Act First /What Comes Before.

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( Finalmente mi sono decisa a pubblicare questa fanfiction anche qui, era ora- l'ho scritta l'anno scorso ed è già completamente postata su EFP, quindi aggiornerò velocemente.
Sarà una storia un po' particolare, è diversa rispetto alle cose che scrivo di solito.
Vi lascio subito al primo capitolo. )

Un altro passo.
Yifan pensa e intanto avanza, con la lentezza misurata di chi, in fondo, sa già cosa fare.
Un solo, piccolo passo.
Mette il piede avvolto dalle scarpe firmate sul cornicione e guarda giù, oltre la punta di esse, oltre la fine del sottile strato solido che lo separa dal vuoto.
Un ultimo passo.
Yifan pensa a tutti quelli che, prima di lui, avranno avuto la stessa vista mozzafiato davanti ai loro occhi, ma non lo stesso suo coraggio. Pensa a tutti quelli che pensano, che pensano ma non fanno, non faranno mai. Yifan, invece, sa già cosa fare. Sa che lo farà.
Dopo, sarò libero?

Jongdae piange in silenzio, con il freddo di Berlino che attraversa persino il suo spesso piumone e gli si insinua dentro i vestiti, fino all'interno delle ossa.
Piange e trema, senza emettere un suono. Le sue azioni esistono, ma potrebbero anche essere unicamente frutto dell'immaginazione. Dopotutto, nessuno ne è testimone tranne lui stesso.
"Perché?" sussurra al buio, con le labbra premute contro il cuscino intriso di lacrime. "Perché te ne sei andato anche tu?"

C'è un posto in cui Junmyeon ama andare ed è un posto a cui non rinuncerebbe mai, per niente e nessuno.
Il mare. Junmyeon ama le onde, ama il placido soffio della brezza tra i suoi folti capelli e il profumo della salsedine che apre le narici e si espande nella gabbia toracica.
Sembra aria nuova, aria diversa. L'aria di mare, per Junmyeon, sa di rinascita e di vita. Di vita vera.
Ma lo Yunnan non è una regione marittima. Junmyeon il mare lo vede solo in tv, nei documentari, nelle foto, nei vecchi video che faceva quando ancora abitava a Marsiglia. Se avesse potuto, oh, se solo avesse potuto restare là e non trasferirsi.
Ma la sua famiglia ha radici in Cina nonostante il loro nome sia coreano, i suoi genitori hanno insistito fino a fargli salire la bile in gola e Junmyeon non ha potuto far altro se non seguirli.
In ogni caso, lo Yunnan non si è rivelato così terribile come ha pensato all'inizio. Lo Yunnan ha qualcosa, qualcosa di diverso, qualcosa di particolare. Sembra un segreto, quel genere di misteri che Junmyeon si sarebbe impegnato a risolvere e non avrebbe abbandonato per nulla al mondo. Nemmeno per il mare, nemmeno per Marsiglia, nemmeno per la vita intera che si è lasciato alle spalle con il trasferimento.
L'attrazione è troppo forte.

Oggi è un giorno speciale, sai?
Luhan cammina con decisione lungo i corridoi dell'istituto, con il nasino all'insù e un sorriso determinato sulle labbra.
Oggi è il giorno in cui farò amicizia con qualcuno e finalmente non sarò più solo.
Accanto a lui ci sono gruppi di amici, ragazzi e ragazze, che chiacchierano e parlano e ridono e scherzano e Luhan continua a camminare, guardandosi intorno.
Oh, e non mi guardare così. So benissimo che dico quella frase da mesi e mesi, ma oggi... oggi succederà davvero.
Decide di fermarsi alla mensa della scuola e prende posto ad un tavolino, uno di quelli mediamente centrali nell'ampia stanza. Lentamente, gli studenti sciamano all'interno e si siedono, pranzando insieme.
Luhan si guarda intorno e aspetta, sorridendo tra sé e sé, tenendo il capo alzato perché sa che un viso limpido e aperto ha più possibilità di uno chiuso, scuro, triste.
Guarda, guarda! Fra poco qualcuno mi chiederà se può sedersi al mio tavolo e io annuirò. Sarò felice. Non mi sentirò più solo.
Ma non accade nulla, esattamente come nei mesi precedenti. Tutti trovano posto e compagnia, mentre Luhan resta solo, in un tavolo troppo grande per un ragazzo senza amici.
Oh.
Il suo sorriso, lentamente, si spegne.
Forse avevi ragione tu, sai?

Il vento gli scompiglia i capelli e sotto di lui, nel nulla, riecheggiano i suoni di una città troppo caotica per accorgersi dei complessi interiori di un ragazzino di diciannove anni.
Yifan ha tutto e lo stesso fatto di non sentire mancanze di alcun tipo costituisce il fulcro del problema. Barcellona è grande e caotica, le persone sono socievoli e sempre piene di cose da dire, da fare, da programmare. Yifan è fermo immobile e osserva tutto dall'alto del grattacielo. La gente che sciama senza sosta lungo le strade, le auto, i pullman, i clacson, i negozi. Tutto si muove ma lui è fermo, immobile, estraneo alla vita che scorre proprio sotto di lui.

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