Due mondi diversi

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MELODY


Melody era un angelo. O almeno, lo doveva essere. Era l'unica ragazza di tutto il mondo angelico che non aveva le ali, nemmeno una singola piuma. Strano no? Fin da piccola era stata emarginata dalla comunità e nessuno l'aveva mai avvicinata o le era mai diventato amico, aveva solo i suoi genitori e il suo falco, Tuono. La cosa forse più strana era che, nonostante non avesse le ali, riusciva lo stesso a volare e a camminare sulle nuvole del suo paese. In più, per completare la sua stranezza, aveva dei capelli arcobaleno, proprio dei suoi esatti sette colori. La cosa era stupefacente, ma agli altri non piaceva affatto e si vedeva.

Quel giorno aveva scuola. Si vestì in fretta con i suoi jeans strappati e giacchina blu e uscì volando dalla finestra, mentre sua madre le urlava dietro. A scuola arrivò un po' in ritardo, fatto che, per ogni altro angelo sarebbe costato una nota, ma non per lei: veniva ignorata anche dagli insegnanti. Quelle lezioni erano noiosissime e Melody passava la maggior parte del tempo a guardare fuori dalla finestra o a pacioccare libri e diario. Tanto aveva il suo potere speciale: gli occhi. Sì, perchè, nel suo paese, ogni angelo aveva un potere speciale che gli dava importanza e anche un posto nella società. Infatti, in base al potere che uno aveva gli veniva affidato il lavoro adatto. E Melody, aveva degli occhi speciali che le permettevano di fare molte cose, diciamo che i suoi occhi erano magici: dai suoi occhi proveniva la magia.  E in ogni verifica, Melody era quindi sempre la più brava, aveva la media del dieci: adorava i suoi occhi.

Finalmente arrivò la fine delle lezioni. Melody volò a casa e depose lo zaino in camera sua senza farsi sentire, dopodichè andò nel suo posto preferito, ossia il "Buco". In effetti, si chiamava così perchè era proprio un buco nelle nuvole che permetteva agli angeli di guardare la terra sottostante ed era l'unico pubblico. Chi voleva vedere la terra, di solito, si procurava un buco privato, ma Melody non lo aveva e quindi andava ogni pomeriggio in quel posto, ad osservare la vita degli umani che un giorno avrebbe protetto, anche se, in realtà, non le piaceva molto l'idea di dover proteggere persone che nemmeno conosceva.

Scrutò la terra per quasi un'ora. Le piaceva vedere le persone che non potevano volare come faceva lei. Chissà che fatica camminare tutto il giorno! Poi pensò alle storie che sua madre le raccontava da bambina, che parlavano di guerra tra angeli e demoni. Melody si chiedeva da molto se ne avrebbe mai visto uno. Di sicuro, pensava, i demoni erano orribili e senza cuore e se ne avesse visto uno, lo avrebbe ucciso.


JACK

Riunioni, riunioni e riunioni. Jack non ne poteva più di tutte quelle riunioni, patetiche e senza nè capo nè coda. Non aveva mai nemmeno capito un angelo e tutti gli chiedevano se dovevano fare o non fare quella stupidissima guerra.

Jack era un demone, ma l'unico vampiro e che non riusciva a tramutarsi in un pipistrello o a farsi spuntare le corna diaboliche, solo le ali. Aveva dei capelli abbastanza corti, ma non troppo, e neri come la pece, una pelle olivastra e degli occhi splendenti gialli, che potevano diventare rossi se usava i suoi insoliti poteri simili a quelli di uno stregone, roba strana per un demone.

E suo padre, il re, non la smetteva mai di parlare di angeli e dei loro punti deboli. Diceva che gli angeli avevano delle ali bianche orribili e che erano quasi sempre biondi e bellissimi, con la pelle chiara. Diceva anche che si dovevano uccidere a vista d'occhio e poi rubare loro il potere. Lui era diventato re così, diceva.

Sinceramente a Jack non fregava niente di ali bianche, biondi e altro, perchè aveva già ucciso degli angeli in passato, tutte ragazze. Le aveva semplicemente baciate come loro avevano richiesto e dopo pochi secondi a quelle si erano polverizzate le ali ed erano stramazzate a terra, morte. Il suo pensiero degli angeli? Semplice: dei piccoli esseri stupidi indifesi. Gli angeli gli facevano schifo e voleva solo ammazzarli, se proprio gli altri demoni lo volevano sapere.
E alla fine, si decise di fare la guerra. Sarebbe stata dichiarata proprio quella sera e si sarebbe disputata una settimana dopo: non si poteva più aspettare.

Il bacio del demoneWhere stories live. Discover now