Era una fredda mattina di febbraio, anno 1999, Eleanor aveva due anni.
Yvonne, sua madre, era indaffarata come sempre tra una cosa e l'altra, il suo ultimo pensiero finiva sempre su quella bambina che lasciava puntualmente in mezzo a una montagna di cuscini.
Così, diceva lei, non si sarebbe fatta male, mentre lei era troppo occupata anche solo per darle un bacio sulla fronte.
Quel giorno era particolare, strano, stava facendo le valigie. Dovevano partire? Per dove?
Alle undici, Yvonne era pronta: prese Eleanor per un polso e le disse 'musíme jít' che nella sua lingua significava 'dobbiamo andare'.
Andare, dove?
Era così tesa, aveva quell'espressione spaventata che a Eleanor aveva sempre messo paura.
Le cose avvennero veramente molto velocemente: Eleanor venne messa sul sedile posteriore, dove immediatamente crollò, e Yvonne schiacciò il piede sull'acceleratore, con forza, come se fosse rincorsa da qualcuno.
Ma non c'era nessuno.
Quando Eleanor aprì gli occhi, il panorama fuori dal finestrino passava così velocemente che nessuno avrebbe potuto capire dov'erano dirette, tutti gli elementi si fondevano in una macchia.
Passavano le ore, e Yvonne non si fermava, neanche per fare gasolio.
O forse sì, ma Eleanor questo non lo sapeva, non poteva rendersene conto: dormiva da quasi tutto il viaggio.
La macchina si fermò in piena notte, nella periferia di una cittadina oltre il confine dello Stato.
Yvonne prese Eleanor in braccio, e cominciò a baciarla sulla fronte, sulle guance, la strinse forte.
Poi prese le sue cose, uno zainetto e il suo orsetto con la tutina celeste, si avvicinò ad un grande portone di vetro e suonò un campanello.
Una piccola signora anziana vi si avvicinò, aprì la porta, e con un grande sorriso sdentato ma dolcissimo, prese tra le braccia quella bambina.
Così piccola, così innocente, le si aggrappò subito al collo, come se le appartenesse da sempre.
Yvonne diede alla signora lo zainetto e l'orsetto, le strinse forse l'unica mano libera che non sorreggeva la bambina, e le disse "Vratím se", tornerò.
E con gli occhi pieni di lacrime, si allontanò.
L'ultimo rumore che si sentì, fu il motore dell'auto che sfrecciava via nella notte.
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Come un fiore senz'acqua
General FictionEleanor è una ragazza trasparente, o almeno, così si vede lei. È una di quelle persone che si nascondono, che si siedono nell'ultimo sedile della metropolitana per passare inosservata, che si ficca le cuffie nelle orecchie e lascia fuori il mondo, u...