La veritá é che non riesco ad immaginarmi senza di te.
Mi sento in un vortice ; non ho la forza di urlare né tantomeno la volontà di farlo. Dicono che ognuno stia vivendo un dramma e che pure l'estrema tranquillità è sinonimo di infelicità. Ho sempre pensato di essere felice , non sono mai mancate le condizioni per esserlo , forse perché abituata alla tua presenza e forse perché soddisfatta della realtà che mi circondava. Ma in verità anche quando mi sentivo felice, non lo ero.
Ci sono cose che ti prendono, ti percuotono , ti attraversano , ti distruggono, ma che col tempo sembrano raddrizzarsi. Col senno di poi ho capito che le ferite non possono essere incerottate con un sorriso e che tutti i mali interiori che hanno impregnato i tuoi cuscini la notte, scappano dalle federe e ritornano a combattere con la tua quotidianità.
Avrei tanto da raccontarti ma ora che ti sono vicina voglio solamente toccarti. Il contatto é l'unico modo per sentirti vicino. Si, sono vicino a te ma se non ti tocco non ti sento vicino. L'infermiera oggi mi ha permesso di vederti ma tu quasi non respiri e fra i tubi e le flebo chissà cosa starai pensando. Ho letto che durante il coma le persone ripercorrono tutta la loro vita attraverso la mente. Chissà se mi starai pensando o se starai pensando al nostro primo appuntamento o alla prima volta in cui ci siamo visti. É stata una fortuna frequentare la stessa scuola; ti ho conosciuto lí , fra un rigo di greco e un logaritmo, fra la corrozione e la falsità, fra la raccomandazione e la vera bravura, fra il rumorio, fra le mura impregnae di sudore , fatica , sforzo , delusioni. Ci siamo conosciuti quasi per scambio, tu vicino alla macchinetta del caffé e io che andavo di fretta perché in ritardo per il corso di latino, così in ritardo da correre più di un velocipede in un corridoio strettissimo. Ma si sa , non sempre si ottiene ciò che si vuole e la mia tranquillità quella mattina fu scaraventata dalla tua mano sudata. Caddi e rifiutai il tuo aiuto , ero abbastanza capace di rialzarmi da sola. Con un viso quasi dispiaciuto digitasti il tasto: CAFFÉ, aspettasti l'erogazione e ti rigirasti verso di me : << hai bisogno di caffé ? Sai, non ti vedo abbastanza sveglia. Stavi quasi per buttarmi giù>>. Mi girai e nervosa per l'accaduto e per le tue parole presi il caffé ,portai il bicchierino di plastica alla bocca e lo sputai. <<Non ho bisogno del caffé, sono abbastanza sveglia da capire quanto sia coglione>>, con nonchalance raccolsi i fogli caduti per terra e ti diedi le spalle.
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LA PAURA DI CADERE
RandomGiorgio,18enne tranquillo e scombinato. Marta, ragazza da locali, frastuono e alcool nelle vene. Un locale, una striscia di cocaina. Il divertimento dei ragazzi del 21esimo secolo descritto nelle pagine di un libro. Un incidente c...