Luna Lovegood-Alba

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A Luna piaceva guardare le stelle, erano piccole,luminose e tutte diverse. Le piaceva guardare il cielo nero, chiedersi se in quel preciso instante, qualcuno stesse guardando il suo pianeta da lontano, qualcuno come la sua mamma.
In quel momento però, le stelle non c'erano più, il cielo era colorato di tante sfumature timide di rosa, arancione e giallo e il Sole si arrampicava nel paesaggio. Il verde dei prati cominciava ad essere illuminato, alcuni animali si stavano svegliando e altri, quelli notturni, già dormivano. Era l'alba. La piccola Luna stava tornando dentro casa, ormai lo spettacolo era finito, ma prima che potesse alzarsi dall'erba la porta si aprì. Suo padre,Xenophilius Lovegood, si sedette vicino  a Luna prima che lei potesse tornare in casa.
-Tutto bene Luna?-
-Si papà, stavo tornando in casa-. I due avevano gli stessi capelli d'argento mossi dalla brezza mattutina, e gli stessi occhi velati illuminati dal sole.
-Ma come? Resta! È il momento migliore della giornata-.
L'uomo avvolse la figlia in un abbraccio affettuoso.
-È l'unico momento del giorno in cui gli opposti si incontrano. Non è né notte né
giorno... è unico.-
-Ma le stelle non ci sono più-. Luna non riusciva a capire come potesse piacergli un simile momento, eppure il sorriso del suo papà era così convinto ed entusiasta che pensava di non riuscire a vedere qualcosa che solo lui notava.
-Ci sono molte altre cose belle nell'alba-
-Per esempio?-
-Guarda lì.-
Le affusolate dita del signor  Lovegood indicarono un punto in mezzo al prato.
L'erba brillava come se fosse stata fatta d'oro, è in mezzo ai fili e ai fiori, un gruppo di farfalle si posava su di essi. I petali di un fiore bianco,ora erano colorati da una farfalla di un rosa delicato, un altro fiore blu entrava in contrasto con una farfalla rossa come il fuoco.
Poi, il pallido indice di Xenophilius indicò altri scenari apparentemente insignificanti.
Uno scoiattolo saltò da un albero all'altro, uno stormo di uccelli neri creava un enorme manto nero nel cielo chiaro, la luna ancora nel cielo via via diventava più pallida, le foglie dei cespugli suonavano e le cicale cantavano dopo una notte passata a intonare stridenti cori.
Luna sorrise, era talmente felice che le facevano male le guance. Aveva scoperto un mondo meraviglioso, un piccolo mondo che esisteva da sempre, a cui si era interessata solo in quel momento. Il sole però, era già sorto. Il giorno era cominciato e lo spettacolo era finito: era come se fosse calato il sipario dopo un'opera commuovente.
-Torniamo dentro?-
-Si papà.-
Entrambi si alzarono dal prato.
-Sai Luna...- la bimba si voltò verso il padre, gli occhi color tempesta puntati su di lui.
-Piaceva anche a tua madre, l'alba-
Xenophilius chinò il capo con fare nostalgico, sorrise alla figlia e aprì la porta di casa.
-Tutto bene Luna?-
La bambina era di nuovo voltata verso l'orizzonte.
-Si papà tutto okay.- gli disse ancora girata.
-Ti aspetto dentro per la colazione.-
Lei annuì.
Xenophilius era un bravo padre. Da quando era morta la mamma di Luna aveva fatto di tutto per aiutare la figlia. E lei gliene era grata. E stava pensando proprio a quello, mentre, asciugandosi le lacrime e schiarendosi la voce, entrò in casa sorridendo debolmente per mascherare i suoi sentimenti.
Aveva sentito qualcuno là fuori, una donna, pensò. Una bionda donna sorridente e affettuosa, che le aveva avvolto la schiena con un braccio come aveva fatto suo padre, che le aveva trasmesso un calore che non riceveva da tempo, sua madre.
Da quel momento l'alba fu il suo momento preferito del giorno.

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⏰ Last updated: Sep 11, 2016 ⏰

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La solitudine dell'alba. Where stories live. Discover now