Parte 3.

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Rimango attonito per qualche secondo, vorrei riuscire a dire qualcosa ma le parole mi muoiono in gola «Come preferisci» Dico dopo una manciata di interminabili secondi «Avrei preferito le parlassi tu solo perché la conosci e siete amiche, io non vorrei rischiare di ferire i suoi sentimenti»
«Mi fai quasi ridere» Esordisce Meredith; potrebbe sembrare una frase carica di arroganza e superiorità, ed in circostanze normali lo sarebbe pure, ma per qualche motivo, uscita dalle sue labbra, non lo sembra per nulla «Non vi conoscete neppure, perché dovresti ferire i suoi sentimenti? I sentimenti non li feriscono mica gli sconosciuti, sai?»
È frustrante il solo fatto che, parlando con Meredith, io debba ritrovarmi ammutolito ogni qualvolta apra bocca. È insopportabile, e lo è ancora di più il fatto che, a guardarla in viso, la cosa sembra non stupirla neppure.
«Come preferisci» concludo in fretta. Adesso navighiamo entrambi in un silenzio imbarazzante ed a me tocca scegliere il da farsi. Le scelte sono due, o corro via fingendo di avere un impegno o di meglio da fare [ e così faccio la figura del beota che non riesce a reggere la conversazione di una ragazzina ] o, ancora meglio, cambio argomento. «Qual'è il prezzo della tua opera? Mi piace molto»
«Non è in vendita, in verità»
Mi stupisce un po' sentirglielo dire, qui tutti sembrano non aspettare soddisfazione più grande «Come mai? È molto bello, qualcuno lo comprerebbe di certo»
«Sì, è possibile» Meredith inizia a tamburellarsi il labbro inferiore con l'unghia dipinta di rosso «Diciamo però che questo quadro l'ho dipinto per me, non sono ancora pronta a cederlo a qualcuno. Vi sono affezionata» credo che questo sia il  classico esempio di amore tra una pittrice ed il suo dipinto, è uguale a quello che si prova tra genitori e figli, il processo che mette alla luce il nascituro è lievemente diverso, ma il concetto è lo stesso, no? «Accipicchia, ed io che stavo per offrirti ben..» controllo quanti spiccioli ho in tasca «Tre dollari!»
Meredith scoppia a ridere, la sua risata è talmente genuina da far voltare un paio di passanti occupati ad ammirare il resto delle opere d'arte, ma anche sufficientemente acuta da far venire il mal di testa «Questa sarebbe proprio un'offerta da non rifiutare, mi metti in difficoltà!»
«Noi affaristi sappiamo sempre come far ragionare i nostri clienti!» Mi sembra decisamente diversa dalla prima volta in cui l'ho vista, sotto gli occhi di Phil e company sembrava un pulcino spaventato ma adesso, davanti alle sue critiche severe ma giuste, il pulcino sono diventato io «Comunque, mi spiace per la mia brusca e repentina presentazione della scorsa volta, alle prove della band. Avevo un po' la testa per aria e fui abbastanza.. svelto, ecco. Il sono Kyle, Kyle Cullen»
«Non importa, tanto non sarei voluta neppure venire. Quel genere di musica mi fa schifo» ammette senza troppi giri di parole. Se Phil la sentisse, con ogni probabilità, la darebbe in pasto al suo criceto: Mister Squitty. «Io sono Meredith, Meredith Clark»
Sorrido con cortesia, adesso che la tensione iniziale si è placata posso pure tornare ad ispezionare la zona e, se sono fortunato, convincere Scott a scagionarmi e tornarmene a casa. «Adesso vado, Meredith Clark, spero di rivederti alle prove dei Dark Souls!»
«Vedrò di armarmi di tappi per le orecchie e buona volontà» Mi sorride e contraccambio, dopo di che mi volto e procedo dalla parte opposta.

Qualche ora dopo il luogo si è svuotato, alcuni quadri hanno avuto la fortuna d'essere venduti, altri hanno lasciato un sapore amaro nelle labbra dei loro proprietari che dovranno incassare la botta morale di non essere ancora sufficientemente capaci da vendere qualcosa di proprio.
Cara regge tra le mani una bottiglia di spumante — probabilmente acquistata a basso costo in un discount — che ha deciso di non condividere con nessun altro, beve da circa un quarto d'ora ed è già più allegra. Sì, sta festeggiando la buona riuscita della sua vendita con cui ha incassato ben trentotto dollari; non sono molti, ma è già qualcosa per una studentessa senza alcuna notorietà.
«Allora Cara, quale sarà il tuo primo acquisto con i tuoi trentotto dollari da emancipata?» Le chiede Scott, divertito
Cara, che ha smesso di ballare e piroettare solo per concedersi una pausa sigaretta, infilando una mano nel pacchetto si rende conto che sono finite «Un pacco di sigarette» esordisce «Ed un hamburger, sto morendo di fame!»
«Allora porterò la mia piccola pittrice a mangiare un hamburger, a patto che metti via quello spumante da quattro soldi, ti prego» ridacchia e si volta nella mia direzione «Grazie per avermi accompagnato, Kyle. Ti serve un passaggio?»
Scuoto la testa «No, ti ringrazio. Questa mattina ho finalmente riavuto la mia auto»
«D'accordo amico, allora ci becchiamo in questi giorni. Stammi bene!» Ci salutiamo e prendiamo strade differenti, la mia auto è parcheggiata poco più avanti. Si è fatto buio e tira un vento freddo, devo stringermi nel mio cappotto per prevenire un possibile raffreddore; assurdo che io non ne sia ormai immune, dopo tutte quelle ore passate in clinica dovrei pur aver sviluppato degli anticorpi decenti!
Mi affretto a raggiungere il caldo della mia auto quando, dall'altro lato della strada, mi accorgo di una figura familiare intenta a smanettare con la propria auto.
È di nuovo Meredith, con cofano anteriore spalancato, che è evidentemente rimasta a piedi. Attraverso la strada per raggiungerla, non credo si sia accorta di me, è troppo concentrata «Serve aiuto?» Solleva il viso nella mia direzione, sembra disperata
«Sono le dieci passate, dovrei essere a casa e invece sono qui, sporca di olio motore, che cerco di far ripartire questa carriola. Quindi direi di sì, mi serve aiuto»
«Fammi dare un'occhiata» Meredith si scosta per farmi spazio, le mie competenze per quanto riguarda la meccanica sono davvero basse e si fermano al cambio di una ruota o all'avvitamento di qualche bullone; la macchina di Meredith fuma, dunque non serve un genio per capire che non si tratta di un problema talmente banale «Non ti voglio nascondere che studio medicina proprio perché, di questa roba qui, non ci capisco un tubo. Vuoi che ti chiami un carro attrezzi?» Meredith si passa una mano sul viso, sospira e sembra in collera. Capisco come si sente, tre settimane fa mi sono ritrovato nella sua stessa situazione: è terribile quando la tua fidata compagna di viaggi decide di mollarti.
«Sì, ti ringrazio» Dopo alcuni secondi sembra essersi rassegnata all'idea che la sua macchina abbia bisogno di un occhio esperto, ed io compongo il numero.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 14, 2016 ⏰

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