CHAPTER 19

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"Ma non essere ridicolo!" La voce di Alyson era piena di incredulità e un pizzico di divertimento. "Come puoi essere la causa della morte dei miei genitori?"
Il viso di Dylan era triste e dispiaciuto, a fatica sosteneva lo sguardo di lei.
"Ti ricordi quando ti ho parlato della mia vecchia vita?" La ragazza annuì, ricordandosi perfettamente quando le aveva rivelato tutta la verità: che lui non era un ragazzo normale, ma era un angelo che era stato mandato dal Paradiso sulla Terra per punizione a causa dei suoi scherzi e dispetti.
"Dodici anni fa ho fatto addormentare un camionista per gioco, e lui..."
"È impossibile, mi stai mentendo." Non credeva, o meglio, non voleva credere alle parole di lui. "Non hai nessuna prova."
"Aspettami un attimo qui, allora." Alyson era confusa da Dylan; cioè diciamocela tutta, è ridicolo che tra tutti gli angeli, proprio quello di cui si è innamorata sia la causa della morte dei genitori, no?
Eppure sembrava veramente colpevole, parola dopo parola che lei pronunciava, lui era sempre più strano e agitato.
Nel frattempo Dylan, era tornato in camera sua per prendere qualcosa che conservava da sempre come un tesoro, in ricordo di quell'evento disastroso per molte vite.
Quando tornò in salotto, si sedette di nuovo accanto alla ragazza, la mano chiusa in un pugno.
"Che cos'hai nella mano?" Chiese la ragazza curiosa e confusa come non mai.
"La prova per farmi credere." E detto questo, aprì la mano.
"Credo sia tu..." Non riuscì a finire la frase perché la ragazza scattò in piedi preoccupata.
"Come fai ad averlo tu?" Domandò incredula e arrabbiata allo stesso tempo.
"Te l'ho detto perché!" Affermò Dylan, mettendosi il nastro giallo in tasca.
A quel punto Alyson non poté più fare finta che non fosse vero.
Dylan era colui che aveva causato l'incidente.
Colui che aveva ucciso i suoi genitori.
"Ti rendi conto di cosa ho passato?! I miei genitori sono morti! Io ero quasi morta!" Ormai stava urlando, l'indice di Alyson era rivolta verso di lei, come a sottolineare che era stata lei a soffrire maggiormente in quel periodo.
"Ascolta Alyson, mi disp..." Anche Dylan si era alzato come la ragazza, cercando di consolarla.
"Hai idea di cosa si prova a sentire le persone che ami più della tua stessa vita, piangere e pregarti di svegliarti e tornare da loro, mentre tu non puoi rassicurarli dicendogli che stai bene?" Sentiva che una ferita, ormai cicatrizzata quasi del tutto, si stava riaprendo, facendone uscire dolore e sofferenza al posto del sangue; ma questa volta era peggio, perché la ferita era stata marcata da un coltello nuovo, allargandola e facendo più male.
"Mio fratello ha rinunciato a tutto per me." La voce spenta di lei era un sussurro, non aveva più voglia di gridare. "Sebastian si è preso cura di me dopo che i nostri genitori sono morti, diceva che la mamma e il papà che ci avevano adottato non lo facevano nel modo giusto." Il flusso delle lacrime si era appena calmato, ma continuava imperterrito. "Lui non ha avuto né un'infanzia né un'adolescenza normale; non ha mai avuto veri amici, né una fidanzata, anche se tutte le andavano praticamente dietro. Per lui c'ero solo io." La ragazza fece una pausa, aveva un disperato bisogno di rifugiarsi tra le braccia di qualcuno, tranne del ragazzo di fronte a lei.
"Ancora adesso lo fa, va al lavoro e torna a casa, non esce mai se non per accompagnarmi in giro. E questo mi fa stare male."
"Mi dispiace davvero, non volevo che qualcuno morisse!" Cercò di giustificarsi Dylan, ma non ebbe successo.
Senza dire nient'altro, Alyson andò verso il suo zaino per metterselo in spalle.
"Che cosa fai?" Chiesa il ragazzo, sapendo già quale sarebbe stata la risposta.
"Non voglio più sentire la tua voce, e neanche vederti."
"Aspetta!" L'angelo le corse dietro, prendendola per il polso.
La ragazza si sottrasse dalla sua stretta, lo sguardo distrutto. "Lasciami andare, tanto tra noi è finita ormai."
"Perché?" Era ovvio il motivo, ma gli sembrava talmente ingiusto lo stesso.
"Ti odio Dyaln, ti odio!" Alyson corse fuori da casa di lui, per andarsene, non ne voleva più sapere dell'angelo, voleva dimenticarlo.

Pochi secondi dopo che Alyson se ne fu andata, arrivò Kim di ritorno dal lavoro. Appena entrata in casa le sembrò che un'aria gelida ne circolasse all'interno, penetrandole nelle ossa fino al midollo.
Gli unici suoni che si potevano udire erano quelli di una persona che stava piangendo, non c'era dubbio.
'Sarà Alyson?' Si chiese la ragazza avviandosi verso il salotto.
Quando entrò nella stanza, trovò solo l'angelo seduto per terra a gambe incrociate con le braccia che ricadevano sopra a esse, il corpo scosso da singhiozzi violenti e rumorosi.
Le lacrime scivolavano lungo il viso per poi cadere a terra, come una goccia di rugiada su una foglia dopo un periodo di pioggia.
"Dylan?" Il ragazzo alzò la testa, notando solo allora la figlia con sguardo dispiaciuto di fronte a lui.
"Hai detto ad Alyson la verità?" Dylan annuì, riabassando lo sguardo.
Kim si inginocchiò vicino all'angelo avvolgendolo nelle sue braccia; lui appoggiò la testa sulla spalla di lei, gradendo molto quel gesto d'affetto.
La figlia provava un dispiacere immenso nei confronti di colui che dovrebbe chiamare 'padre', ma le sembrava troppo strano usare questo appellativo nei confronti del ragazzo.
"L'ho persa, l'ho persa per sempre..." Continuava a mormorare Dylan tra un singhiozzo e l'altro, la voce spenta e carica di dolore.
"È meglio che tu gliel'abbia detto, piuttosto che qualcun'altro." Cercò di rassicurarlo, ma sembrava tutto inutile.
Dylan aveva perso una persona che avrebbe potuto cambiargli la vita radicalmente, colei che gli avrebbe fatto capire cosa vuol dire voler bene e amare qualcuno che non sia se stesso.
"L'hai fatto apposta, vero?!" Dylan stava urlando con lo sguardo rivolto verso l'alto. "Sapevi che era lei!"
"Ma che stai dicendo?" Chiese Kim, guardandolo stranita.
"Ti ricordi quando quel fuoco mi ha parlato, il giorno dopo che ero giunto sulla Terra?" La ragazza fece con un cenno della testa che aveva in mente di cosa stesse parlando.
"Un'anima dolce e sincera porrà fine alla tua punizione. All'inizio non comprendevo di cosa stesse parlando, ma poi ho capito. L'anima dolce e sincera è Alyson." Il silenzio dominava in quel momento nel salotto di casa Stewart, che però durò solo per qualche secondo.
"Lo trovi divertente eh?! Cosa mi vuoi insegnare, il dolore che si prova per una persona che non si può riavere indietro?" Gridò l'angelo rivolto con il viso verso il cielo di nuovo.
"Aspetta un momento." Kim catturò l'attenzione di lui. "Perché sei ancora qui?"
Il ragazzo si sentì preso in giro da quella domanda.
"Ma che diamine dici? Mi vuoi fuori di casa all'improvviso?"
La ragazza subito non capì che cosa intendesse dire l'angelo, quando il suo cervello ebbe compreso, le scappo una piccola risata.
"Tu non stai bene veramente. Io sto soffrendo con il cuore frantumato e ti metti a ridere?" Dylan era shockato dal comportamento strano e irrispettoso della figlia.
"No, non ridevo per quello, ridevo per il fatto che non hai capito che cosa volevo dire, hai parafrasato." Lui aggrottò le sopracciglia, non capendo neancora di cosa stesse parlando.
"Intendevo dire, se la punizione è finita, annullata, vedila come vuoi, allora perché non sei tornato in Paradiso?"
Dylan parve pensarci su, non si era neanche posto questa domanda. "O Alyson non è l'anima dolce e si..."
"Ma non dire idiozie!" Lo interruppe Kim.
"Lo sai benissimo che è lei, quindi c'è solo una soluzione..."
"Devo riconquistarla." Finì la frase l'angelo. "Ma il problema è uno: come faccio? Mi odia ora."
"Questo è un tuo problema." Replicò la ragazza alzando le mani in segno di difesa e scuotendo la testa. "Dovrai cavartela da solo." E detto questo, se ne andò in camera propria.

Alyson stava correndo con lo sguardo fisso per terra, la mente che riviveva ciò che aveva appena vissuto e saputo: il ragazzo che amava aveva ucciso i suoi genitori.
'Ma non l'ha fatto apposta.' La parte di Alyson che amava ancora Dylan le urlavano di passarci sopra, non aveva mai voluto che qualcuno morisse, era stato solo un errore.
Un grosso errore.
La ragazza arrivò a casa con il viso umido dalle lacrime come se le avessero lanciato in pieno volto una secchiata d'acqua.
Essendo circa le quattro, non c'era nessuno che poteva consolarla, Sebastian era ancora al lavoro.
Era indecisa sul da farsi, se entrare in casa e continuare a piangere, oppure andare in giro cercando di dimenticare tutto.
Non avrebbe mai saputo cosa avrebbe scelto, perché a mandare all'aria i suoi futuri piani fu una voce familiare dietro di lei che le parlò con gentilezza: "Alyson, che cosa ti è successo?"

ANGOLO AUTRICE:
Hey gente! Come va? Oggi e San Valentino, e credo che lo passerò con il mio divano (unico mio grande amore a quanto pare) a leggere o studiare. Voi come lo passerete? Spero meglio di come lo passerò io.
Comunque, visto che è San Valentino e a causa della scuola non sono riuscita a pubblicare (maledetta scuola), mi sentivo buona e ne ho pubblicato due.
AMATEMI! AHAH
Comunque, spero vi siano piaciuti i capitoli e ci vediamo al prossimo capitolo, ciaooooo!!

The Angel Without Remorse ||IN REVISIONE||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora