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jimin onestamente non sapeva se sarebbe finita bene.

per farla breve; jimin era un angelo. lo è sempre stato, sin da quando è nato. ma non avrebbe mai potuto realmente fare tutto ciò che gli angeli erano destinati a fare fino a quando non raggiungeva l'età di sedici anni. ora, all'età di diciannove anni, era ben esperto. sapeva tutte le regole, quelle che poteva fare e quelle che non poteva fare, il protocollo, praticamente tutto.

quindi, detto questo, sapeva che non avrebbe certo dovuto avvicinarsi ad un essere umano. ma in qualche modo, l'aveva fatto. il suo nome era kim taehyung, ed era il migliore (e unico) amico di jimin. jimin lo aveva incontrato nella sua prima missione quando aveva quasi diciassette anni. gli era stato ordinato di monitorare i sogni di taehyung, essendo uno dei compiti degli angeli. dovevano essere sicuri che i sogni di tutti fossero piacevoli. la parola chiave, provare. non sempre arrivava a tutti. ad un certo punto taehyung si era svegliato e jimin se ne era uscito fuori con una bugia probabilmente terribile del perché era lì, ed il restò è storia.

comunque, adesso, jimin stava per fare qualcosa che sapeva che non avrebbe mai davvero, davvero dovuto fare. taehyung era stato coinvolto di recente in un grave incidente, e lui essendo un angelo e tutto, sapeva che sarebbe morto presto. non poteva negare che il tempo di taehyung stava per scadere. la maggior parte delle persone pensava che i vivi e i morti fossero tutti degli angeli e che andassero tutti in paradiso, ma si sbagliavano. tenere le traccie dei vivi era compito degli angeli, ma i morti erano tutta un'altra storia.

ora, jimin era sceso nel mondo mortale per visitare il suo migliore amico in ospedale. dal momento che taehyung non sapeva che jimin era un angelo, e nessun'altro lo sapeva, doveva nascondere le sue ali in un cappotto enorme in cui era molto a disagio e lo faceva sembrare piuttosto strano. ma procedette lo stesso, perché questo era quello che doveva fare per vedere taehyung. ed era quello che lui voleva veramente.

"ehi, tae" la voce angelica di jimin risuonò attraverso la stanza silenziosa d'ospedale, i suoi occhi color carboncino si poggiarono sulla pelle abbronzata di taehyung. vedere taehyung con tutti quei brutti tubi tra le braccia fece male fisicamente al cuore di jimin. non meritava questo, taehyung era più un angelo di jimin. "vorrei che potessi parlarmi." jimin tirò su col naso leggermente mentre prendeva posto sulla sedia accanto al letto d'ospedale, aggiustando la giacca sulle spalle. "ma non preoccuparti. starai bene. ne sono certo." e quando jimin prese la mano di taehyung nella sua, sperava davvero che tae lo sentisse. perché quella era una promessa che aveva giurato di mantenere.

jimin era seduto lì con taehyung da ore, parlandogli dei suoi giorni e facendo del suo meglio per far finta che taehyung non fosse in coma, ed andava perfettamente bene.

quando jimin finalmente ritornò di nuovo un po' triste, rendendosi conto che taehyung (ovviamente) non gli aveva realmente risposto, decise che aveva bisogno di aria fresca e disse addio alla figura di taehyung che stava apparentemente dormendo.

si sedette su una panchina a pochi isolati dall'ospedale, per rilassarsi un po'. era stanco, e le sue ali facevano malissimo infilate nella giacca, riposarsi gli faceva solo bene. dopo un po', iniziò a pensare ad un piano per aiutare taehyung. certo, jimin era un angelo, ma non era uno di quelli che faceva miracoli. 'so esattamente cosa fare.' pensò dopo qualche minuto di impegno.

"d-devo fare un patto con il diavolo." sussurrò nell'aria fredda intorno a lui, le labbra si mosserò appena quando pronunciò quelle parole. il cuore di jimin batteva forte nel petto.

***
nuova (e prima su questo profilo) traduzione, yey!

all credits go to the owner ~~> namjoon1994 (thankkksssss♡♡)

DEVIL ― YOONMINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora