0.4

385 25 5
                                    

Erano passati giorni dalla loro discussione, eppure Maya e Riley continuavano a non parlarsi; si evitavano, si lanciavano sguardi senza farsi notare e facevano finta di non conoscersi.
Era uno strazio, decisamente.
Maya aveva bisogno di Riley, quella ragazza era il suo punto di forza, non avrebbe fatto niente senza il suo supporto.
D'altro canto la cosa era reciproca: Riley necessitava della bionda, infatti non sapeva se scusarsi o meno.
"ma non saprei nemmeno cosa dirle" sussurrava poi, tenendo gli occhi fissi sul libro di chimica.
"ho una sorella pazza" disse così Auggie, sgranando gli occhi non appena origliato i complessi mentali della ragazza seduta di fronte a se, sul tavolino ormai ricoperto da fogli, libri, penne e appunti.
"fatti gli affari tuoi, umpalumpa" sputò Riley, squadrando la figura del fratellino minore, intento a colorare un ippopotamo di verde.
il ricciolino non volle incominciare una discussione che tanto sarebbe finita con l'intervento dei genitori, così non commentò.
La mora era persa nei suoi pensieri, non riusciva a concentrarsi sulle formule che il libro evidenziava di un verde acceso, così iniziò a battere le dita sul libro, emanando un ticchettio fastidioso.
a risvegliarla dai suoi pensieri fu sua madre Topanga, che osservando il libro di fronte alla figlia aperto sempre sulla stessa pagina, la richiamò con un tono odioso, quello che Riley detestava.
"non sono io, è il libro che dice sempre la stessa cosa" cercò di difendersi la mora, uccidendo con lo sguardo un tizio stampato sul libro, che nella foto teneva in mano una provetta contenente zolfo e qualcos'altro, a lei ignoto.
"non ti ho mai vista così, stai bene?" chiese, avvicinandosi alla figlia maggiore.
"odio litigare con Maya, è come perdere una parte di me" disse di colpo, pensando alla sua migliore amica.
cosa starà facendo? con chi è? mi sta pensando?
troppe domande in un solo secondo, non era in grado nemmeno lei di reggerle.
"è normale litigare tra migliori amiche, amore; anzi, sarebbe strano il contrario" cercò di rassicurarla, passando una mano tra i suoi capelli lisci e profumati.
"semplicemente non voglio perderla, non so cosa farei senza Maya al mio fianco".
ormai il suo sguardo era perso nel vuoto, e la sua mente stava elaborando tutti i bei momenti passati insieme.

Maya, nella sua piccola stanza, stava accartocciando tutti gli appunti di geografia e stava cercando di mirare il secchio della spazzatura, tanto per distogliere i pensieri.
"ma insomma Ginger, poteva dirmelo, le avrei lasciato Lucas senza tanti giri di parole" si lamentava, parlando a ruota.
ed era vero.
non avrebbe mai preferito nessuno a Riley, e avrebbe rinunciato a tutti, pur di tenerla sempre con se.
"nel senso, cosa me ne faccio di qualsiasi persona quando ho lei, sempre pronta ad aiutarmi" continuava: il non ricevere risposta la portava a parlare a ruota, dato che nessuno la fermava.
"forse dovrei parlarle" sussurrò, fermando i suoi movimenti, e di conseguenza lasciando una palla di carta accartocciata a metà.
"domani mi scuso, anche se non credo di avere torto.
ma dico, l'amicizia è così: scusarsi anche se non si ha la colpa"
Ginger, nel suo piccolo, stava sicuramente pensando a qualche cosa di completamente diverso.
forse lumache, o forse a qualche balsamo per lisciarsi il pelo.
nessuno poteva sapere cosa frullava nella mente a quel piccolo animaletto, al quale Maya teneva tantissimo.
"si, grazie per la considerazione" alzò gli occhi al cielo Maya, riaprendo il foglio quasi stropicciato.
era un disegno che fece Riley anni fa: loro due che si abbracciavano, e che se promettevano il 'per sempre'.
certo, inizialmente fu difficile da decifrare data la scarsa bravura della mora nel disegnare, ma poi fu chiaro.
"ma sai cosa? perché rimandare a domani quello che puoi fare oggi" disse sicura di se.
"perché è pronta la cena" urlò la madre della bionda dalla cucina.
ma proprio oggi doveva tornare in tempo dal lavoro per cucinare?
chiese il suo subconscio, desideroso di chiarire tutti i malintesi.
"va bene, donna, arrivo" urlò ancora più forte Maya, convinta di aver svegliato i vicini di casa.
la cena fu silenziosa: Maya non aveva nulla di cui parlare, e la madre non sapeva come attaccare bottone.
"insomma, la scuola come va?" chiese la prima cosa che le girava per la testa, in assenza di argomenti decenti.
"passo" rispose la più piccola, girando il cucchiaio nel piatto.
"cosa mi sta a significare?" continuò la donna, poggiando il gomito sul tavolo, e di conseguenza il mento sul palmo della mano.
"che passo la domanda" rispose con un tono di ironia Maya, scuotendo appena la testa.
"non puoi passare la domanda"
"ma l'ho fatto"
"è scorretto"
"ma non ci sono regole"
"in questa casa si" si stava alternando.
"nel mio mondo no" rispose fredda.
"il tuo mondo è infantile" alzò gli occhi al cielo la madre di Maya.
Non voleva farla stare male con queste parole, ma semplicemente farle capire che stava crescendo e di conseguenza doveva entrare a far parte del mondo reale.
"come se ti importasse" rispose semplicemente, alzandosi dalla sedia -che emise uno stridulo fastidioso- e tornando in camera sua.
"non ho bisogno di nessuno, nessuno" ripeteva nella sua testa, sdraiandosi sul letto.
"Riley, solo Riley" continuava.
e lucas, suggerì il suo subconscio.
"forse" fu il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi.

us //lucayaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora