Lei non è così

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Il mio nome è Luca. È vero, nella vita ci sono Il momenti neri ma basta una sola persona per trasformare le tue giornate. Vi racconterò la mia storia.

Ero lì alla fermata del bus come ogni mattina per recarmi a scuola e passare le solite 5 ore di pura noia. Una volta arrivato sentii delle voci che dissero che la 3B era stata spostata in altra aula così per accertarmi del fatto, chiesi al primo docente che passava di lì che effettivamente mi confermò lo spostamento della classe. Mentre procedevo verso l'ala est dell'istituto, nel corridoio, mi ricordai di non avergli chiesto quale sarebbe stata la nostra nuova aula ma ormai era tardi e dovevo cercarmela da sola. Durante questa ricerca incrociai una ragazza che nascondeva il suo volto sotto un cappuccio nero come il carbone. qualche ciocca di capelli sempre neri spuntava da sotto il suo mento. Era una ragazza magra e leggermente bassa ma a dire la verià neanche tanto; portava dei jeans attillati e strappati blu, una felpa nera che copriva la maglia rendendola praticamente invisibile e delle fantastiche Converse All Star dotate di collo, completamente nere anche quelle. Il suo stile era quasi uguale al mio e mi affascinava molto. Confesso che avevo una grandissima voglia di dare un occhiata al volto della ragazza, di conseguenza mi avvicinai e la rivolsi la parola con la scusa di chiederle dove era situata la nuova aula della 3B. Lei si girò verso di me e in quel momento il cuore mi arrivò sino alla gola... aveva degli splendidi occhi azzurri circondati da un trucco nero mentre il resto del volto era di rosa chiaro e le sue labbra, probabilmente coperte dal rossetto, rispondevano di viola. Era a dir poco affascinante. La ragazza prima di rispondermi mi fissò il volto con quei suoi brillanti e fantastici occhioni.
-No perdonami non saprei come aiutarti- mi disse. Aveva una voce dolce e squillante. Subito dopo riprese il suo cammino. Portava le maniche sino al pollice coprendo metà mano e subito pensai che fosse infreddolita così lasciai perdere questo dettaglio. Continuai a guardarla quando ad un certo punto sentii una pacca sulla spalla e mi presi un colpo sobbalzando come se avessi visto un fantasma. Mi voltai e fortunatamente era solo Marco, il mio migliore amico.
Marco: Ehi!
Luca: Ehi.
Marco: Ahahaha!
Luca: Cosa ridi?
Marco: Su non fare finta di nulla!
Luca: Ma che...?
Marco: Ho visto come guardavi quella ragazza!
Luca: Si può sapere cosa vuoi?
Marco: Ehi amico, sembri un po' scazzato oggi.
Luca: Per piacere mi lasci in pace?
Marco: Non conosco bene quella ragazza ma ho sentito dire che fa cose molto strane.
Luca: Il suo nome?
Marco: Sembri interessato... comunque non lo so.
Luca: Che genere di cose strane?
Marco: Se ho capito di bene si tratta di autolesionismo.

A quel punto splancai gli occhi e mi spaventai per l'ennesima volta ma mi ricredetti e dissi che era impossibile. Ha un volto così dolce e si rivolge agli altri con un tono così soffice... insomma come diavolo...? Sapevo che era una balla.
Luca: Sono solo voci, è impossibile.
Marco: Ne sei così sicuro? La gente stupida in giro se ne trova.

Il suo tono mi fece incazzare per il semplice fatto di aver chiamato "stupida" quella ragazza che anche non conoscendo, non so per quale motivo, sentivo di dover difendere così gli risposi di dover andare, in questo modo non avrei polemizzato con il mio migliore amico.
Luca: Senti io ora devo andare.
Marco: Ci sentiamo frà! Oggi scrivimi e fammi sapere per l'uscita pomeridiana.

Mentre ripresi il mio percorso notai un foglio appeso al muro con scritto esplicitamente che gli alunni della classe 3B dovevano recarsi nell'aula 46 che purtroppo sapevo essere nella parte opposta a dove mi trovavo. Dovevo correre in fretta nell'ala ovest poiché la campanella stava per suonare.
Arrivato al corridoio principale dell'ala ovest iniziai a cercare l'aula 46 così iniziai a scalare tutti i numeri delle aule: 28, 29, 30, 31... finalmente la trovai, "AULA 46". Ero entrato prima del suono della campanella e mi scelsi un banco a caso di quelli dietro, in ultima fila perché detesto stare davanti e detesto che i prof possano vedermi. Finalmente la campanella suonò e dalla porta entrarono i soliti compagni. Tutti, come il sottoscritto, scelsero un banco random e accanto a me si sedette Stefano, un tizio con cui parlo spesso, con un look abbastanza "hip hop". Io e Stefano siamo sempre stato vicini di banco e parlavamo sempre durante le lezioni igorando i professori come mosche ma quel giorno non parlai con nessuno, ero completamente immerso nella mia immaginazione e continuavo a pensare a quella fantastica ragazza. Improvvisamente una leggera botta mi colpì dietro la testa, era il quaderno del professor Magnelli:
Prof. Magnelli: Luca sono quattro volte che ti chiamo! Finiscila di dormire e di distrarti durante le lezioni o sarò costretto a prendere provvedimenti!
Luca: Mi perdoni professore ma non stavo dormendo!
Prof. Magnelli: Ah si?! Di cosa stavamo parlando?

Esitai qualche secondo ma Stefano mi sussurrò all'orecchio "Esseri pluricellulari" comprendosi la bocca con la mano destra e voltando la testa verso di me e mi parò il sederino per la millesimi volta.
Luca: Degli esseri pluricellulari professore!
Prof. Magnelli: Mmmmm... la prossima volta sii più attento.
Luca: Va bene professore mi perdoni.

Il prof tornò alla lavagna ma nonostante il suo richiamo non riuscivo a concentrarmi perché non facevo a meno di pensare a quella ragazza.
Stefano: Ancora pensi a lei?
Luca: A lei chi?
Stefano: A Federica.
Luca: Federica?
Stefano: Si Federica, quella ragazza che hai incontrato sta mattina.
Luca: Come fai a sapere che...?
Stefano: Marco non si fa mai gli affari suoi... Luca: Dovreste entrambi farvi un kilo di cazzi vostri!
Stefano: Dai su non parlarmi con quel tono scocciato! Quella ragazza è una tipa stupida, non ti conviene pensare troppo a lei, si taglia.
Luca: Cosa intendi? Aspetta!
Mi alzai in piedi e alzando anche il tono di voce dissi
Luca: Non è una ragazza stupida, avrà i suoi motivi per farlo! Una persona non si fa del male per puro piacere! Potrebbe non essere felice e ha le sue motivazioni!

Non ero più in me. Tutta la classe era voltata verso di me e mi sentii in imbarazzo.
Prof. Magnelli: Luca abbassa la voce! Ti dispiacerebbe condividere la tua conversazione con la classe?!

Ero imbarazzato e allo stesso tempo innervosito così mi incamminai verso la porta e uscii di fretta dall'aula con il prof che mi gridava dietro. Mi appoggiai al muro, mi lasciai scivolare giù e scoppiai in lacrime perché non accettavo ciò che pensavano gli altri e mi sentivo diverso. Erano passati più di 5 minuti ormai ma non avevo affatto voglia di rientrare, rimasi lì seduto per terra asciugandomi le lacrime. Come se non bastasse vidi passare davanti a me proprio qualla bella ragazza che mi lanciò uno sguardo e si fermò davanti a me. Ero. imbarazzato dall'idea che mi vedesse piangere quindi chiusi lo sguardo fra le braccia e mi nascosi dietro il cappuccio. Mi rivolse la parola...
???: Ehi ragazzo, cos'hai?

Non le risposi perché non avevo le palle di mostrarmi debole.
???: Pensi che non abbia notato le tue lacrime?

Mi decisi a rivolgerle la parola senza scorgere il volto, sempre nascosto dietro il cappuccio.
Luca: Non sto bene.

Lei si avvicinò a me, si inginocchiò e successivamente si sedette accanto a me con la testa rivolta verso il mio cappuccio.
Sentii strisciare via dalla mia testa quello straccio... lentamente mi tolse il cappuccio q in quel momento mi ero come svegliato e mi sentivo sotto la sua attenzione così le rivolsi lo sguardo e le chiesi con tono cupo
Luca: Il tuo nome è Federica esatto?
???: Esatto. Per quale motivo piangi?
Luca: Con tutto il rispetto, cavoli miei.

Lei mi fece passare piano piano le braccia dietro la testa e lentamente mi abbracciò. Mi sentivo sollevato e sentivo anche di dover stare accanto a lei.
Luca: La gente è solo ipocrita e menefreghista!
Federica: Quanto posso capirti...
Luca: È solo capace di giudicare senza neanche conoscere tutte le circostanze!
Federica: Io ti capisco...
Luca: Io invece non capisco perché hai quello sguardo così triste.
Federica: Posso mostrarti una cosa?
Luca: Certo, tutto quello che vuoi.

Il suo braccio sinistro si ritirò verso il seno e il destro afferrò la manica del sinistro... si interruppe e mi guardo in faccia per qualche secondo. Rivolse di nuovo la testa verso il suo braccio sinistro. La sua manica si alzava lentamente e iniziai a scorgere quelle brutte lesioni, quei brutti tagli. Sapevo che non era un bello spettacolo neanche per lei così posai la mia mano destra sulla sua come dirle di fermarsi. Le riabbassai la manica guardandola negli occhi e i suoi occhi diventarono lucidi.
Luca: Ehi non farti prendere dalla tristezza. Se ti va puoi spiegarmi...
Federica: Le persone sono stupide e non capiscono che dietro il loro divertimento c'è una ragazza in carne ed ossa che soffre.
Luca: Sentii una forte sensazione come una spinta morale, la abbracciai di scatto e non riuscivo a staccarmi. Non mi era mai successo prima d'ora.
Federica: Senti ora devo tornare in classe, parleremo dopo...

Mi abbracciò ancora più forte e dopo qualche istante si staccò rialzandosi in piedi e porgendomi la mano. La afferrai e mi alzai anche io. Lei mi posò le. mani sulle spalle
guardandomi faccia a faccia.
Federica: Ehi aspettami all'uscita, di fronte alla pizzeria.

Avvicinò al mio volto le sue labbra, mi stampò un bacio sulla guancia e corse via. Stavo forse sognando? Non saprei descrivere il mio stato. Felice? Non so ma ero rimasto lì impalato a guardarla correre via.

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