Capitolo 1

2.3K 42 4
                                    

Correre, correre, penso solo a correre. In torno a me solo porte, porte chiuse su cui vi si leggono graffiati dei numeri, graffi incisi con le unghie. Sento rumori strani e grida provenire da non so dove, forse da dietro le porte o forse mi circondano, sono nella mia testa. Dietro di me buio. Davanti a me buio. Vedo solo dove metto i piedi. Ma io corro a perdifiato: non posso fermarmi altrimenti sono finita. Nella mia visuale continuano a scorrere le porte: porte tutte uguali, di legno, vecchie e logore. Devo scappare, non devo farmi prendere. Ma farmi prendere da chi ? Questa domanda mi riecheggia in testa e tutto d’un tratto mi brocco sul posto. Il senso di ansia, di paura scompare. Le voci, le grida che sentivo non ci sono più – forse non ci sono mai state, forse me le stavo solamente immaginando-. Mi guardo in dietro spaesata, cercando di capire da chi o da cosa stessi scappando. Mi guardo in torno e finalmente riesco a vedere la fine del corridoio in cui stavo correndo. In fondo c’è una porta, una porta diversa dalle altre: è pulita e non è graffiata e logora. Sembra una porta nuova. Un brivido di vulnerabilità mi attraversa la schiena e mi guardo in torno in tutte le direzioni per assicurarmi di essere sola. Mi guardo alle spalle aspettandomi di vedere arrivare qualcuno da un momento all’altro. Che ci faccio io qui? Mi sento un’intrusa, vorrei tornare indietro ma non ricordo da dove sono arrivata ed il lungo corridoio che ho appena percorso si perde nel buio. Ho paura. La porta che ho di fronte mi distrae e attira la mia attenzione. Vorrei andarmene. Provo un senso di repulsione per qualsiasi cosa ci sia dietro ad essa ma è come se non avessi scelta: devo aprirla. Man mano che mi avvicino mi rendo conto di sentire di nuovo quelle strane voci ma non riesco a capire cosa dicono: è come se le parole sfuggissero alla mia mente. Sembrano lamenti. La curiosità mi inebria i sensi, la porta mi attira. Una parte di me sa che dovrei solo scappare ma la mia mano non risponde e piano piano si alza a prendere la maniglia. Mi ritrovo spettatrice di qualcosa che non voglio vedere. Non è più la mia mente, la mia ragione a comandare. Il cuore mi batte nel petto sempre più forte. Le voci, quelle voci. Le sento sempre di più, mi parlano, sono tante e si sovrappongono l’un l’altra. Forse mi stanno dicendo di scappare ma non riesco ad afferrare i concetti, scivolano via inesorabilmente. Non riesco a concentrarmi. Sono come stordita. Tiro giù la maniglia ma è faticoso, è come se qualcuno dalla parte opposta stesse opponendo resistenza per impedirmi di abbassarla. Quando riesco finalmente ad aprire porta non vedo quello che mi aspettavo. Le voci sono di nuovo scomparse. Non c’è niente. Mi guardo per l’ennesima volta dietro le spalle. Ho come la sensazione di non essere sola. Quando mi rigiro la porta è spalancata. Non sono sicura di averla spalancata io. Ora noto invece che dietro la porta c’è un altro corridoio, simile a quello da cui sono arrivata. Non oso attraversarla. Mi limito a guardare quello che ho davanti, dimenticando le voci e la sensazione di paura provata fino ad un momento prima. La mia attenzione ricade su un piccolo particolare: nel nuovo corridoio noto un buco in un angolo sul soffitto. Ho un flashback e mi giro spasmodicamente verso la direzione da cui sono arrivata. Nell’angolo del soffitto c’è un buco identico. Realizzo che quello a cui mi trovo davanti è uno specchio. Dietro la porta c’è uno specchio, ma io non sono riflessa. Un senso di panico mi invade. Comincio a respirare affannosamente in preda all’ansia e alla paura. Mi giro più volte disorientata per confrontare l’ambiente in cui mi trovo con quello riflesso nello specchio. Ad un c’erto punto noto una differenza: il riflesso della porta aperta non combacia. La porta vera, quella che ho aperto, sembra nuova mentre quella riflessa sembra vecchia ed è graffiata. Di nuovo quei graffi. Sono su tutta la superficie, la ricoprono e sono profondi, sembrano fatti con le unghie, come se qualcuno stesse cercando di scappare e di colpo si fosse trovato in trappola. Alzo lo sguardo e mi rendo conto che nel riflesso del corridoio c’è del sangue a terra. Non l’avevo notato prima. Sempre nel riflesso vedo una figura sfocata avvicinarsi. Il panico aumenta e riesco a respirare a stento. Il cuore mi batte sempre più forte. Ho pensieri caotici che si affollano nella mia mente. Sono disordinati e non riesco a focalizzarne neanche uno. Sono bloccata sul posto mentre la figura nello specchio mi si avvicina sempre più. Non riesco a muovermi. Sono terrorizzata. Poi realizzo che sto guardando uno specchio quindi mi giro di colpo per affrontare la figura che mi sta avvicinando. Nessuno. Dietro di me non c’è nessuno. Cado in uno stato di confusione. Pensieri incoerenti mi affollano la mente. Riguardo nello specchio e quel senso di confusione e perplessità scompare. Il riflesso ora è corretto: la porta non ha più i graffi ed io finalmente riesco a vedere la mia immagine a persona intera. Noto che sono vestita interamente di nero con una maglia di lana a maniche lunghe. Ora il senso di inquietudine è scomparso. Tutto sembra calmo, normale. All’ungo una mano sulla maniglia per chiudere la porta e ritornare in dietro. Mi tiro su la manica della maglia rosa che indosso per scoprire la mano. E faccio per chiudere la porta. Mi blocco. Qualcosa non torna e mi immobilizzo. Nel riflesso indossavo vestiti neri. Alzo lo gli occhi sullo specchio e vedo me stessa in piedi con le braccia distese lungo i fianchi: lo sguardo agghiacciante che mi fissa , un ghigno sulla bocca. Indietreggio spaventata. Il mio riflesso ha le mani e la maglia sporchi di sangue. Quella non sono io. Un senso di ripugnanza mi dà il voltastomaco. Succede d’un tratto: l’immagine nello specchio allunga una mano e mi afferra, mi attira a sé. Io urlo. Le voci, sento di nuovo le voci: sono io, sono le mie urla.

Mi sveglio in un mare di sudore: ho le coperte arrotolate alle gambe che mi impediscono i movimenti. Ho il fiatone e le lacrime agli occhi. Era solo un brutto sogno. 

Il riflesso della pazziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora