☽𝒍𝒐𝒔𝒕 𝒊𝒏 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒑𝒆𝒄𝒕𝒊𝒗

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"Il frutto di un preservativo bucato" "Ho sentito che ha tentato il suicidio" "Mi sento male solo a pensare che respiro la sua stessa aria" "È strana" "È una bastarda" "Non ha amici per quanto è stronza" "Guardala è ricca, ma si veste come una barbona"

Io odio la scuola. Stare in questo mondo e ogni mattina svegliarmi per vedere in torno a me sempre gente falsa. Basta, sono stanca dei "ti capisco" perché la gente non capisce mai un cazzo, ferire per poi mascherarsi dietro un "lo dico per il tuo bene" è solo meschino. Basta di tutto; loro, la vita, la società.. basta, ne ho le ovaie piene di questo mondo di merda. 

E niente, io sono Blue. Non c'è molto da dire su di me ad essere sinceri, ma un minimo di presentazione credo sia d'obbligo; ho diciassette anni, sono alta un metro e uno sputo e ho i capelli castani scuro, ma li odio, sono noiosi, quindi mi tingo abitualmente di nero. Sono nata in Corea del Sud, da genitori entrambi coreani, ma cresciuta in America, Los Angeles.. la città degli angeli caduti. Odio un sacco di cose, ma per partire con il piede giusto che ne dite se vi dico invece ciò che mi piace? Amo alla follia disegnare. Disegno di tutto; paesaggi, persone, oggetti, me stessa, tutto ciò che mi fa sorridere e tutto quello che riesce a farmi piangere.



«Signorina Lee»

Come fa questa pazza ad urlare in questo modo di prima mattina? E nemmeno avesse una voce soave e delicata.. la sua è cosi stridula e fastidiosa che pare di sentire un pappagallo cantare. Non sopporto gli insegnanti a prescindere dal loro carattere, per dire, chi sono loro per mortificarmi in questo modo? Una fottuta persona che non sa niente della tua vita che ti giudica tramite un voto.. assurdo.

«Si?»

«È da tre ore che le sto chiedendo di chiudere la finestra, siamo a novembre, fa freddo»

Accompagna il suo lamento ad un picchiettare il piede contro il pavimento, la vedo perfettamente come un animale che cerca di marchiare il territorio, molto temibile.

«L'età fa brutti scherzi, ma tranquilla.. non è colpa sua, passerà tutto»

Logicamente non posso non dire il tutto con un bel sorriso sarcastico stampato in faccia.. però ora mi sto stufando, meglio godermi un po' di musica e fare un pisolino.


Di solito passo tutte le ore a scuola cosi, con le cuffie alle orecchie e abbandonata a me stessa sul banco, a parte in quelle di matematica però. La matematica non mi dispiace; molti non la capiscono, altri invece capiscono tutto al volo e vorrebbero che non fosse cosi. Mi piace perché mi aiuta a dare un senso al mondo, perché si sa che questa vita, come la matematica, segue movimenti ben precisi dettati da regole quasi meccaniche, ma, sempre come la matematica, ci sono le eccezioni: fra tanti numeri tutti uguali e senza senso ce n'è uno che le regole non le rispetta, che va per i fatti suoi e si racchiude nel suo modo di essere più complicato rispetto agli altri. Pensa di essere solo, ma non lo è, in tanti sono come lui.. ci sono i numeri primi, i numeri razionali e irrazionali, i numeri interi e infiniti e quelli positivi e negativi. Ecco, i numeri sono persone.. c'è solo una cosa che distingue la matematica da questa vita: in matematica 2:1 è uguale a 1, nel mondo 2:1 è uguale a 0.


Dalle cuffie riesco a sentire la campanella suonare, finalmente giungerei, la terza ora, cioè quella per la pausa. Tutti si alzano e in pochi secondi la classe si svuota, mentre io rimango con la testa appoggiata sul banco.

«Blue»

Vi avevo accennato prima che ci sono diverse cose che odio particolarmente giusto? Mi sembra il caso di annunciarvi quella che più mi innervosisce; essere toccata.

«Togli quella mano dalla mia spalla e solo allora protrai dirmi ciò che vuoi»

Ci provo con tutto il mio cuore a rimanere con i nervi saldi.

«Scusa» si affretta a dire facendo subito dopo un passo indietro. «Ti chiama la prof di matematica, è fuori»

Mi tolgo completamente le cuffie dalle orecchie per poi afferrare lo zaino che ho usato in queste ultime ore come cuscino, mi alzo dalla mia solita posizione e mi dirigo verso la porta per uscire dall'aula. 


«Ha detto Yeri che mi vuole»

La signora Jones è la mia insegnate preferita, non è diversa dalle altre per carità, ma la guardo in modo diverso solo per la materia che insegna.

«Avrei una proposta da farle» si ferma, come per aspettare una mia risposta, ma le faccio segno con la testa di continuare. «Oggi è arrivato un allievo nuovo e non sa affatto la lingua, cosi mi chiedevo se-»

«Fossi disponibile a fare la balia? Passo»

«La prego.. ha la sua età e si è appena trasferito, non conosce ancora nessuno» mi supplica.

«Non sono l'unica coreana in questa scuola»

Perché mai dovrei, io, fare da badante a un ragazzetto analfabeta? Che sono? Una assistente di sostegno?

«Per favore»

«Ho detto no e se non le dispiace dovrei andare ora»

«Va bene, grazie lo stesso» sorride amareggiata.

So che è solo una delle sue bravate organizzate, insieme a mia madre, per farmi "socializzare", come se il problema fossi io.. cioè si, sono io, ma non del tutto.


Devo fare un salto in bagno, quella vecchia mi ha fatto venir caldo.

«Annyeonghaseyo» ero sul procinto di entrare in bagno quando sento una voce maschile, alle mie spalle, salutarmi in coreano.

Mi giro per vedere chi sia.. e, non lo conosco, sarà quello "nuovo" di cui parlava la Jones? Non lo so e nemmeno mi interessa.. però caspita, è strano. Non è molto alto ma mi fa sentire comunque tremendamente bassa, indossa una mascherina nera, per questo non vedo molto bene il viso, ma ha gli occhi piccoli piccoli.. si intravedono da dietro a degli occhiali a montatura grande, e tanto per dirlo, ha i capelli neri con qualche riflesso blu sulle punte, almeno è ciò che si intravede dal cappuccio. Ma che è? Un agente della FBI? Chi diamine viene a scuola coperto peggio di uno stalker?

«Ciao..» rispondono velocemente, voglio andare via.

«Mi chiamo Ethan, sono nuovo e mi chiedevo se potessi aiutarmi tu»

A momenti lo parla meglio di me l'inglese questo, non può essere lo stesso di cui parlava la Jones.

«Okay Ethan, non so come esserti utile.. vai in segreteria, li sapranno come aiutarti, ciao»

«Ah va bene, ci vediamo, grazie!» mi saluta con la mano prima di stringersi lo zaino sulle spalle e superarmi.


Indovinate un po'? Il signorino mi ha fatto perdere la voglia di rimanere qui. Vado dritta in segreteria e prendo un permesso per uscire, in questa scuola basta dire che è successo qualcosa di grave in famiglia ed è fatta.


𝐭𝐫𝐮𝐥𝐲 𝐟𝐢𝐧𝐞.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora