Capitolo 2

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Erano seduti sugli sgabelli della cucina quando a Calliope stava iniziando a mancare il respiro, una frazione di secondi e si ritrova in bagno, per non fare preoccupare la sua famiglia, cerca di nascondere il fatto che sente come delle dita attorno al suo collo stringere così forte da farla boccheggiare.

Si appoggia al lavandino, sorreggendosi, niente.
Si sente le gambe molli, eppure cerca di non mollare.
Mette i polsi sotto il getto d'acqua e la sensazione pressante svanisce.

"Oh santo cielo, cosa cavolo è stato?"
Tra me e me cercavo una risposta, ma non la trovavo.
Era tutto così reale, non poteva essere solo un incubo che vivevo ad occhi aperti.

Improvvisamente mia madre entra in bagno e prontamente mi prende tra le braccia.

"Callie mi hai fatto preoccupare, cosa ti è successo?"
Mi guardava con un cipiglio fisso sul viso, gli occhi quasi lucidi e la preoccupazione a fior di pelle.

"Mamma scusa, non mi sentivo bene, era un forte giramento di testa ma non volevo allarmare tutti"

"La prossima volta avvertici, sono cose importanti queste e non voglio che tu svenga in bagno con la porta chiusa"
Si porta una mano sul viso e mi accompagna di nuovo in cucina, posso sentire ancora le sue mani tremolanti sulla mia schiena.

"Su dai torniamo di la così bevi un bicchiere d'acqua"

"Tesoro sono ancora molto preoccupato per ieri sera, c'è qualcosa che devi dirci?
Eri con il tuo ragazzo?
Non so cosa pensare"

Papà mi fissava cercando una risposta esaustiva da parte mia ma io davvero non sapevo cosa dire, non è stata colpa mia e non ho chiuso la porta.

"Papà sono seria io non ero con nessuno e non è mia abitudine chiudere la porta a chiave, forse si è trattato solo di un errore, mi dispiace però adesso devo davvero scappare a scuola"

"Va bene dai non è una tragedia e tu sei ancora qui con noi quindi fai attenzione"

Gli sorrido, saluto con la mano ed esco dalla porta con il mio zaino e le cuffie.

Durante il tragitto, di almeno dieci minuti, non posso negare il fatto di avere avuto la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo, ma ogni volta che mi giravo, come per magia non c'era anima viva.
Eppure sentivo che qualcuno mi stesse osservando, anche se non so precisamente da dove.

Nonostante questa sensazione arrivo tranquillamente a scuola, anche se tranquillamente è un parolone poiché l'ansia giornaliera si presenta allo stesso momento.

Non ho molti amici, a dire il vero penso di averne solo una che mi vuole davvero bene, Andrea e ha origini spagnole, ci piacciamo a vicenda perché dal primo momento in cui ci siamo scontrate abbiamo imparato a sostenerci a vicenda e soprattutto non cadere nella trappola dei ragazzi o in quella di Hailey, l'Italo-Americana che si crede magnifica e che a scuola é molto temuta.

"Sai non penso che questa sciarpa ci stia con la tua faccina aranciata"
Hailey sfreccia davanti alla ragazzina punk e le getta a terra la piccola sciarpa portafortuna.
Finita nel fango.
Comportamenti del genere dovrebbero essere puniti, in modo da far spaventare tanto queste svampite senza cuore.

"Calliope.
Calliope"

La testa iniziava a girare, nella mia mente una vocina continuava a rimbombare così forte da farmi pulsare anche le vene.

Sentivo il sangue scorrere così velocemente e il cuore pompare così veloce che quasi non respiravo.

La stessa sensazione che avevo avuto in cucina stava riproducendo adesso.

"Le corde tiravano forti e il vento agitava le vele così forte che quasi la barca pensavo volesse ribaltarsi"

Domandavo tra me e me cosa volessero dire queste frasi che continuavano a vagare per la mia mente, non avevo più il controllo di me stessa, ne tantomeno del mio corpo.
Mi stavo aggirando nel corridoio a passo veloce e mi dirigevo in bagno.
Una volta dentro, mi ritrovo seduta a terra nella piccola stanzina che mi circondava e che mi faceva andare fuori di testa.

Le voci continuavano, questa volta strillavano tanto forte da sembrare indemoniate.

Mi disturbavano a tal punto da farmi ritrovare sdraiata su quel pavimento lurido.

Ero svenuta, ero sola, sentivo freddo e la mia mente vagava nel vuoto, uno spazio tutto bianco senza forma e senza anima viva, ero solo io, io e me stessa.

La mia amica mi aveva trovata sdraiata con le convulsioni e io viso pallido, quasi trasparente.

Non credevo alle sue parole inizialmente.
Mi ha confessato che mentre ero svenuta c'era qualcosa di strano che scorreva nelle mie vene.

C'era un liquido, o almeno suppongo, scuro, quasi marrone tendente al nero.

Non sono mai stata così spaventata, dovrò fare delle ricerche e speriamo non siano qualcosa di preoccupante.

Mi hanno portata a casa la mia miglior amica e la mia professoressa.
Mia madre era così preoccupata che mi ha portato al pronto soccorso, ma come premeditato non hanno dato le informazioni che ci interessavano.

Mi sono addormentata alle 14 per poi svegliarmi alle 6 del mattino, orario astruso per il mio sonno, ma quel giorno qualcosa di strano mi pervadeva.

Per mancanza di sonno mi sono seduta sulla panchina accanto la finestra panoramica che da sulla città a scrivere sul mio taccuino i misi pensieri e le sensazioni che mi avvolgono.

Avevo ancora un po' di nausea ma dovevo comunque tornare a scuola e così mi sono vestita, pettinata e subito buttata per strada grazie alla delicatezza di mio fratello che per qualche motivo era di fretta...

Nelle viuzze che portano da casa mia a scuola una certa ebbrezza accarezza il mio viso, un ragazzo vestito completamente di nero cammina nella mia direzione, ha un cappuccio che gli avvolge il capo e l'andatura da menefreghista alias "sonoilcapodelmondo".

Quando lo ritrovo accanto a me, ho la sensazione che mi abbia sfiorato e lanciato un'occhiata cupa e piena di rabbia.

Solo quando mi trovo quasi all'entrata della mia scuola mi accorgo di avere un fogliettino post-it nella tasca della mia giacca verde, lo scruto attentamente e al centro a caratteri medi c'è una scritta.

"Melbus lane station.
A24, C78.
Troviamoci li, solo io e te.
Non farti idee strane."

~The Witchcraft~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora