C'era un silenzio innaturale, quasi assordante, che mi costrinse ad aprire gli occhi. Davanti a me si apriva un cielo di un blu così intenso da sembrare palpabile punteggiato da una miriade di stelle che lo illuminavano. Alzandomi sui gomiti, mi accorsi di essere sdraiato su un telo da picnic nel bel mezzo di un prato. Una leggera brezza accarezzava l'erba e muoveva le foglie degli alberi al limitare della radura dando l'impressione che stessero danzando. Quel paesaggio mi aveva stregato al punto di farmi trasalire quando un rumore ruppe quel silenzio magico. Lentamente mi voltai e vidi alle mie spalle la figura di una persona avvicinarsi. Uscendo dal buio, piano piano prese forma un ragazzo che si inginocchiò accanto a me e mi sorrise. Il suo viso era il più bello che avessi mai visto. I lineamenti erano ben definiti senza essere troppo duri, mentre ad incorniciare il viso c'era una criniera di capelli corti e mossi color cioccolato. Le labbra erano carnose e rosee, il naso era piccolo e delicato e poi ... Poi c'erano quegli occhi. Le sopracciglia coronavano due grandi occhi neri più della notte stessa resi ancor più profondi dalle lunghe ciglia. Era uno sguardo dolce, amorevole e al contempo magnetico. Faticavo a concentrarmi sul resto del viso, era come se quegli occhi distogliessero la mia attenzione da tutto il resto. In silenzio, il ragazzo alzò una mano e, facendola scivolare delicatamente sulla mia guancia, mi disse:"Non volevo svegliarti, perdonami.". La sua voce era bassa, vibrante ma calda e carezzevole. Ero frastornato, non riuscivo a pensare lucidamente a quanto mi stesse succedendo eppure sentivo dentro di me un senso di pace crescente. Con lo sguardo fisso, perso nei suoi occhi, gli chiesi :"Chi sei?". Lui mi guardò e un sorriso mesto spuntò sulle sue labbra. Era un sorriso sincero, eppure vi leggevo un velo di amarezza senza capirne il motivo. "Non cambierà mai questo, vero? Sono io, ***. Il tuo ragazzo.". Sentendo quelle parole, spalancai gli occhi e mi tirai su a sedere all'istante. Cercavo un senso in quel che aveva detto quel ragazzo, parevano parole così irreali; eppure lui le aveva pronunciate con una tale naturalezza da portarmi a credere fossero vere. Vedendo lo smarrimento nei miei occhi, lui si avvicinò a me e prendendomi il viso tra le mani mi disse :"Tranquillo, va tutto bene. Tra poco passerà e ricorderai.". Si sedette accanto e me e mi tirò a sè permettendomi di appoggiare la testa sulle sue gambe. Mi sentivo disorientato, non capivo come potesse essere reale tutto ciò ma di una cosa ero certo ... Il vuoto era sparito. Il senso di inadeguatezza, quella sensazione di perenne oppressione che mi stringeva il petto era svanita nel nulla. Così, mentre lui mi accarezzava dolcemente i capelli, rimasi sdraiato a guardare il cielo in silenzio. Ogni tanto alzavo gli occhi e, cercando di non farmi vedere, mi perdevo ad ammirare il suo viso e non appena lui si voltava verso di me distoglievo lo sguardo. Nel frattempo, quelli che sembravano frammenti di una vita passata riaffioravano alla mente e si fondevano creando dei veri e propri ricordi. Quando riuscii a decifrare con chiarezza uno di questi, vidi un'orchidea e facendomi coraggio alzai lo sguardo incontrando il suo. "Significa qualcosa per te un'orchidea bianca?" gli chiesi timidamente. Nello stesso istante vidi una luce nuova brillare nei suoi occhi, era come se sorridessero. Mi rispose:"Allora inizi a ricordare. L'orchidea è il mio fiore preferito e tre settimane fa, per il mio compleanno, me ne hai regalata una. Era splendida, bianca come la neve. E il profumo... Inebriante, dolce quanto quello della tua pelle.". Io, sentendo quelle parole, arrossii violentemente e distolsi gli occhi dai suoi tornando a guardare il cielo. Mentre il tempo passava, io ricordavo sempre più dettagli e lui pazientemente rispondeva a tutte le mie domande. Approfittando di un suo momento di silenzio gli dissi :"Hai idea del perché appena sveglio non riuscivo a ricordare nulla e ora invece ricordo ogni singolo momento?" e lui rispose:"No, purtroppo non so a cosa sia dovuto. Ma ormai sono abituato, fa parte di te.". Stranito da quell'affermazione gli chiesi come mai si fosse addirittura abituato e lui, con lo stesso sorriso mesto di prima, mi disse:"Perché è così sin dal primo giorno in cui ti ho conosciuto. Dopodomani saranno esattamente sette mesi che siamo fidanzati, eppure ogni notte ti svegli senza ricordare nulla.". Sentendo quelle parole mi alzai di scatto e mi voltai verso di lui. Guardandolo, lessi la sincerità nei suoi occhi e vidi quanto amore nascondeva dentro di sé. Non riuscivo a capacitarmi di quanto possa essere doloroso sapere che la persona che ami si sveglia ogni notte senza ricordare nulla di te. Cercando un senso in quel che aveva appena detto, mi alzai e andai a sedermi dietro di lui. All'inizio mi parve un gesto innaturale e strano, ma mentre infilavo le braccia sotto le sue per stringerlo a me, sentivo che era spontaneo e soprattutto sapevo che era la cosa giusta da fare. Appoggiando il mento sulla sua spalla, gli sussurrai all'orecchio:"Prima o poi ti stancherai di continuare a combattere questa battaglia persa contro il mio persistente non ricordare.". Mentre pronunciavo quelle parole, senza che me ne accorgessi una lacrima fece capolino dalle mie palpebre. Ora che sentivo il suo corpo caldo tra le mie braccia, mi resi conto di quanto mi fosse mancato. Pareva che ogni istante passato lontano da lui fosse svanito nel nulla lasciando spazio ad un'immensa gioia sentendo le mani di lui chiudersi sulle mie. In attesa di una sua risposta, lo strinsi ancora e appoggiai la mia guancia alla sua. Sentivo la sua pelle morbida contro la mia, era come se mi stesse accarezzando e mi lasciai cullare da quella sensazione. Senza dire una parola mi prese una mano tra le sue e iniziò a giocarci, prima incastrando le sue dita tra le mie e poi seguendo con la punta di un dito le linee delle vene. Quando aprì la bocca per rispondere, ero talmente assorto e concentrato sulle sue mani che dovetti scuotermi per concentrarmi. "Da quando ti conosco, ho fatto mia questa battaglia. Ci sono persone che ti scuotono dentro, che riducono in polvere ciò che credi di essere e ricostruiscono dalla polvere che rimane ciò che sei veramente. Tu sei questo per me, quindi non voglio e soprattutto non posso stancarmi di combattere. E poi, dopotutto, alla fine ricordi sempre ciò che siamo quindi perché preoccuparsi ? Fino a quando riuscirò a risvegliare in te ciò che ci lega, lo farò anche tutte le notti per il resto della mia vita.". Nel momento esatto in cui l'ultima parola uscì dalle sue labbra in un sussurro sentii un brivido correre lungo la schiena. Mi meravigliai quando quella piccola lacrima che avevo sulle palpebre rotolò giù e andò ad infrangersi sulla pelle del suo collo. Lui, accorgendosene, si girò e mi guardò negli occhi aprendomi il cuore con un semplice sguardo. Capii chi ero, capii che quel momento era l'essenza di tutto ciò che ero. Lui era lì tra le mie braccia ed era giusto che fosse così, sapevo che al mondo non c'era cosa più giusta di quella. Con un dito asciugò la scia bagnata che la lacrima aveva lasciato sul mio viso e adagiò le sue labbra sulle mie. In un attimo ogni cosa scomparve attorno a noi, sentivo solo il calore della sua pelle e la morbidezza delle sue labbra. Risposi al bacio avvicinandomi e stringendolo ancora più forte come per paura che potesse svanire nel nulla da un momento all'altro. Restammo così per un tempo infinito fino a quando lui si staccò, mi diede un buffetto affettuoso sul naso e si alzò. Sorridendo mi disse:"Andiamo a fare una passeggiata? Non ci resta molto tempo.". Afferrai la mano che mi tendeva e gli chiesi cosa intendesse dire quando diceva che non rimaneva tempo. "Tra un po' dovrai andartene, come ogni notte anche se non ne ho mai capito il motivo. E' come se svanissi nel nulla, io resto qui ad aspettarti e tu puntualmente torni da me la notte seguente." mi disse mentre mano nella mano raggiungevamo il limitare della radura. Ero confuso, ogni cosa che mi diceva era vera e al tempo stesso inverosimile. Ma non volevo curarmene, non in quel momento ... Avrei avuto tempo per farlo dopo. Ci addentrammo nel bosco e trascorremmo il tempo ridendo, parlando e confidandoci l'un l'altro i segreti più profondi e reconditi mai svelati a nessun altro. Tornati al telo da picnic ci sdraiammo uno accanto all'altro e rimanemmo in silenzio a contemplare la vastità del cielo sopra di noi. Lentamente sentivo di scivolare in un profondo oblio da cui avevo paura di non riuscire ad uscire e mi voltai a guardarlo. Lui, che già aveva lo sguardo posato su di me, mi strinse la mano e mi disse:"Non avere paura, tornerai e saremo di nuovo noi.". Le palpebre divennero due macigni dal peso insostenibile, cercai di combatterle mentre un torpore inaspettato si faceva strada dentro di me. Alla fine, quando cedetti al sonno, l'ultima cosa che vidi fu un paio di occhi neri come la notte.
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Gli occhi della notte
RomanceQuesta non è una semplice storia d'amore, ma un viaggio tra sogno e realtà alla ricerca di sè stessi. Il protagonista è un ragazzo qualunque, un po' come me o come te che forse stai leggendo. In questo racconto avranno largo spazio i sentimenti, si...