Dopo quattro mesi e ventiquattro giorni potevo uscire, finalmente potevo uscire .
Dalla mia camera si vedeva il cielo grigio,sentivo il vento forte che a folate portava via foglie e cartacce dall' asfalto.Vedevo le panchine di legno bagnarsi.
Stava iniziando a piovere,quindi con le poche forze che avevo mi alzai dal letto e chiusi la finestra.Subito notai degli infermieri che stavano fumando sotto la piccola tettoia dell'entrata.
Mi mancava il fumo di una sigaretta, mi mancava la sensazione che provavo quando fumavo: quella calma che provavo mentre espiravo quella nube di fumo che era incastrata nei miei polmoni. Ne sentivo la mancava e credo anche la necessità.
Delle infermiere entrarono nella stanza, subito mi rimproverarono perché ero in piedi e non stesa a letto come volevano loro.
Dopodiché mi portarono alle docce , mi lavai mentre mi controllavano e pensavo tra me e me 'cosa pensate che io possa fare?'.
Con un tono infastidito dissi "Ehm e la privacy?" , un infermiera mi rispose "Mia cara, la privacy l'ha bruciata molti mesi fa!".
Ripensandoci abbassai gli occhi e trattenetti le lacrime; poi dissi "Ho finito!", quindi mi passarono un asciugamano e dei vestiti.
*Qualche ora dopo*
"Ora di pranzo finalmente", nel tempo rinchiusa qui, ho sempre amato questo momento: mi mettevo lì in un tavolino, con un bellissimo ed invitante piatto colmo di cibo di cui non toccavo nemmeno una briciola.
Oggi sedetti al mio solito posto, sempre sola, e salutai la cuoca con un misero "Giorno Florance! Oggi cosa c'è di buono?", Florance con uno sguardo triste, togliendosi la penna dalla bocca rispose "Bimba, oggi ho il polpettone, mangerai qualcosa?".
Io con un sorriso falso ed un tono dolce dissi "Certo! Come sempre no?"
Se ne andò, allontanai il piatto da sotto il mio naso e girai la sedia verso la finestra.si vedeva il vialetto d'entrata. Dopo cinque minuti ,intravidi un taxi e qualcuno che scendeva.
Riconobbi subito quella figura :alta e grossa, era mio padre adottivo: quello che, dopo la morte dei miei genitori, mi prese con sé e mi portò in quella casa , che ora e piena di orrori.
Comunque, era venuto qui per portarmi via.
Ma io ero veramente pronta per andarmene e tornare con l'uomo che mi ha reso l'infanzia un inferno?
Beh ovviamente dovevo dire di sì, dovevo farlo per lui...