Un bambino che gioca

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TEMA:

Mi chiamo Federico, ho dodici anni e vado alle scuole medie.  Sono un ragazzino vivace e allegro. Quando fa sole e la giornata è bella, mi piace giocare all'aperto negli uliveti che circondano la mia casa. Abito in cima ad una collina ricoperta da fasce di ulivi, tenute su da muretti a secco come li chiama papà. Vivendo qui sono un pò lontano dai miei amici che giocano in paese, e i miei genitori mi hanno vietato di scendere fino là con la mia bicicletta perché hanno paura che qualche macchina possa investirmi. Così mi trovo sempre a giocare da solo, ma in fondo io sono cresciuto quì da solo e mi sono abituato a giocare per conto mio. Mi piacciono  la natura, i prati, il bosco, il cielo  e gli animali. Adoro guardare gli insetti che camminano, sentire le rane che gracidano quando viene sera.  Ieri mi è successa una cosa strana. Dopo un'intensa giornata a giocare nelle terre mi ero seduto su un muretto a guardare il tramonto e stetti li fermo per almeno un'ora a guardare il sole scendere  fra l'incrocio di due montagne a ovest . Era bello starsene lì, l'aria era estiva ma non faceva troppo caldo e si sentiva il profumo di erba tagliata da poco.  Tutto cominciava a diventare rosso per la luce riflessa sulle nuvole dal sole. era un momento perfetto, e io chiusi gli occhi per godermelo il più possibile.

Fu in quel momento che mi sentii osservato. Mi voltai e vidi che dietro di me stava in agguato qualcosa di grigio e peloso.  Non era grosso, ne tanto meno minaccioso, sembrava più una volpe che un lupo. Si era avvicinato di soppiatto alle mie spalle e ora che lo avevo scoperto mi fissava.Mi alzai in piedi e lui indietreggiò spaventato. Poi sembrò perdere interesse per me e si girò per andarsene. Cosi anche io mi incamminai verso casa, piuttosto stupito da quello strano incontro, e pensavo tra me  e me  a come li chiamano in inglese quei lupi piccoli, un nome strano che da noi sembra una parolaccia ma con una Y in mezzo... forse COYOTE  si chiamavano ..  mentre divagavo mi accorsi che quella bestia mi stava di nuovo seguendo di soppiatto. Pensai avesse fame, magari qualcuno gli dava da mangiare e allora si avvicinava, ma quando mi girai verso di lui scappò via di nuovo. Proseguii per la mia strada con le orecchie e gli occhi bene aperti, sapevo che ad un certo punto girandomi lo avrei rivisto cosi mi preparai a fargli un piccolo scherzo, girandomi all'improvviso.

Feci tre passi, poi due , uno e...  tac! Ma quello che vidi furono tre esemplari uguali a quel mini lupo. Non sembravano per niente spaventati e tenevano la testa bassa in avanti e lo sguardo fisso su di me. Mi guardavano dritto negli occhi.  Un brivido gelido mi scosse la schiena ed ebbi paura. Per un momento pensai che quelle tre bestiole seppure piccole volessero attaccarmi. Scacciai via il pensiero e saltai verso di loro sbattendo le mani e i piedi per terra e facendo un pò di casino e tutti e tre scapparono pigramente senza troppa fretta. Non si allontanarono molto, si fermarono e continuarono a fissarmi.

Mi rimisi in marcia verso casa, turbato da quel incontro, camminai di fretta, guardandomi ogni tanto alle spalle. Ogni volta che mi giravo scorgevo sempre qualcheduno di quei musi spuntare da dietro un albero, una roccia o un cespuglio.

Percorsi la strada asfaltata in salita che svoltava a destra a fianco delle mura di casa mia. Dall'altra parte della strada vi era una staccionata oltre la quale inizia il bosco. Quando fui sulla curva vidi altri due coyote a sinistra, i quali, quando svoltai a destra mi seguirono e un terzo spuntato dal bosco camminava parallelo a me ma dietro la staccionata.

Stanco di quel gioco mi girai e li scacciai ma l'unico risultato che ottenni fu di vederli correre intorno a me,  così senza scompormi troppo mi diressi verso l'ingresso di casa, cercando di nascondere dentro il mio disagio. Si stava facendo sera e la luce se ne stava lentamente andando.

Arrivai all'ingresso, e mentre giravo la chiave nella serratura sentii un morsetto su un polpaccio. Lo spavento mi fece sussultare, mi girai e pieno di rabbia e paura li scacciai di nuovo urlando.Entrai in casa e mentre chiudevo la porta i guardai sciamare nel mio giardino, prima erano tre, ora sembravano più di dieci. Ma quello che mi fece più paura fu vedere al confine del bosco, dietro la staccionata, un lupo, un vero lupo, grosso e grigio che mi fissava silenzioso. Chiusi la porta a chiave e mi ci appoggiai con la schiena tirando un sospiro non so se di sollievo o di paura.

Sentii il rumore di unghie che grattano sulla porta e altri rumori strani come se stessero annusandomi da sotto la porta. Mi abbassai a guardare e vidi le ombre dei loro musi e le loro zampe camminare sul marciapiede. Ad un tratto sentii un forte ululato che proprio da dietro la porta. Mi alzai di scatto.Si sentiva che erano dei polmoni grossi a emettere quel verso, e l'idea mi fece gelare il sangue nelle vene.

Ero nella mia casa, costruita da mio padre con pietre e cemento, nessuno poteva farmi niente li dentro. Non c'era nessuno però. I miei genitori non c'erano. Ero da solo. La luce del soggiorno e il color salmone delle pareti davano un aspetto caldo e sicuro all'ambiente, anche se in realtà caldo non faceva. L'unica luce accesa  era quella del soggiorno, le finestre erano chiuse ma le persiane erano aperte e fuori c'era buio, come anche nelle altre stanze.

Andai in cucina e accesi la luce, andai dal lavandino e provai a guardare dalla finestra che dava sul giardino. Buio totale, si vedevano solo i gerani rossi che mia madre aveva messo sul davanzale. Avevo sete perciò mi chinai a bere dal rubinetto come ero solito fare, nonostante mia madre mi ripetesse sempre di usare un bicchiere. Quando alzai la testa vidi di fronte a me oltre il vetro, il muso del lupo, grosso e grigio, che mi fissava, con i suoi occhi gialli,  la bocca aperta e la lingua che scivolava fra le zanne inferiori, come un cane che aspetta il pasto dal padrone. I suoi occhi mi fissavano, si capiva che era interessato proprio a me, le sue pupille nere grosse dilatate, aveva fame . Stava appoggiato con le zampe anteriori sul davanzale, era alto quanto me. Ero terrorizzato, indietreggiai cauto fino alla sala, lui da quella finestra continuava a fissarmi, seguendo ogni mio movimento. Non può entrare, mi ripetevo indietreggiando, ma quando fui al centro del salotto guardandomi intorno mi accorsi che ad ogni finestra c'erano lupi che mi osservavano. Con le orecchie dritte e quegli occhi gialli con grosse pupille nere, mi fissavano, erano interessati a me. Perché proprio io, cosa volevano da me? 

Quello della cucina ululò, e tutti gli altri lo seguirono in coro. Un colpo alla porta, sentii graffiare e ringhiare, sentii come se qualcuno stesse cercando di sfondarla, corsi subito in camera e chiusi a chiave. Sentii dei vetri rompersi, e dietro la mia porta il rumore delle unghie che ad ogni passo vengono appoggiate sule piastrelle. Erano li dietro, li sentivo che annusavano sotto la porta. Cominciarono a graffiare il legno e a ringhiare. Mi infilai sotto le coperte, piangevo, dicevo a me stesso che non volevo morire mentre un centinaio di unghie scricchiolavano sul legno, tra ringhi e latrati che mi gelavano il sangue. Non volevo morire, mi strinsi addosso le coperte spesse, quelle mi avrebbero protetto. Sentii il rumore del legno che si spezza e le schegge che vengono strappate a morsi. Aiuto... aiuto... aiuto....   

Il materasso sobbalzò come se qualcuno ci fosse saltato sopra. Sentii una morsa stringermi la caviglia e delle punte schiacciarmi il tallone, poi le coperte sulla mia spalla si strinsero schiacciandola con una forza incredibile, non sentivo dolore, sentivo solo delle zanne che mi stavano schiacciando. Mi divincolai, cercai di saltare fuori dalle coperte, ma qualcosa mi bloccò per il collo da dietro. Mi aveva preso, sentii la gola stringersi, stringersi, non riuscivo ne a deglutire ne a respirare. Aiuto... aiuto.. aiuto...



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