CAPITOLO DUE - L'INIZIO DEL NERO

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E, cara, l'apatia che sentirai

Sarà la tua casa,

ormai.

Sono le sei e mezzo del mattino e sono di fronte allo specchio del bagno: di fronte a me vi è riflessa una persona che non sono io; ci sono degli immensi solchi violacei sotto gli occhi ed essi – che ricordavo diversamente, forse perché non mi guardo molto spesso e le rare volte che lo faccio non vi presto attenzione – mi sembrano vuoti, la faccia mi sembra più gonfia rispetto al solito ed il colorito è talmente chiaro che mi ricorda quasi il grigio. In realtà non avevo né voglia né intenzione alcuna di guardarmi allo specchio; mi stavo lavando la faccia e poi ho alzato lo sguardo verso lo specchio e mi sono solo accorta di come fossi.

Non credo di aver mai avuto un aspetto peggiore – neanche alla scomparsa, dalla mia vita, di quelle che erano due delle persone più importanti della mia vita.

Il fatto che abbia un aspetto più sgradevole del solito non mi urta affatto (poiché questo è il mio volto e non trovo una valida motivazione per cambiarlo), sono le cause sconosciute a farlo.

Chiudo gli occhi e sospiro; ho decisamente cose più importanti da fare al momento che pensare ai miei problemi emotivi.

"Lar!" mi sento chiamare non appena scendo dall'autobus.

Mi giro e mi è facile notare l'arrivo di una Nancy stranamente saltellante – mi è impossibile fermare il cipiglio che si crea sul mio volto.

"Che c'è?"

"Ti va di andare al cinema a, non so, vedere un film?"

La guardo leggermente stranita: "Non credo di averne voglia, scusami."

Sbuffa; "Ogni tanto potresti anche evitare di essere così tanto scorbutica con tutti! Potresti anche provare a chiederti il perché io sia la tua unica amica e,  magari, provare a tenere il nostro rapporto!"

"Stai scherzando? Tu vieni a dire a me che devo tenere il rapporto unito? Roba da pazzi!"

"Sì, lo affermo! Non proponi mai nulla da fare e sono sempre io a doverti chiamare."
"Be', almeno adesso sai come ci si sente."

"Cosa stai insinuando?"
"Nulla, assolutamente nulla: ti sto solo rinfacciando la verità." Sospiro "Per anni sono stata io quella che cercava di tenere il nostro rapporto saldo, pur di non perderti, ed ora che mi sono finalmente decisa a lasciarti andare sei tu a voler intrappolare me? Mi dispiace, ma non ci sto."

"Cosa?! Spero tu stia scherzando!"

"Non è così. Ora ho lezione, devo andare."

La sento lontanamente sbuffare e arrabbiarsi ma non mi importa – davvero. Sono tremendamente dispiaciuta che il nostro rapporto sia finito e sono consapevole che spesso mi mancherà, ma forse questa è l'unica soluzione giusta nei confronti di entrambe.

Ho deciso, ormai mesi fa, di cercare di provare meno emozioni: se per colpa loro sono stata male, senza di loro, magari, potrei provare a stare bene. Mi sono ben informata riguardo tutto quello che la mia decisone comporterebbe; so perfettamente il valore che le emozioni dovrebbero avere e sono consapevole di tutte le possibili conseguenze: semplicemente non mi importa di nulla. È poi così tanto sbagliato voler star bene?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 31, 2016 ⏰

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