Fiaba I ●Federentolo●

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Federico le sorrise, mettendo la piccola Alice a letto, rimboccandole le coperte.

"Papi, mi racconti una favola?" sorrise timida la piccola

Il ragazzo annuì, afferrando il libro di favole che Arianna. —sua carissima amica, e scrittrice a quanto pare— aveva donato alla figlioccia al suo quarto compleanno e scritto appositamente per lei.

Federico non aveva avuto ancora il piacere di leggerlo — di solito è Benji a farlo, ma stasera c'è la partita, quiiiiindi..— per cui era elettrizzato all'idea di farlo.

Sfogliò le pagine, arrivando al segno dati dal segnalibro azzurrino, e cominciò a leggere.

"Allora, c'era una volta..."


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C

'era una volta, in un regno molto lontano, un giovane fanciullo viveva con le sue sorellastre e la sua matrigna.

Il nome del ragazzo era Federentolo.

Si diceva che fosse un gran bel giovincello: capelli dorati, occhi color cielo, labbra rosate.

Nessuna brutta parola su quel bravo ragazzo: in paese era amato da tutti.

Aiutava la signora Rose a farcire le focacce per i bimbi di Parker Street, riacciuffava le galline del signor Thurman, e varie commissioni della sarta Liù, per ringraziarla di riattoppare le sue vesti logore.

Ma la bellezza di Federentolo era celata da strati e strati di fuliggine e polvere.

Quelle stregh- ehm, Infatti la matrigna e le sorellastre lo incaricavano di più e più impegni e richieste, facendogli fare le faccende di casa.

Non che venisse trattato meglio in altre circostanze, anzi: più volte il giovane fu vittima di brutti scherzi da parte delle due sorellastre, ma cercava di mantenere sempre la calma e un atteggiamento docile e affabile.

Era inutile farsi nemici che conoscevano già i tuoi punti deboli.

Uno di questi il padre.

Sua madre Federentolo non l'ha mai conosciuta —il padre la descriveva come una cavalla nell'immenso West: la libertà—, ma la sua assenza non ha gravato molto su di lui.

L'uomo teneva all'istruzione del figlio—era pur sempre il consigliere del re.

Federentolo non ha che un ricordo sbiadito dei pomeriggi passati alla reggia.

Può ancora percepire il profumo pungente delle rose del giardino, l'odore di carta e inchiostro del padre, la fragranza di lavanda che aleggiava sulla famiglia reale.

Una chioma scura e due occhi blu come il mare.

Federentolo si ritrovò col sedere a terra, dolorante, mentre quelle due megere gracchiavano su quanto fosse irrimediabilmente ridicolo.

Il ragazzo masticò un imprecazione rialzandosi e spolverandosi i pantaloni, quando qualcuno suonò.

Quelle cominciarono a squittire in modo imbarazzante, così Federentolo, alzando poi gli occhi al cielo, aprì la porta.

"Amico!" sorrise Giacomo dandogli una pacca sulla spalla "Quasi non ci si vede più! Ma dov'eri finito?"

Non voglio proprio parlarne pensò il biondo.

Raccontami Una Storia||Fenji Where stories live. Discover now