Capitolo 5º

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Rivolsi il mio sguardo verso il limitare del bosco, dove la luce del sole raggiungeva il terreno senza l'intralcio degli alberi, e vidi un sentiero che scendeva fino all'entrata di un villaggio. Già l'avevo visto, ma mai da così vicino, sono all'uscita del bosco, dal posto che è stato la mia casa. Lo osservavo dall'alto della montagna, mi tornarono in mente le parole della Madre: "se un giorno vorrai andare dagli umani, io non ti fermerò, ma ti avverto se passerai troppo tempo con loro, molto probabilmente non riuscirai più a lasciare quella vita".

Mi voltai indietro, sfiorai la corteccia di un albero. Jacob mi guardava attentamente.

- Se vuoi restare, puoi farlo. - mi disse con un sorriso comprensivo. Lo osservai, chissà se davvero non sarei riuscita a tornare indietro.

- Se faccio soltanto un altro passo, non sarò mai stata così lontana da casa mia. - sorrisi imbarazzata. Jacob tornò verso di me e allungò una mano, come fosse un invito ad avanzare. Raccolsi un ramo di ulivo che era ai miei piedi, infilai parte del rametto dentro al nodo della corda del mio arco. Feci un respiro profondo raccogliendo tutto il mio coraggio e afferrai la sua mano. Lui dopo avermi rivolto un sorriso d'incoraggiamento riprese a camminare senza lasciare la mia mano.

Percorremmo il sentiero con passi svelti e decisi, non ci mettemmo molto a raggiungere i grandi cancelli del villaggio. Mi lasciò la mano e sollevò il viso verso la sommità dell'entrata, era davvero molto alta. Fece un fischio secco e corto.

- Kyle, apri questa porta! Abbiamo un'ospite. - urlò verso l'alto, Dopo pochi secondi di attesa, una finestrella si aprì tra le mura e un volto apparve scrutandoci.

- Ero certo fossi tu, degenerato. Vedi di trattarmi bene, altrimenti ti lascio fuori in pasto alle belve. - incrociò le braccia al petto e sollevò il mento offeso. Il ragazzo al mio fianco roteò gli occhi e scosse la testa divertito.

- Sarebbe così gentile, signor Rutherford, da lasciarci entrare, per favore? - Jacob si esibì in un inchino ironico. L'uomo mostrò un sorriso sornione soddisfatto che intravidi soltanto a causa della distanza.

- Così va meglio... aprite il cancello! - urlò a chissà chi. Subito la grande porta iniziò ad aprirsi lentamente, Jacob si avviò dentro con un cenno seguito da me.

Non appena varcai quella soglia, i miei occhi si spalancarono e le mie labbra si schiusero leggermente. Gente. Tanta gente. Gente che camminava, gente che rideva, gente che chiacchierava, gente che contrattava merce a voce alta, gente che rincorreva i bambini, gente che si affacciava alle finestre, gente che trascinava dei carretti, gente che ci salutava, gente che mi osservava stranita. Gente, gente, gente dappertutto. Non credevo ci fossero così tanti umani dentro questo villaggio.

- Non far caso alle occhiate... - sobbalzai, Jacob si era accostato al mio orecchio ed io ero talmente disorientata che nemmeno me n'ero accorta. - Ti osservano a causa del tuo vestiario, non è abbastanza comune per loro. - mi sussurrò vicino, sentivo il suo respiro sul collo e dietro l'orecchio, mi provocò dei brividi. Continuai ad avanzare di fianco a lui, tenevo lo sguardo fisso di fronte a me, ma comunque tenevo d'occhio tutti quelli che mi osservavano. Al mio passaggio alcune ragazze bisbigliavano tra di loro e ridacchiavano, altre mi guardavano con giudizio e critica. Mi facevano uno strano effetto quelle occhiate indagatrici. Continuai a seguire Jacob senza fiatare, finché non raggiungemmo una casa in legno. Il ragazzo al mio fianco mi aprì la porta per permettermi di entrare. Era piccola ma accogliente, il focolare riscaldava l'ambiente.

- Stavamo iniziando a preoccuparci, non tornavi più e... - una ragazza spuntò da un'altra stanza, ma si bloccò non appena il suo sguardo raggiunse la mia figura. Con uno straccio si stava asciugando le mani. Mi osservò stupita dalla testa ai piedi, finché Jacob non prese la parola facendola riprendere.

- Scusa il ritardo, sorellina, comunque ti presento Kira, starà qui con noi per un po'. - spiegò mentre si toglieva la giacchetta e la camicia bagnata restando a petto nudo. Appoggiò entrambe accanto al fuoco per fare in modo che si asciughino. Mostrai un lieve sorriso alla ragazza che non smetteva di osservarmi.

- Ti scordi la legna e per di più porti in casa un'estranea? - un'altra voce mi fece voltare e trovai una seconda fanciulla intenta ad osservarmi. Mi osservava con aria di sufficienza. Jacob si mise di fronte a me interrompendo il nostro incontro di sguardi.

- Non rivolgerti a lei in questo modo, è da maleducati, Miriam. - la rimproverò con voce severa il ragazzo davanti a me. Intravidi la ragazza di nome Miriam fare una smorfia e uscire dalla stanza. Non sembravo affatto ben accetta. Non volevo certo essere un intralcio per loro e nemmeno un peso. Mi sentivo totalmente fuori luogo. Non solo per le mie origini, ma anche per il colore della pelle. Il candido pallore della mia contro la pelle abbronzata loro.

- Non farci caso, è scontrosa all'inizio, ma scoprirai che è una brava persona. - la ragazza di prima mi si avvicina con un dolce sorriso. - Io sono Michela, è un piacere conoscerti. - il suo profumo ricordava i fiori di campo.

- Kira, il piacere è tutto mio. - risposi gentilmente chinando appena la testa in segno di saluto. Lei mi osservava incuriosita. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma venne preceduta.

- Domani dovrò tornare nel bosco per la legna, non ne ho granché voglia. - si lagnò Jacob arruffandosi ulteriormente i capelli già aggrovigliati di loro. Ci fece un sorriso sbarazzino e un po' impacciato. Michela, che avevo capito fosse sua sorella, si mise le mani sui fianchi.

- Se sei uno smemorato che appena vede una bella ragazza perde la testa, io non posso farci niente. - lo rimproverò, ma osservando il suo viso non la si poteva prendere sul serio, aveva un viso dolcissimo e comprensivo. - E poi, spiegami come hai fatto a bagnarti i vestiti in quel modo? - aggiunse lanciando un'occhiata allusiva alla camicia appesa accanto al fuoco. L'espressione arrabbiata non le si addiceva per niente, infatti la abbandonò poco dopo. Sospirò scuotendo la testa.

- Non è colpa mia, sono caduto giù da una scarpata e sono finito in un fiume, Kira mi ha aiutato. - mi rivolse un mezzo sorriso, forse di ringraziamento. Michela abbandonò l'aria arrabbiata che aveva assunto e si avvicinò al fratello preoccupata, lo ispezionò velocemente con lo sguardo accorgendosi del sottile graffio che gli attraversava la fronte. Quasi non si vedeva dopo aver tolto il rivolo di sangue.

- Perché dei essere sempre così maldestro, Jake? - esclamò esasperata sfiorando appena la ferita. Io li osservavo con un lieve sorriso sul viso, mi piaceva il loro rapporto. Mi ricordava quello che avevo io con la Madre, di affetto, fiducia e dolcezza.

Figlia della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora