Cosa chiedere a babbo Natale?
Avevo 5 anni quando mio padre mi fece questa domanda.
– Gabriele, allora hai deciso cosa vuoi quest'anno? Un trenino? Un videogioco o cosa?
Lo guardai intensamente; aspettavo quella domanda da un pò. Sorrisi.
– Vorrei una sorellina – esordii con la convinzione di chi aveva detto la cosa più giusta e naturale del mondo.
Mio padre mi guardò perplesso; stranamente non sembrava condividere il mio entusiasmo.
– Gabri – disse – non mi risulta che babbo Natale porti questo genere di regali. Probabilmente dovrebbe parlarne con la befana (che se sapesse che la chiamo così mi ucciderebbe) e vedere che si può fare, ma i tempi sono un pò lunghetti. Magari potresti scegliere qualcosa di più semplice per questa volta?
– Ma, papá – protestai – tu, una volta,mi hai detto che babbo Natale può portare felicitá e amore. Una sorellina è questo, papá?
Non volendo l'avevo messo ancora più in imbarazzo.
– Strani discorsi che fai, piccolo. Sará meglio limitare l'uso di internet da ora in poi, eh? Comunque il punto è che per questo genere di regali babbo Natale ci impiega un annetto almeno, per cui, sai, è come l'altro giorno quando sul catalogo premi abbiamo letto "non disponibile. Da ordinare".
Sorrise divertito.
– mmm – mugugnai – E un fratellino?
– Non credo che questo cambi il concetto! – fece una pausa – É proprio il genere di regalo che richiede tempo.
– Ah capisco – dissi, meditabondo – eppure ho sentito qualche giorno fa che ne parlavate, tu e la mamma.
– In che senso?
– Voi eravate nella camera da letto e tu hai riso e hai chiesto alla mamma: "facciamo un bambino"?
Mio padre strabuzzò gli occhi!
– Oddio, oddio, oddio! – rispose visibilmente alterato e rosso in volto – non dovresti assolutamente ascoltare le conversazioni di mamma e papá quando sono da soli. Non va bene.
– Ooook – sospirai – peccato, sono sempre così divertenti.
– Come "sempre"? Quante volte è successo?
– Tutte le volte che mi annoio – risposi candidamente.
Si portò la mano alla fronte.
– Ok, chiuderemo la porta a chiave d'ora in poi e per la sorellina temo che ci sarà da aspettare e parecchio.
– Non fa niente. Aspetterò – dissi trionfante. Finalmente avrei avuto qualcuno con cui giocare.
Durante quella giornata sentii mio padre parlare con mia madre della cosa mentre lei rideva, si, ma con un'espressione imbarazzata.
Infine rispose – va bene.
E due! Ora c'era solo da aspettare.
Passarono così i giorni, poi le settimane e infine i mesi. Cominciavo a perdere le speranze.
Mio padre non aveva mai mancato alla sua parola; era una cosa di cui andava fiero, ma qualcosa non stava funzionando. Forse questa volta era diverso? Ero deluso.
Ne avrai parlato con lui alla prima occasione. Bisognava lavorare al progetto, eh.
Una mattina però sentii i passi veloci di mia madre mentre correva in bagno; in effetti era qualche giorno che non stava bene. Papá era visibilmente preoccupato.
– Come stai? – Grido' mio padre mentre bussava dietro la porta del bagno.
– Eh, sto vomitando quindi puoi immaginare. Una gioia. – rispose sarcastica.
– Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male?
– No, non mi pare.
– mmm – mio padre era perplesso. Guardò in aria per un pò e infine disse – senti, puoi fare il test?
La breve risposta arrivò dal bagno dopo una decina di secondi buoni – Va bene.
Mio padre si appoggiò al muro in attesa di qualcosa che non capivo così mi appoggiai anch'io alla parete, nella sua stessa posizione, preoccupato per mia mamma ma curioso anche di capire cosa stesse succedendo.
– Mario... – disse lei
– Si
– É... É positivo...
Questa volta fu mio padre ad essere silenzioso.
Riprese dopo qualche secondo con voce bassa, quieta ma che, nonostante tutto, tradiva una certa eccitazione.
– Sarà meglio fare l'esame del sangue.
– Ok...
Da lì a poco la giornata, lentamente, riprese il suo corso ma i miei genitori continuarono ad avere quella strana espressione sul loro viso per parecchio tempo.
Finalmente, dopo qualche giorno, mio padre aprì la porta di casa trionfante! Venne verso di me ed esordì: – ascolta, piccolo – e mi fisso' in attesa di avere la mia massima attenzione.
– si – risposi intimorito
– avrai una sorellina! O un fratellino! Uno dei due, insomma!
– Dai! Forte! Grande! – esclamai. Mi fermai, poi, un attimo perplesso – Come una sorellina o un fratellino? Non possiamo decidere ora?
– Eh, sai – rispose – non sta a noi. Ce lo faranno sapere ma non ora; la richiesta è ancora in corso. Dipenderà dalla disponibilità.
Era al settimo cielo. E io con lui anche se facevo fatica a capire perché i miei genitori fossero così contenti per il mio regalo. Erano chiaramente molto altruisti.
Trascorse così altro tempo con mia mamma che aveva un pancione sempre più grande e che, nonostante dovesse correre spesso al bagno, sembrava il ritratto della felicitá.
Non capivo chiaramente tutti i passaggi ma, secondo loro, tutto stava andando nel verso giusto. Non c'era da preoccuparsi, quindi.
Durante una visita di controllo il medico ci disse che era una "bellissima bambina". Bene!
Una cosa pero' mi lasciava dubbioso; se il dottore sapeva questo sin dall'inizio perché non l'avevamo chiesto prima? Sospirai. Eh, i grandi. Bisogna avere pazienza con loro.
E la sorellina, poi? Da dove sarebbe venuta?
Mi spiegarono che la pancia della mamma era una specie di forno e che lei sarebbe venuta da lì.
Chissà se per il pane funzionava alla stessa maniera.
Arrivò infine il nono mese di questa vita, l'ultimo pare, e i miei genitori sembravano letteralmente galleggiare per aria. A vederli così contenti mi era venuta voglia di chiedere lo stesso regalo ogni anno. Furbo, vero?
Una mattina mia mamma chiamò mio padre:
– Mario, andiamo – e immediatamente dopo – Dobbiamo andare!
– Dove? A questa ora? – rispose lui assonnato.
– Dobbiamo andare ora! – e fissò mio padre in volto aspettandosi una precisa reazione.
Mio padre stette in silenzio solo un altro secondo poi disse brevemente – Oh, ca***
E da lì fu baraonda. Cosa era successo non lo so, ma corremmo come pazzi verso la macchina e da lì come razzi all'ospedale. In tutta sincerità, il tutto era terribilmente divertente.
Mia madre lì fu accolta prima da un'infermiera, fatta sedere su una sedia a rotelle e poi portata velocemente dietro, in una della tante sale.
– Ascolta, piccolo – disse mio padre preoccupato – la sorellina arriverà fra qualche ora. Ora però ci tocca aspettare qui con pazienza.
Diceva così ma veramente era lui quello tutto eccitato.
– Certo, papá – risposi cercando di farlo contento.
Camminò per varie ore avanti e indietro nella sala senza mai fermarsi. Da dove prendesse quell'energia io non lo so ma sembrava instancabile. E preoccupato.
C'era qualche pericolo? Cominciai ad avere un pò paura per la mamma.
Rimasi in silenzio a lungo. C'erano dei giornalini vicino a me su una mensola ma non avevo voglia di leggere.
Fissai il pavimento per parecchio tempo, non so quanto esattamente, quando finalmente sentii i vagiti di un bambino.
– É una femmina – gridò trionfante un'infermiera uscendo dalla sala.
Bè, grazie, – pensai io – lo sapevamo già e da molto prima. Eh.
Mio padre però non sembrava curarsi di questo dettaglio. Guardò la nuova arrivata.
– É bellissima! – disse
Veramente notai che pareva un pò sporchetta.
– Guarda – mi disse, avvicinandola al mio viso – lei è la tua nuova sorellina!
La osservai bene. E fu solo allora che lo vidi, qualcosa di stupendo, di magico, qualcosa che andava ben oltre l'avere compagnia per giocare, ma che, nonostante i miei sforzi, non riuscivo a capire bene in quel momento.
Alla fine guardai il mio papá e semplicemente sorrisi.
Da lì a poco entrammo per parlare con la mamma che ci aspettava e che pareva stravolta.
– Visto, piccolo, che ti abbiamo portato il regalo che avevi chiesto? – disse, fiera – magari non subito ma potrai giocare presto con lei.
– Fantastico. Sono contentissimo – dissi – c'è solo una cosa che vorrei chiedere.
– Cosa – dissero entrambi all'unisono
– Come si spegne? Non fa altro che piangere.
– Ahahah – risero entrambi divertiti – non si può, amore, il primo anno, soprattutto, questo accade spesso.
– Ah! – dissi esterrefatto.
Solo allora capì che mi ero messo in grossi guai...
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La sorellina
ContoDivertente (si spera ;) storia breve sull'amore innocente, quello di un bambino che desidera una sorellina.