Capitolo1:L' inizio

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Quando tua madre muore a soli 37 anni, per uno stupido tumore al cervello, lì cambia tutto. La vita cambia.

«Vai a letto,subito!»
Urlò mio padre.

«Perché, dovrei? ».
Dissi.

«Perché domani vai al college»
Rispose mio padre,posando la bottiglia di vino rosato sul tavolo.

«College?"».
Domandai, agrottando le sopracciglia.

«Si signorina, hai sentito bene, COLLEGE! E adesso vai a letto»
Urlò mio padre, riprendendo la bottiglia di vino.

Io odio la mia vita, io al college non ci vado.

Andai in bagno, per sciacquare la faccia.

Comunque ciao, sono una ragazza abbastanza depressa, con un padre ubriaco e con una mamma che ormai non c'è più.
Mi chiamo Agnes McFly, ho 15anni, capelli lisci castano chiaro con delle piccole mesh bionde, alta, magra, o quasi, occhi color bronzo.. Ormai arrugginito.. Autolesionista.. Ecc.

Andai in camera, mi misi il pigiama color azzurro con delle piccole ricamature bianche.
Spensi la luce, e cercai di prendere sonno.

Non ci riuscii, non avevo sonno..
Mia mamma non c'è più e io devo sbrigarmela da sola.
Mio padre ormai non badava più a me, pensava solo a bere e a rimorchiare qualche puttana.
A mio padre non interessavo più.
Mia mamma era come la mia migliore amica, mi dava consigli, mi aiutava, mi sosteneva, e quel cazzo di tumore l'ha portata via. Al Diavolo!

Ormai tutti i miei fratelli erano scomparsi.
Mio fratello Sam si è trasferito in Germania, mia sorella Kessie, adesso vive in Italia, restava la mia adorata sorellina; Michelle, 5 anni, bionda.. Bellissima.
Ma non è con me.
Mio padre la data in adozione ad una famiglia gentilissima, che a volte ci viene a trovare.
Ci sono solo io ..depressa

23:50.
Spensi la luce, chiusi gli occhi e mi addormentai.

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05:32.

Mi svegliai di un colpo.

Presi il cellulare e chiamai Alias, la mia migliore amica.

*Ali..buongiorno... Vorresti venire a casa mia..un' Oretta?*

*A quest'ora?*

*Dai pigrona!*

*Va bene, arrivo*

Intanto andai in bagno, mi sciacquai la faccia, e feci tutto il resto.

Andando in cucina, spiai dalla porta della camera di mio padre..stava ancora dormendo..
Per forza con tutto quell' alcool.

Mi legai i capelli, giusto per tenerli ordinati.

....
*Drin-drinn*

Era Alias.
«Ciao Ali»
Sussurrai.
«Buongiorno Agnes»
Disse lei, abbracciandomi.

Alias era la mia migliore amica, ci conosciamo da un' eternità..ormai.
Aveva gli occhi color azzurro intenso, e i capelli color rame, il suo viso era sommerso da piccole lentiggini, e le sue labbra carnose e di un rosso stupendo.

Era solo mia, OK?
Ed è l unica che mi capisce, quando è morta mia madre, lei ha pianto più di me, ha fatto di tutto per tirarmi su il morale.
Tutto!
Era Come una sorella..

«E tuo padre..dové? »
Chiese Alias.
«Credo che stia ancora dormendo...ma non ti preoccupare, non gli frega se invito qualcuno a casa, ma poi mio padre ti conosce.ormai.»
Risposi portandola in camera mia.

«I tuoi fratelli? Dove sono?»
Chiese.

«Tutti via..»
Dissi con le lacrime agli occhi.

«Ti mancano? »
Domandò Alias.

«Non come mia madre»
Risposi, abbracciandola.

Basta, piangere!

«Ali...dovrei dirti una cosa..»
Sussurrai

«Dimmi».
Disse lei.
«Domani, andrò in college »
Borbottai.

«Veramente?Ci vado Anch'io!!»
Urlò.

«Shhh, ancora svegli mio padre, comunque Wooow! Sono felicissima »
Dissi.

*Toc*

La porta si aprì.

«Agnes, preparati che..ah ciao Alias, comunque preparati che dobbiamo andare»
Borbottò mio padre.

«Va bene, mi preparo»
Sussarrai.

«Vabbè, ci incontreremo li..almeno spero.»
Dissi.
«Si Agnes, speriamo, adesso vado, ciao»
Disse Alias, abbracciamdomi .

Andai di fretta in bagno, mi lavai faccia, e denti, mi truccai abbondantemente, indossai una t-shirt Rossa, con sotto una canottiera bianca, leggins nero carbone con degli piccoli strappi e le mie adorate Scarpe bianche e nere della "Vans".

Di fretta e furia preparai le valigie, e scesi dalle scale, che portavano in salotto, dove c'era mio padre che mi aspettava.

«E la colazione? »
Chiesi affamata.

«To', tieni una baretta al cioccolato»
Disse mio padre, lancandomi una barretta.

«grazie..» dissi sbuffando.

«Forza andiamo, sennò facciamo tardi»
Sbuffò lui.

E così partimmo.

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