CAPITOLO 3)

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Una volta tornata a casa chiusi la porta (della mia stanza) a chiave e sbarrai tutte le finestre, mi buttai su letto coperta fino ai capelli, con il piumone di mia madre: all' antica giallognola con tante rose disegnate sopra.
Mi misi a piangere... ormai non ci stavo più capendo niente! Troppe domande per la testa, senza una risposta.
*Chi era quel tizio?*
*Come ho fatto ad innamorarmi?*
*Perchè mia madre è morta?*
*Perchè mi sto ponendo queste domande?!*

Non mi ero mai innamorata fino ad all' ora, si dice che: quando il tempo ha a rallentatore, significa che hai incontrato ''l' amore della tua vita''.
Mi addormentai dalla depressione.

Avevo sei anni, quando andava tutto a gonfie vele... mio fratello non era ancora stato portato in galera, mia sorella ancora studiava per diventare sceneggiatrice, mio padre era ancora presente e mia madre era viva.
Vidi mia madre sulla scrivania, davanti a lei c' erano: un' antica tavola di legno con incide un' alfabeto curvo e dei numeri da zero a nove, e vicino un candelabro con quattro candele nere.

-Mamma, cosa stai facendo?-
-Un gioco da tavola-

Sognai un flashbag! Un ricordo vecchissimo di otto anni fa... quella tavola (per me) non aveva un senso.
Mia madre era una persona seria, non credo perdesse tempo a giocare a questi stupidi giochi da tavola come quello! (Anche perchè, non ho mai visto un ''gioco'' simile...)

LA TRADITRICEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora