Buon giorno

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Jeremy non si perdeva d'animo, anche se Mik, in coma, sembrava non reagire a nessuno stimolo esterno. 

Ogni mattina gli leggeva la lettera, sperando che quelle parole d'amore e di speranza che raccontavano la sua vita, potessero farlo tornare da lui. Nulla accadeva. Egli rimaneva immobile. Respirava, e questo era già tanto. Non aveva compiuto alcun movimento neanche dopo un mese. 

Non c'era più niente da fare, forse. Era il destino. La loro storia era un errore. Essere così era uno sbaglio della natura. Probabilmente Mik, aveva visto il coma come una speranza per non essere più umiliato, per scappare da una vita così. 

Jeremy cercava di giustificare ciò che stava accadendo alla persona per la quale lui, nutriva il più forte sentimento mai provato in vita sua, e questo senso di impotenza che lo affliggeva, lo logorava. Si sentiva distrutto ed inutile. Voleva dare una spiegazione a qualsiasi azione, a qualsiasi cosa accaduta a Mik,  ma era sbagliato pensarla così. Sapeva che quella non era una spiegazione, era solo una stupida giustificazione a quello stato d'animo che in realtà non gli apparteneva. 

Non era in grado di accettare la realtà, e questo lo faceva star male. Voleva capire quale fosse stata la causa di tutto questo; si sentiva quasi colpevole di ciò che era successo a Mik; dopotutto, era uscito per fargli un regalo. 

Le lacrime gli rigavano il viso mentre la tristezza gli stringeva il cuore, continuando a distruggerlo. Piangeva in silenzio, in quelle quattro mura bianche, arredata di color verde-acqua, quel verde caratteristico degli ospedali, perché sapeva, che probabilmente Mik avrebbe potuto sentirlo, e aveva quel senso di incapacità, perché esattamente come lui che non poteva muoversi, Jeremy non poteva far nulla. Era troppo complicato da poter risolvere e  spiegare a qualcuno.

Non parlarne con qualcuno, non era una buona idea, ma parlarne sarebbe stato più doloroso, ed era difficile trovare le giuste parole e la persona giusta, dato che tutti i famigliari sembravano spariti. 

Per non parlare dei genitori di Mik. Nessuno li aveva rintracciati. Sarebbe stata una gioia vedere loro figlio in quello stato?  Forse, se lo sarebbe meritato, secondo loro. 

Stargli vicino, anche se non c'era alcuna risposta da parte sua, era la miglior cosa da fare.

Mik non ha mai pensato di lasciare la sua vita nelle mani del nulla, non l'ha mai fatto prima, quando l'odio della sua famiglia non faceva altro che divorarlo.  Figuriamoci se lo avrebbe fatto in quel momento, che stava per allontanarsi da tutto ciò che gli aveva procurato del male, per ricominciare una nuova vita.  Si era sempre aggrappato alla speranza, per trovare la felicità. Non si era mai arreso, perché le cose belle non arrivavano stando fermi secondo lui. Bisognava fare qualcosa per essere felici: andare in contro alla felicità, per accorciare le distanze che potevano esserci. 

La vita di Mik però dipendeva una macchina.

Jeremy passava molto tempo con lui. Gli raccontava tutto ciò che gli accadeva quando stava fuori.  Storie sui strani clienti che andavano nel suo negozio, di come, certi che erano già buffi lo diventavano ancor di più con l'abbigliamento che sceglievano. Gente logorroica che  stava ore e ore a contemplare i vestiti per poi non acquistarne neanche uno. Insomma, cercava di farlo ridere, di farlo stare sereno anche se non poteva avere la certezza che fosse così.

Ogni mattina, prima di andare a lavoro, passava da lui e si perdeva nei suoi racconti e riflessioni. Nei monologhi che intratteneva c'erano molte domande alle quali solo Mik avrebbe potuto rispondere, perché erano rivolte a lui.

Jeremy si accontentava di potergli accarezzare il viso e stringere la sua mano anche se non recepiva risposte agli stimoli.  Per lui era importante potergli stare vicino perché sentiva che Mik aveva bisogno di lui, percepiva questa sensazione. Sapeva che in altre circostanze il suo compagno avrebbe fatto lo stesso per lui.



4 mesi dopo..

Jeremy aveva comprato un mazzo di fiori, quelli preferiti di Mik, da un venditore ambulante.

Una volta entrato nella stanza, dove era ricoverato il suo ragazzo, si precipitò verso il letto per salutarlo, gli diede un bacio delicato sulla fronte e gli disse << Buon giorno amore..>>.  Gli sorrise anche se sapeva che Mik non lo poteva guardare, ma per lui era sempre una gioia rivederlo. Era follemente innamorato di lui. 

Era trascorso quasi un anno da quando Mik si era trasferito da lui, e vivere ogni giorno insieme lo aveva portato ad abituarsi alla sua costante presenza e non averlo più in casa lo faceva star male, era come se mancasse una parte di lui, perché gli era affezionato molto.

 Lo amava, anche se non glielo aveva mai detto. 

Non riusciva a capire come lui potesse scatenare queste forti emozioni ogni qualvolta che lo vedeva; anche in quello stato riusciva a fargli battere il cuore e questo lo legava ancora di più. 

Jeremy si avviò verso la finestra per spostare le tende. Apri le ante e scostò in entrambi i lati i lunghi fasci bianchi di cui erano fatte le tende. Alcuni raggi di sole attraversarono la stanza fino ad illuminare il volto pallido e dimagrito di Mik.  Vicino al suo letto, poggiato sul mobile, c'era un vaso che Jeremy riempiva spesso di fiori, colorati e profumati per la maggior parte delle volte. Prese il vaso e andò a cambiare l'acqua. Era pronto per un nuovo colore.

Quel giorno gli aveva portato la felicità: i girasoli, che  Mik chiamava così perchè ogni volta che li vedeva, diceva che erano i fiori della felicità poiché quel colore giallo, molto vivace, gli infondeva gioia e allegria. 

La situazione in cui si trovava aveva fatto crescere molto Jeremy in questi ultimi mesi. Lui si sentiva più forte emotivamente: piangeva raramente ed aveva assunto un atteggiamento più combattivo e speranzoso. Cercava di colmare la tristezza che provava con il coraggio e la speranza che avrebbe avuto Mik in quel momento. 

Ciò che lo faceva andare avanti era quel viaggio che avrebbero dovuto fare insieme. Una nuova vita lontani da lì. Jeremy ci sperava ancora e non gli importava quanto potesse aspettare, lui era lì. Non si sentiva di abbandonare il suo ragazzo perché era l'unica persona che gli era rimasta. 

Aveva imparato molte cose da lui, a superare molte situazioni difficili grazie al suo ottimismo, ad esempio. 

Voleva rivederlo come era prima. Voleva stare abbracciato a lui, nel loro letto o sul divano; aveva bisogno di stringerlo ancora tra le sue braccia e guardare i suoi occhi nei quali si perdeva tutte le volte che lo guardava. Desiderava sentire di nuovo la sua voce che gli scaldava il cuore e rivivere tutti quei momenti che lo avevano fatto innamorare di lui. 

Gli mancava ma l'unica cosa che potesse farlo andare avanti era questa: la speranza, di riaverlo di nuovo così. 


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                         <<Buon giorno...amore..>>.  [Continuazione_]

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