Capitolo 1

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Sono Michelle, ho 16 anni e vivo da sola a Los Angeles, i miei sono fuori per lavoro. Sono alta 1.65 circa, ho i capelli ricci e neri, gli occhi dello stesso colore.
Partiamo con la storia :)

Ero ormai pronta per il mio primo giorno di scuola, presi la cartella, chiavi, telefono e uscii. Bussai alla porta della mia amica Francesca, da me soprannominata Fran. È italiana, 1.60 circa di altezza, bionda, occhi azzurri, magra e slanciata.
Aprì la porta
"Buongiorno" augurò
"Buongiorno Fran" ricambiai
"Entra, non ho voglia di aspettare un'ora fino a quando aprono le scuole" disse strofinando gli occhi.
"Come vuole signor capitano"
"Pff"
Mi sedetti al tavolo della cucina, anche lei viveva da sola, i suoi se ne erano andati in un incidente d'auto.
"Vuoi bere qualcosa di caldo?"
"Sì, grazie" risposi sorridendole.
2 minuti dopo era davanti a me con due tazze di cioccolato caldo, nonostante il tempo ancora caldo noi lo amavamo comunque
"Senti mi è venuta in mente un'idea" dissi io qualche minuto dopo
"Spara"
"Siccome viviamo entrambe da sole, e ti è difficile pagare l'affitto, stavo pensando che tu potresti venire da me, potrei pagare l'affitto per entrambe, i miei genitori mi mandano soldi ogni mese"
Vidi i suoi occhi attenti su di me
"Stai dicendo sul serio?"
"Sì, perché no?"
Vidi un sorriso formarsi sulle sue labbra
Venne da me e mi abbracciò forte
"Sei un'amica fantastica!"
"Hey hey, così mi strozzi"
"Scusa" si allontanò
"Fa niente"
"Ma comunque l'affitto lo paghiamo a metà, non voglio vivere a tue spese"
"Oh ma sta zitta, tu l'affitto non lo paghi neanche per sogno"
"Ti conosco, e so che se ti metti qualcosa in testa nessuno te la toglie più, quindi sto zitta"
"Hai capito tutto"
Mi sorrise
"Adesso andiamo a scuola, vediamo che compagni di merda ci ritroviamo" disse prendendo la cartella
Scoppiai in una grossa risata
Dopo essermi calmata uscimmo di casa, e impiegammo 10 minuti per arrivare a scuola
La scuola era grandissima, non ne avevo mai vista una così bella.
Ci fermammo ad ammirarla
"Wow" disse Fran, ma sembrò quasi un sussurro
La incitai a continuare a camminare, e quando fummo all'interno, salimmo 2 rampe di scale fino al corridoio della nostra classe. Bussammo alla porta della 3C e un ragazzo che all'inizio credevo fosse della nostra classe, ci aprì. Sorrise e ci fece entrare. Lì ne ebbi la conferma, era nella nostra classe. Era biondo, alto, labbra carnose e aveva una maglietta attillata che gli risaltava la tartaruga.
Fran mi sussurrò all'orecchio
"È mio" alzai gli occhi al cielo, ma mi scappò un sorriso
La classe era davvero grande e spaziosa.
"Ciao, vi va di fare amicizia?" Chiese lui
"Certo" rispose Fran, io non ebbi tempo di rispondergli
"Per te va bene?" Chiese a me
"Ehm... sì! Sì, certo.." arrossii, non ero per niente brava con i ragazzi, fatto sta che non ne avevo mai avuto uno.
"Come ti chiami? Io Francesca, ma puoi chiamarmi Fran"
"Io sono Edward, e tu?" Chiese di nuovo, a me
"Io.. io sono Michelle"
"Che bel nome"
Arrossii ancora
"Grazie..." dissi a bassa voce
"Di niente... ti va di stare accanto a me? Intendo, al banco" Rimasi scioccata, perché dovrebbe scegliere me invece di Fran? Lei è molto più bella di me..
La guardai da dietro di lui e lei mi fece cenno di sì con la testa
"Uhm... va bene!" Gli sorrisi
"Perfetto! E per te Fran, non credo che vuoi stare vicino ad un cretino in questa classe, quindi prendiamo un banco singolo e lo metti attaccato al nostro, che ne dici?"
"Certo" sorrise lei
"Bene, qual'è meglio per voi?"
"Quello in fondo" rispondemmo all'unisono, e poi tutti e tre scoppiammo a ridere
"Banco in fondo, aggiudicato per noi tre!" Disse lui conducendo ci verso, appunto, uno dei banchi in fondo.
Da vicino al muro sollevò un banco singolo e lo mise attaccato al nostro
"Grazie" disse lei
"Prego" rispose
Mi sedetti accanto al banco di Fran e lui accanto a me, dopo 5 minuti arrivò la prof.
Era bassa e leggermente robusta, davvero bellissima, aveva un velo sulla testa, era araba. Sembrava davvero simpatica.
"Buongiorno ragazzi, partiamo subito dalle presentazioni" disse con un sorriso
"Io sono la professoressa White, Habiba White. Sono sposata e ho 29 anni. Partiamo con te, come ti chiami?"
Il ragazzo della prima fila a destra si alzò
"Buongiorno prof, io sono Kevin Ivanov, sono Russo e amo l'inglese."
Poi la ragazza accanto a lui
"Buongiorno, io sono Isabell Schwarz e sono tedesca, amo la matematica" andò così fino a Edward
"Buongiorno, io sono Edward McCartney e sono americano, amo la fisica"
E poi io
"Buongiorno, sono Michelle Williams e sono anche io americana, amo la musica"
E Fran, che fu l'ultima
"Buongiorno a tutti, sono Francesca La Gamba, sono italiana e amo lo sport"
Parlammo tra di noi un sacco, fino a quando non fu pausa. Al suono della campanella tutti ci alzammo dal nostro posto e uscimmo dalla classe
"Cosa volete fare in pausa?" Chiese lui
"Boh, non lo so..."
"Volete conoscere 2 miei amici?"
"Certo" rispose Fran
Ci condusse dai ragazzi di prima, Kevin e Isabell.
"Ciao bro, ciao Isa" diede una pacca sulla spalla di Kevin e abbracciò Isabell
"Ciao idiota, chi sono queste ragazze?" Chiese il ragazzo
"Sono due mie nuove amiche" ci prese sottobraccio
"Carine"
"Scemo, non sono disponibili"
"Siete fidanzate?"
"No" rispondemmo all'unisono
Kevin guardò negli occhi Edward con un ghigno
"Uff, e va bene! Non sono fidanzate, ma..."
"Ma... cosa?"
"Ma niente"
Parlammo per un po' tutti e 5, fino al suono della campanella.
Passarono 2 mesi, e con Edward stava andando sempre meglio. Eravamo, in poco tempo, diventati migliori amici tutti e quanti, Isabell, Kevin, Fran, Edward e io.
Ormai Fran viveva da me.
Tutto stava andando benissimo. Fino a quando, in un giorno di scuola chiusi gli occhi per un secondo, a lezione era una noia mortale. Vidi per un secondo il mio fratello che era a Londra con una benda alla mano sinistra. Aprii subito gli occhi, all'inizio credevo fosse solo frutto della mia immaginazione, ne ero convinta, non mi preoccupai più di tanto.
Ma il giorno dopo mi chiamò dicendomi che si era fidanzato, però si era tagliato profondamente la mano e in quel momento aveva una benda. Non dissi niente del giorno prima, per non farlo preoccupare.

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