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Ciao, sono Selene.
Ho 16 anni e vivo con mia nonna a Phoenix, ancora per poco però.
Ci stiamo trasferendo proprio in questo momento in una piccola cittadina del North Carolina.
Ho i capelli lunghi fino al sedere corvini, ossia neri con dei riflessi blu.
I miei occhi sono verdi accesi e sono contornati da lentiggini.
Sono magra e abbastanza alta.
In più ho....
"Andiamo Selene"strilla la nonna dal piano di sotto.
La raggiungo con la valigia in mano e dopo aver caricato tutto in macchina partiamo.
"Allora sei contenta?"chiede.
Annuisco in risposta e lei lascia andare un sospiro arrendevole.
In questi due anni, da quando è morta la mamma, non ho parlato ne con la nonna ne con nessun altro.
Mi sono chiusa in me stessa.
"Selene, Selene, Selene...spero che questo cambio di città ti aiuti a dimenticare tutto"sospira scuotendo la testa.
Poso la testa sul finestrino e mi lascio andare in un sonno profondo.

"Svegliati Sel, siamo arrivate"sussurra nonna.
Scendo dalla macchina e mi ritrovo davanti una casa stupenda.
Sarà stata una villa ottocentesca, con il giardino pieno di alberi rigogliosi e fiori di ogni varietà.
È un trionfo di colori.
La casa in legno bianco e il tetto indaco si sorregge imponente davanti a me che la fisso con aria sbalordita.
Sulle pareti della casa ci sono delle rose rosse rampicanti.
Nel mezzo del giardino si erge una fontana funzionante che da quel tocco di romanticismo all'abitazione.
Il sentiero in brecciolato che conduce alla porta d'ingresso è una trovata piuttosto carina a parer mio.
"Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Piaceva anche a tua madre quand'era piccola"sorride calorosamente nonna.
Ricambio il sorriso e, dopo aver preso la mia valigia, vado verso la casa.
Quando entro rimango senza parole.
Tutti i mobili sono il legno scuro, ci sono vari quadri importanti appesi alle pareti, tra questi riconosco "La notte stellata" di Van Gogh e altri ancora che raffiguravano fate, elfi e altre creature.
"Vieni con me, ti mostro la tua stanza"dice nonna arrivando dietro le mie spalle.
"Eccola qui, era di tua madre. Spero ti piaccia"afferma prima di chiudere la porta.
Poso la valigia per terra e mi guardo intorno.
La prima cosa che mi colpisce è l'ondata di profumo della lavanda e della rosa appena entro.
La stanza è enorme, le pareti sono bianche immacolate e in mezzo alla camera si erge un letto a baldacchino in legno bianco con le lenzuola lilla. 
C'è una scrivania, anch'essa in legno bianco, dove in seguito avrei messo il mio computer.
Il materiale dell'armadio è lo stesso del letto.
Il parquet è lucente come se fosse nuovo.
Vicino al letto c'è una libreria dove avrei messo i miei libri.
È davvero stupenda.
Apro la finestra e scopro che la casa è circondata dal bosco.
È perfetto, così potrò continuare le mie ricerche.
Vi starete chiedendo di che ricerche io stia parlando.
Vedete, mia madre era convinta che le creature magiche esistessero, così si mise alla loro ricerca dimenticandosi di me e di mio padre, che da quando ero nata aveva un cancro maligno ai polmoni.
Fatto sta che quando ebbi 6 anni lui morì, lasciandomi da sola con la mamma.
Più tempo passava più lei peggiorava ed era sempre più convinta dell'esistenza di queste creature.
A tal punto che passava maggior parte del suo tempo a cercare delle prove che potessero confermare che le sue convinzioni erano vere.
Con il tempo iniziò ad essere una vera e propria ossessione.
Era talmente convinta di quello che pensava che una notte prese un coltello, uscì in giardino e si inginocchiò per terra.
Quella notte sentì un urlo che mi svegliò così mi affacciai alla finestra.
Mia madre aveva disegnato una stella del diavolo, quelle che usavano le streghe per i rituali, e s'era messa al centro d'essa.
Continuava a urlare.
Diceva cosa prive di senso logico.
Era come se fosse posseduta, come se parlasse con qualcuno in un'altra lingua non umana.
Ero come immobilizzata mentre vedevo mia madre procurarsi ferite da sola.
Piangevo, dio quanto piangevo quella notte.
Quando la vidi cadere per terra esanime corsi in giardino e l'abbracciai.
"Mamma"sussurrai.
"Non mi lasciare"piansi.
"Piccola mia, spetta a te continuare. Promettimi"tossì e le sgorgò del sangue dalla bocca.
"Promettimi che cercherai di finire il mio lavoro bambina mia"
"Lo prometto mamma"singhiozzai mentre vedevo mia madre morire tra le mie braccia.
Quella fu l'ultima volta che pronunciai più una parola.
Avevo 14 anni.
Da quel giorno mi misi alla ricerca di queste creature sperando di trovarne almeno una piccolissima traccia.
Ora eccomi qua.
Ancora non ho trovato nulla ma, a costo di morire come lei, io porterò a termine questo lavoro.
Inizio a mettere in ordine tutte le cose e finito ciò mi vado a fare una passeggiata nel bosco.
Metto una gonna grigia che mi arriva un po' più su delle ginocchia, le DrMartins nere e una canottiera anch'essa nera.
Prendo il mio taccuino ed esco da casa.
Vago per un po' nel bosco fino ad arrivare davanti ad una Quercia secolare davvero gigantesca.
Mi siedo ai piedi di quest'albero e apro il taccuino.
Prendo la matita dalla tracolla e inizio a disegnare una fata dei boschi.
"Sei brava"afferma una voce.
Sono talmente immersa nei miei pensieri da non accorgermi di questo ragazzo che mi fissa.
"Piacere Nate, tu sei?"chiede.
È molto bello.
È altissimo, muscoloso ma non troppo.
Ha i capelli biondissimi e gli occhi azzurri come il mare.
"Ehi, non parli?"domanda.
Nego con la testa e lui assume un'espressione stupita.
"Non parli seriamente?"
Nego con la testa.
"Quindi sei muta?"
Scuoto di nuovo la testa.
"Allora perché non parli?"richiede.
Mi alzo di scatto e corro via.
"Ehi aspetta"urla il ragazzo.
Arrivo a casa con il fiatone e il cuore che batte all'impazzata.
Sospiro salendo in camera mia e buttando sul letto la borsetta.
Prendo il taccuino dalla tracolla ma non lo trovo.
Inizio a respirare con fatica e rivolto tutta la stanza per trovarlo.
Niente.
E se l'avesse preso lui?!
Merda.
Tutti i rimedi segreti delle piante, i disegni sulle creature fatate, i miei appunti sulle cose strane che succedevano.
La mia intera vita dipende da quel taccuino.
Esco da casa e decido di andarlo a cercare nel bosco.
Se sarò fortunata lo ritroverò nel tragitto verso l'albero.

La ragazza nel boscoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora