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La sveglia inizia a suonare ripetutamente, infastidendomi fino all'inverosimile. Oggi non sarei dovuta presentarmi all'Università, eppure quello stupido aggeggio elettronico non sembrava saperlo. La sera precedente, a quanto pare, mi ero dimenticata di disattivare la sveglia per il mattino successivo. In ogni caso, non ho le forze per alzare anche solo di un millimetro la testa dal cuscino, per girarmi e schiacciare il bottone in cima a quella fonte di casino che non smette di torturare le mie orecchie. Vorrà dire che mi lascerò in balia di questa tortura. Ma evidentemente qualcuno non la pensa come me.
Sento la porta della mia stanza aprirsi e il, leggero e veloce, passo di quattro piedini venire verso di me. Continuo a tenere imperterrita la testa contro il cuscino, faticando anche a respirare, a tratti.
Ad un certo punto sento un forte urlo, come quelli di battaglia, ma provenire da due voci bianche, quindi dolci e acute. Dopodiché, i miei fratellini si lanciano sul mio corpo con il loro che, essendo piccoli ed esili, non avrei mai immaginato potessero farmi così male.
Mugugno qualcosa di indecifrabile in segno di protesta e loro si mettono a ridere come matti, prendendomi in giro. Nel frattempo, la sveglia ha smesso di suonare. Almeno quello.
«Cos'è questa? Una specie di vendetta per non aver spento la sveglia?» sussurro con ancora gli occhi chiusi e la voce roca, spostando la testa di lato per farmi sentire.
Li sento muoversi attentamente sulla mia schiena, cercando una posizione più comoda per soffocarmi meglio.
«No!» esclama John, con un'euforia che non gli appartiene.
«Non dovreste prepararvi per andare a scuola?» sbadiglio, nel velato tentativo di guadagnare qualche altro minuto di sonno.
«Sono solo le sette, abbiamo ancora mezz'ora di tempo prima che la mamma ci venga a svegliare» puntalizza Hope, come è solita fare.
«E perché non siete a letto?» continuo, più nel mondo dei sogni che nella vita reale.
«E perché tu sei ancora a letto?» chiedono loro all'unisono, pimpanti come sempre.
A volte mi fanno paura quando parlano nello stesso momento. Mi ricordano tanto i gemelli dei film horror, con la voce quasi robotica e grave e lo sguardo indemoniato. L'unica differenza è che loro sono i miei piccoli angeli custodi, pieni di capricci, innocenza e bontà.
«Prima voi.»
«Non abbiamo più sonno» risponde John, semplicemente.
Allora io rispondo «Io ho ancora sonno, invece.»
Spero che si alzino presto dopo il mio ultimo commento, ma passa qualche minuto e non mostrano il minimo accenno ad andarsene. Non che non mi piaccia la loro compagnia, ma di prima mattina sono già abbastanza irrascibile e non voglio trattarli male per farli uscire dalla mia stanza... non sono mai stata sgarbata con loro e non voglio iniziare ora. E poi, oggi è l'unico giorno in cui posso dormire come se non ci fosse un domani e loro stanno infrangendo tutti i miei programmi.
«E gradirei tornare a dormire, se non vi dispiace» continuo.
«E se restiamo zitti?» domanda innocentemente John, con una voce talmente dolce da farmi venire voglia di prenderlo e stritolarlo in un "abbraccio da orso", come siamo abituati a chiamarlo.
Ma non lo faccio. Probabilmente perché i gemelli sono sdraiati entrambi con i gomiti puntati nella mia schiena. Dettagli che fanno la differenza, insomma.
«Okay» dico soltanto e sento le loro testoline appoggiarsi sulle mie scapole, togliendo finalmente i gomiti dalla loro posizione precedente.
Faccio un sospiro di sollievo e torno a dormire, con i loro piccoli corpicini che pesano sul mio.
Mi sembra che sia passata un'eternità quando mamma entra in camera, ma in realtà mi accorgo che sono passati solo dieci minuti.
«Kim, hai visto i... Oh, eccoli qui, i miei due furfanti!» la sento dire, avvicinandosi ai due piccoli di casa Green «Sono andata in camera vostra per svegliarvi ma non vi ho trovati.»
«Eravamo qui, da Kimmy» risponde Hope, facendomi sorridere lievemente per come mi ha chiamata.
«Beh, questo l'ho visto» la immagino mentre sorride intenerita nel vederci così uniti «Ora lasciate riposare vostra sorella, ne ha bisogno.»
«Va bene» rispondono, alzandosi dal letto e incamminandosi verso la porta.
Ma prima di uscire definitivamente dalla stanza, fanno uno scatto veloce di nuovo verso di me per lasciarmi un bacio tra i capelli.
«Grazie marmocchi, mi avete rallegrato la giornata» mormoro, prima che escano dalla mia camera per andare a prepararsi per la scuola.
Passano altre due ore prima che, finalmente, decida di alzarmi dal letto per fare colazione e darmi una sistemata. Scosto le coperte per portare fuori le gambe dal letto quando sento una lieve vibrazione sul mio comodino. Mi è arrivato un messaggio.
È da parte della mamma e dice che mi sarebbe molto riconoscente se, per favore, dessi una pulita alla casa, dato che oggi non devo fare niente di particolare. Insomma, se prima non sapevo come occupare questa inutile giornata, adesso lo so. Questo spiega perché stamattina è stata così gentile con me.
In ogni caso, non mi dispiace darle una mano mentre lei è in giro a fare non so che cosa.
Velocemente faccio colazione, mi lavo e inizio a pulire con la musica a palla. Non dovrei dare fastidio a nessuno in teoria, considerando che sono le undici del mattino e la maggior parte delle persone che vivono in questo quartiere o sono al lavoro o a scuola.
Perdo un po' di tempo mentre pulisco, ballando e facendo finta che lo scopettone per lavare i pavimenti sia il mio microfono. Fortunatamente non mi può vedere nessuno. In ogni caso, spero che i miei non abbiano messo quelle famose telecamere di sicurezza di cui avevano tanto parlato un po' di settimane fa.
Nel momento più bello di una canzone di cui non so il titolo, sento suonare il campanello. Mi blocco immediatamente. E se è... no, non può essere lui. Ieri sera gli avevo detto chiaro e tondo che non avrei più voluto rivederlo e, considerando che sono stata abbastanza cattiva, non penso che si rifarà vivo molto presto.
Il campanello suona di nuovo e, con tutta l'agilità da ninja che mi appartiene, mi avvicino alla porta, per non farmi sentire arrivare. Ovviamente, poi mi ricordo della radio accesa a tutto volume e, dandomi della cretina, mi avvicino a passo normale verso la porta.
Guardo nello spioncino e non so se tirare un sospiro di sollievo o
lasciare che il fumo mi esca dalle narici per la rabbia.
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Ciao a tutti! Come state?
Mi dispiace di non aver aggiornato domenica scorsa, ma sono stata via praticamente tutto il giorno, per questo non sono riuscita ad aggiornare. In più, questa è stata una settimana di fuoco tra scuola, studio e allenamenti.
Perciò mi scuso, e spero che il capitolo vi piaccia anche se è solo di passaggio.
Un beso <3
-Zikiki98.
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The First Love || H.S.
Fanfiction[COMPLETA] Tratto dal libro: «Vieni qui» gli dico con un dolce sorriso sulle labbra, indicando con la mano il posto sul letto accanto al mio. «Non lo vuoi davvero» sussurra, abbassando di nuovo lo sguardo «O meglio, non lo vorrai, dopo che avrai sen...