visto che il vecchio Ki non sbaglia mai ?" replicò ridendo "e non ho bisogno che tu mi chieda di farlo entrare nella squadra, perché ho già intenzione di ammetterlo, è una cazzo di scheggia!"
Tommy.
Quella parola gli risuonava continuamente nella testa.
O forse era lui che non voleva che lasciarla andare via.
angolino dell'autriceee
sì, sono tornata e ormai siamo arrivati a 30 visualizzazioni (so che non è praticamente niente, ma per me è già un traguardo)
se vi piace la storia e vi fa piacere che io la continui scrivetemelo qui sotto in un commentinoh e if iu laic mai storia (lol) condividetela con qualche dylmas shipper obv.
vi voglio benee
una persona disagiata
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Hold me. |Dylmas
Fanfiction"Come si può pretendere di combattere il dolore con il dolore ?"disse Dylan con dolcezza "A volte non ci sono vie d'uscita, a volte non puoi scegliere. " Dylan si rese conto che non poteva nemmeno lontanamente immaginare quanto T...