Capitolo 7º

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Raggiungemmo in poco tempo una piccola struttura al cui esterno erano esposti abiti maschili e femminili. Vi entrammo senza esitare. Il tintinnio di un campanello risuonò nell'aria non appena chiudemmo la porta e con essa chiudemmo fuori una parte di tutto quel chiacchiericcio. Iniziai ad osservare incuriosita lo spazio circostante. Era colorato, estremamente colorato. Metri e metri di stoffa avvolti in rotoli mi circondavano. Alcuni abiti erano già cuciti ed esposti su manichini. Lo spazio era grande, ma appariva molto ridotto vista la quantità di cose sparse in giro. Socchiusi le labbra per lo stupore. Mai prima d'ora avevo visto così tanti colori tutti insieme, forse solo nel piumaggio di alcuni uccelli.

- Benvenuti signori e signore. - una donna dalle guance paffute e le forme generose ci salutò allegramente da sopra una scala. Michela le sorrise.

- Bungiorno Madame Gisella. - le rispose facendole un veloce cenno con la mano. Io la osservai abbassando il cappuccio del mantello, ma senza toglierlo del tutto. La signora Gisella scese dalla scala con una velocità inaspettata per la sua mole. Si avvicinò a me con un sorriso gentile.

- Chi abbiamo qui? Oh ragazza mia, hai degli splendidi occhi e anche i capelli, mai visti come i tuoi. - mi fece i complimenti con voce gentile. Le sorrisi a mia volta in segno di ringraziamento. - Come posso aiutarvi? - chiese rivolgendo lo sguardo alla mia accompagnatrice. Lei mi indicò con il pollice.

- Avremmo bisogno di qualcosa adatto a lei, sai non può andare in giro vestita così. - disse facendomi cenno di togliere il mantello. Eseguii il suo consiglio mostrando il completo di pelliccia che indossavo. La donna mi osservò con attenzione dalla testa ai piedi.

- Sì, hai ragione. - annuì vigorosamente dileguandosi poi in mezzo a chili di stoffa. Rivolsi il mio sguardo a Michela, non sapevo cosa fare o come comportarmi. Lei mi invitò a seguirla.

- Qui abbiamo comprato tutti i nostri vestiti, se si tratta di stoffe, Gisella è la persona migliore a cui rivolgersi in questo villaggio. - ci avviammo per il negozio. Zigzagando tra gli attrezzi da taglio e cucito sparsi in giro e i cestini di vimini contenenti chissà cosa. Mi fece accomodare su un divanetto, mentre sentivo la signora Gisella muoversi e spostare oggetti nella stanza adiacente. Ricomparì poco dopo con un mazzetto di campioni in mano.

- Vediamo un po'... - sussurrò più a se stessa che a noi. Le leggevo la concentrazione in volto, la fronte corrugata e le labbra leggermente socchiuse. Seguivo con il mio sguardo ogni suo minimo movimento, come ero stata abituata nei boschi, prestare attenzione ad ogni dettaglio e movimento di chi non si conosce. Avvicinò alla mia pelle i piccoli ritagli di stoffa, uno dopo l'altro, per vedere quale colore si abbinasse meglio al mio carnato. Sia io che Michela non dicemmo una parola per tutto il tempo. Mi piacque osservare come arricciava il naso quando il colore non le piaceva, oppure come mugugnava quando lo trovava grazioso. Divise i campioni in due pile, poi ne scartò una e ricominciò da capo con l'altra. Tolse di torno altri lembi di stoffa, finché non restò solo con tre: uno splendido blu cobalto, uno verde erba e infine uno argenteo come la luna. Concentrai il mio sguardo nei suoi piccoli occhietti vispi.

- Ora la scelta è tua, sono tutti colori che ti starebbero benissimo addosso. - esclamò felice e orgogliosa di sé stessa. Iniziai a guardare attentamente le stoffe. Erano tutte così belle ed ognuna di esse mi ricordava un dettaglio della mia amata foresta. Il blu era la notte senza stelle, di quelle invernali, fredde ma meravigliose. Il verde rappresentava le foglie degli alberi e l'erbetta fresca che adoravo sentire tra le dita dei piedi, mi faceva il solletico, ma allo stesso tempo era piacevole. Infine l'argento che riportava alla mia mente le tante notti passate a cantare alla Dea Luna in compagnia del mio branco, la mia famiglia.

- È possibile fare un abito con il verde e l'argento e un mantello con cappuccio con il blu? - chiesi a un certo punto non sapendomi decidere. Erano tutti così belli, pieni di ricordi. Avere con me quei colori mi avrebbe ricordato costantemente le mie vere origini.

- Niente di più facile. - sorrise allegra. Le accennai anch'io un lieve sorriso di ringraziamento. - Mi servono le tue misure, vieni con me. - mi invitò a seguirla in un'altra parte del negozio e mi fece salire in piedi su uno sgabello.

Passammo la seguente mezz'ora a misurare ogni singola parte di me. Mi sentivo tanto una bambola di pezza sballottata di qua e di là, ma in quel tempo ebbi l'occasione di osservare una miriade di stoffe differenti, centinaia di spille e adornamenti anche preziosi di ogni genere e svariati esempi di abiti. Certamente, tra gli umani, la necessità di avere totale libertà di movimento non era tra le primarie. Uscii dal negozio con il mantello prestatomi da Michela appoggiato sulle spalle, il cappuccio sollevato a proteggere il mio viso dai raggi solari.

- Dunque, questione del vestito risolta. - ripresi a seguirla per le strade, stavamo tornando indietro verso casa sua. - Ma ci vorranno almeno uno o due giorni per poterlo avere, dovrai indossare alcuni dei miei in quest'arco di tempo, spero non ti dispiaccia. - mi osservò un po' imbarazzata. Scossi la testa sorridendo.

- Assolutamente no, anzi ti ringrazio infinitamente per quello che state facendo per me. - continuammo a camminare ed io cercai di non fare caso alle occhiate della gente. Dopotutto ero la nuova arrivata. Raggiungemmo la sua casa in pochi minuti, Michela mi espose a grandi linee la vita nel villaggio. Ognuno aveva un compito prestabilito e mi sorpresi sentendo quanto fossero organizzati. Una volta a casa, Michela mi tolse dalle spalle il mantello e lo appoggiò su una sedia.

- Sai, credo che avendo il tuo fisico ti starebbero meglio gli abiti di Miriam che ha una struttura più esile, simile alla tua. - decretò scrutandomi attentamente. Mi tornò in mente la sua reazione nell'avermi vista.

- Ma non le dispiacerà? - chiesi titubante. Solo nell'avermi portata in casa sua, Jacob si era beccato una piccola sfuriata, non credevo sarebbe stata felice di sapere che avevo indosso i suoi vestiti. Michela mi fece segno di non preoccuparmi e corse in un'altra stanza, tornò poco dopo con in braccio un paio di abiti. Li osservai. Uno rosso e nero, l'altro di un particolare verde scuro.

- Questi, a mio parere, sono i migliori per il posto in cui voglio portarti. - disse mostrandomeli allegra. Sollevai un sopracciglio.

- E dove vorresti portarmi? - chiesi incuriosita da tutto quel mistero. Indicai l'abito rosso e nero, quello che preferivo tra i due. Lei me lo porse gentilmente e mi indicò una stanza dove cambiarmi.

- Lo vedrai. -

Figlia della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora