To another world

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"...dovete salvare campioni di umanità, vita animale e il meglio della tecnologia..." quella mattina non era come le altre.
Io e Angelique avevamo appena ricevuto la nostra nuova missione: salvare il mondo dall'imminente diluvio universale.
"Ok, Jo penso io ad avvisare i responsabili della sicurezza, tu puoi iniziare a fare il resto. Ci vediamo alla piattaforma".
A noi toccava il lavoro duro, ma d'altronde era la nostra natura essere identificate.
Questo era quello che aveva enunciato la macchina direttiva dalle analisi del futuro.
Potevo fare la kotestis, la nolistrana madre oppure la ulmena, che ne so, avrei preferito avere delle possibilità.
Avrei preferito avere qualcosa che mi avrebbe permesso di vivere, di avere una vita vera.
Invece no. Io salvavo Cokerfin ogni giorno, certo, ma dovevo dedicare ogni mio pensiero e sforzo, solamente a questo.
Salvare il mio pianeta era il mio dovere, era il mio lavoro ed era anche un mio privilegio.
Mio e quello di altre sette persone.
Noi non avevamo rapporti a livello umano con nessuno, ovviamente; da ormai 387 mila anni funzionava così.
La dittatura che ha seguito la Quarta Guerra Mondiale ha cambiato tutto o almeno è quello che ci hanno sempre insegnato.
Un tempo provare sentimenti veri era un diritto, una scelta, mentre ora, essendo un'identificata, non potrò neanche decidere con chi mi unirò in matrimonio.
Il tempo che non passavo in missione lo passavo alla piattaforma.
"Salve Alric, Angelique le ha comunicato la nuova missione?"
"Buongiorno, si signora, ho appena terminato di preparare la lista dei DNA più puliti a Cokerfin; io proporrei la famiglia 38765.
L'altra metà di noi si occupa della ricerca delle specie animali e visto che abbiamo quasi terminato noi dovremo provvedere anche agli esemplari tecnologici "
"Perfetto, Angelique è andata al distretto per organizzare lo spostamento. Abbiamo 54 ore rimanenti, non abbiamo tempo da perdere. Io e gli altri andremo a fare la selezione, tu puoi restare qui in sede per comunicare le nostre decisioni al Maestro III."
Era sempre così in missione: il Maestro dà un compito da svolgere, noi lo compiamo e si ricomincia così ogni volta, ogni giorno, ogni anno.
In alcuni casi, come in questo per esempio, svolgere il mio lavoro ha i suoi vantaggi. Stavolta ho la possibilità di sopravvivere mentre i miliardi di persone su questo pianeta non ne ce l'hanno.
Non lo farò nel luogo in cui sono cresciuta, ma proseguirò il mio cammino.
La nostra vita è sempre stata oppressa da decisioni dai piani alti, la frase guida di tutti qui è "chi ha imparato come obbedire saprà come comandare".
Ogni minimo strappo alle regole è seriamente punito. Le regole qui sono leggi e le leggi qui sono tutto.
Noi sette non abbiamo vere e proprie famiglie perché ci distrarrebbero dal lavoro.
Noi siamo tutti soli, siamo solo noi e noi stessi, non c'è amore, niente.
Quando moriremo, e toccherà a tutti noi, nessuno soffrirà, a nessuno importerà più niente di noi.
Questo è fantastico, perché non affezionandosi alla gente nessuno di noi soffre a causa di qualcuno e non soffrendo si può lavorare e svolgere più attività utili al prossimo.
Mancavano 47 ore al limite di tempo e il Maestro sarebbe partito per il pianeta sicuro alla trentacinquesima, noi eravamo preoccupati per la vicinanza alla scadenza del tempo perché verso l'ottava ora al termine sarebbero arrivate le nubi corrosive che ci avrebbero impedito qualunque spostamento.
Andava tutto discretamente fino a quando un identificato, non mi ricordo neanche più chi, mi confidò quello che gli aveva detto Angelique quella mattina: che avrebbe rinunciato al suo incarico in quanto preferiva restare a Cokerfin.
Quella fu davvero una terribile notizia perché non avremmo avuto né tempo né le risorse per addestrare qualcuno che la potesse rimpiazzare e io avevo il compito di parlarle, in quanto capo e sua superiore.
La cercai nel suo reparto alla piattaforma ma lì non la incontrai e nessuno quel giorno l'aveva vista, così mi recai a casa sua.
Era lì, la intravidi attraverso una finestra sul retro.
Era lì, in cucina appoggiata al lavello che piangeva e vidi che in ogni goccia ci metteva l'anima, perché lei ne aveva ancora una.
Quando bussai alla porta finse di non esserci, quindi fusi la serratura e mi diressi immediatamente verso la cucina.
"Angelique ho saputo della tua decisione e penso di non poter concordare con te. Pensi di potermi spiegare meglio cosa ti ha spinto a prenderla?"
Non rispose, anzi, fece una risata amara e scosse la testa.
"Perché hai deciso di mollare?"
"Tu non capisci, nessuno capisce. Ovviamente.
Perché nessuno ha mai capito me o i miei sentimenti.
Io sono sempre stata diversa e per quanto io ci provassi, e credimi che l'ho fatto, non sono mai stata come gli altri, non sono mai stata abbastanza.
Certo, qualche volta qualcuno mi ha fatto credere di essere importante ma la verità è che io non lo sono mai stata, non sono mai stata la colonna portante di qualcuno, non sono mai stata un punto fermo o la prima persona a cui confidare un segreto di qualcuno.
Nessuno mi ha mai dato importanza mentre se do un'occhiata in giro vedo solo gente completa, circondata da persone che hanno imparato ad amare mentre io sono sola e nessuno sa cosa vuol dire non avere nessuno, tu non sai cosa vuol dire fare degli incubi ogni notte sulla poca gente che credi che ti resti, nessuno sa cosa vuol dire sentirsi schiacciato da una forza più grande che ti vuole distruggere ma non con un taglio netto, no sarebbe troppo facile, ma mediante lunghe sofferenze; nessuno sa cosa possa significare essere coscienti del fatto che nessuno possa sentire la tua mancanza, che nessuno potrebbe accorgersi della tua morte e che essa potrebbe non urtare nessuno.
Io decido di mollare perché quelli che credevo fossero i miei punti di forza, alcune delle poche cose che credevo mi rimanessero, non sono evidentemente abbastanza e perché sono certa che non farò comunque soffrire nessuno.
Io ho deciso di mollare perché sono troppo debole e non posso proseguire questa vita senza un senso, senza un briciolo di felicità nella mia intera esistenza.
dunque si, io mollo."
"Sappiamo entrambe che non è vero" e mi interruppe con uno scatto d'ira che mi spossò parecchio.
"Basta! Josephine, ti sono riconoscente per tutto quello che hai fatto e che stai facendo per me ma io ti chiedo" e lì si fermò, prese un respiro profondo come se le richiedesse uno sforzo enorme, e poi continuò
"ti chiedo gentilmente di lasciarmi qui, sono esausta, io sono umana e non potrei continuare a fingere che non mi distrugga tutta questa freddezza. Non posso aspettare, senza neanche un amico, dieci anni per avere il permesso di matrimonio con una persona che magari non conoscerò nemmeno!"
"Perché tu sei umana? Ah e pensi che tutti noi non lo siamo più? Pensi davvero di essere l'unica che soffre? Tu non puoi davvero pensare che tu sia l'unica ad essere consumata dal desiderio di provare amore, qui tutti lo siamo ma aspettiamo in silenzio.
Aspettiamo e aspettiamo e nel frattempo ci teniamo su a vicenda. Te compresa perché non è vero che non sei importante per nessuno. Tutti noi al distretto ti vogliamo bene. È un momento difficoltoso per te, ma ti capisco: ti senti debole, vulnerabile mentre ti sembra di vedere tutti gli altri invincibili ma non è così. È quello che gli altri vogliono farti vedere. Tu mostrati forte, metti loro in soggezione, non soffrire per loro, lasciali soffrire per te.
Non ha senso morire ora, perché la tua vita ti riserva molte sorprese.
Non ha senso lasciare tutto per gli altri, ignorali.
Preparati, dirò che hai avuto un imprevisto a casa per questo non sei venuta alla base oggi, partiremo prima della decima ora per essere sicuri di evitare problemi. Spero di trovarti pronta. Intesi?"
"Grazie"
Pensai di averla aiutata, no? Sembrava sollevata e pensai addirittura che sarebbe venuta con noi e così accadde: il giorno dopo alla dodicesima ora arrivai alla piattaforma, con gli ultimi esemplari di tecnologia che avevo trovato nel frattempo con Alric, mente lei era già lì che provava a conversare con qualcuno.
Arrivammo al nuovo pianeta tutti sani e salvi, non vi racconto i dettagli viaggio perché non è nelle mie competenze, finisco solo la storia di Angelique.
Quei giorni sembrava felice, pareva si stesse adattando senza pensare a tutte le vite perdute a Cokerfin, compresi quelle dei suoi parenti.
Quei giorni a me sembrava felice.
Potrei dirvi che l'amore vince su tutto, potrei dirvi che è stata forte, che è riuscita a sopravvivere a tutti i suoi problemi e a vivere una vita piena e felice non ostante tutto inventandomi un meraviglioso finale ma che senso avrebbe?
Ormai siete abbastanza grandi per sapere che il lieto fine se lo inventano tutti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 24, 2016 ⏰

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