Prologo - parte 2

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ASTRID

A sud di Broadway, tra la interstatale 5 e la 15th AveN si trova il Pike-Pine Corridor, segnato da nord a sud dalla E Pine St. e dalla E Pike St.

Questo speciale corridoio è conosciuto per la sua copiosa vita mondana; costellato di locali di tendenza, caffetterie aperte tutta la notte, club con musica dal vivo e bar per tabagisti incalliti, è una delle zone di Seattle più frequentata dagli amanti della notte.

Erano passati quattro anni dagli ultimi eventi che avevano sovvertito gli equilibri di Ithil. In pochi conoscevano i fatti di quella guerra lampo, dello scontro che si era svolto quasi in sordina. I protagonisti erano rimasti per lo più sconosciuti, solamente chi aveva assistito in prima persona all'azione avrebbe potuto riconoscerne i volti.

I più sapevano solo che era successo qualcosa di grosso, che erano intervenuti sia creature infernali che angeliche e che da quel giorno, da quando cioè angeli e demoni avevano penetrato le carni della Scintillante, violandola con i loro corpi, la Capitale che aveva visto i natali di migliaia di creature della notte, andava morendo, disfacendosi giorno dopo giorno, sigillata nella propria dimensione.

Ormai svuotata dei suoi figli – che si riversavano a frotte nel mondo umano – Ithil somigliava più a un deserto spazzato dalla morte che a un'antica città.

Nel mondo mortale poi, si erano susseguite alleanze tra le varie razze: i più antichi erano stati chiamati a creare enti di controllo e a emanare leggi per scandire la vita degli immortali.

Astrid, una notturna che da secoli viveva tra gli umani, era uno di quegli antichi, anche se aveva declinato quel gentile invito dedicandosi unicamente al proseguo della sua normale vita, se normale si poteva definire. E come ogni sera, da quando era arrivata a Seattle, sedeva sorridente su uno dei divanetti dell'Hectic Heartbeat, locale di tendenza che, come diceva appunto il nome, era infestato da battiti cardiaci frenetici e febbricitanti.

Per i notturni quel luogo costituiva ormai una tappa fissa, la maggior parte di loro infatti, si era adattata alla vita umana; erano rari coloro che ancora si opponevano alla convivenza, o che impazzivano, improvvisandosi sanguinari cacciatori di uomini. D'altronde non erano più nel Medioevo!

Per quel che la riguardava poi, Astrid trovava affascinante condividere i suoi molti anni con gli umani, creature tanto giovani e curiose. Intendiamoci, non che si mischiasse con loro, erano solo interessanti, per Astrid erano simili a mucche, o gatti, solo più saporiti e divertenti!

Il proprietario del H&H – come affettuosamente lo aveva ribattezzato lei – era un bell'uomo sulla trentina, dalla pelle abbronzata e i capelli biondi di nome Bill – logicamente consapevole dell'esistenza del popolo della notte, degli immortali – che aveva installato una specie di seconda sala dove i notturni come lei potevano banchettare in tutta tranquillità con i pochi umani a conoscenza del loro segreto.

Questo, innegabilmente, comportava alcune problematiche: non tutti quelli della sua specie erano docili e tranquilli come il reverendo Kinker, notturno attivamente impegnato per inserire i suoi simili nella società mortale e tremendamente odiato dagli anziani del Consiglio che lo vedevano come il primo passo per il tracollo della loro razza. C'era chi non apprezzava gli umani, chi era affetto da sadismo e chi, ogni volta che si faceva prendere dalla frenesia del sangue, non riusciva più ad arrestare la sua fame, il che voleva dire ritrovarsi decine di cadaveri dei quali disfarsi il più in fretta e in segreto possibile. In questo specifico caso, sporadici erano i sopravvissuti, i quali poi si univano alle schiere già sovraccariche dei notturni o andavano a costituire, senza lo scambio di sangue, il corpo ormai scarno degli schiavi umani; per Astrid e per molti altri della sua specie, quei superstiti erano una vera e propria scocciatura.

«Signorina?»

Ed ecco appunto uno dei suddetti masochisti che le si offriva su di un piatto d'argento: mano al colletto, viso reclinato e occhi socchiusi, mentre uno schizzo di vita imporporava le sue guance come una verginella che si concede per la prima volta all'uomo che ama.

Astrid levò la mano muovendola stancamente in aria, sorridendo con la sua solita espressione di superiorità. Si alzò e allontanò dal divanetto, scatenando così le ire del giovane uomo. Non le interessava molto se ci fosse rimasto male, non era di certo il suo sangue quello che le faceva gola, sarebbe stato come se da un prestigioso champagne fosse passata a un pastoso e insipido vino da tavola di terza categoria.

Uscì dalla saletta rifugiandosi in quella allestita per i mortali, una specie di specchietto per le allodole che impediva a chi di dovere di scoprire la vera risorsa finanziaria del locale.

Vi erano corpi seminudi che si dimenavano al ritmo di musica assordante, sudore, odore di sigarette e sesso; la gola le si prosciugò in un secondo, ma doveva trattenersi, non poteva saltare al collo di una di quelle succulente prime portate. Astrid pregò che il suo senso di autocontrollo funzionasse ancora una volta nella giusta maniera, prima che queste preghiere venissero accolte. Come un fantasma infatti, una figura a lei fin troppo cara comparve nella sua visuale, incenerendo la sua sete.

«Faust.» mormorò, tremando quel nome come se per lei fosse un grande dolore anche il solo pronunciarlo.

Era proprio come lo ricordava, il tempo non aveva lavorato abbastanza celermente sulla sua figura che era anzi rimasta immutata, come sospesa in una bolla di resina: capelli scarmigliati, neri e lucenti, occhi di smeraldo nei quali potevi perderti; labbra grosse, marcate e mento dai tratti forti così come l'ovale dal taglio deciso e netto.

Astrid si ritrovò a socchiudere gli occhi, annusando l'aria, carpendo frammenti di antichi ricordi, come quelli riguardanti la prima volta che si erano incontrati: lui giovane cacciatore di mostri e lei curiosa e forse troppo ingenua.

La cosa che più di tutte le era mancata era di certo il suo odore che percepì immediatamente, appena coperto dal fetore di sudore ed eccitazione che aleggiava dentro il locale. Erano anni che non lo vedeva, dopo che si erano separati lui non era più tornato indietro. E ora eccolo lì, fantasma in mezzo a un mare di sconosciuti.

Cos'era venuto a fare? Che si fosse trattata di un'allucinazione? Oppure dopo secoli, Faust cercava una riconciliazione?

Astrid percepì l'intero creato premere su di lei, schiacciandola al suolo. Sentimenti decisamente troppo umani per una che di umano non aveva proprio nulla.

Presa dalla confusione allungò la mano, allargando le labbra in un urlo sordo. Alcune persone si fermarono a fissarla, mentre l'immagine sfocata di Faust spariva tra la folla.

Astrid boccheggiò. Di certo si era trattato di un'allucinazione, di un fantasma, non poteva essere altro... e mentre questi pensieri le infestavano la mente, il suo corpo si mosse automaticamente, correndo nella direzione presa dall'uomo.

NocturnalNocturne ANTEPRIMA (DW Saga #03)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora