Blu

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Si guardò il braccio sinistro.

La sua pelle era candida, ma i segni delle sue unghie erano visibili.

Era da giorni che il braccio non faceva che prudere e bruciare.

Le fitte di dolore però tendevano a durare qualche fastidioso minuto, poi sparivano. Lasciandosi dietro quella sgradevole sensazione.

Quel giorno invece il dolore non ne voleva sapere di andarsene, e X era stufo di sopportarlo. Per questo motivo era andato nella foresta. Sperava che l'aria fresca che ancora profumava di pioggia l'avrebbe fatto sentire un po' meglio.

Gli alberi dell'isola di Ruth erano i più alti dell'Arcipelago Occidentale, e c'era chi descriveva le loro foglie con aggettivi strani, come ad esempio 'viola' e i loro tronchi venivano spesso ammirati per il loro 'rosso acceso'.

X non aveva idea di cosa volessero dire quelle parole. Suo padre gli aveva parlato dei 'colori', ma non era mai riuscito a spiegargli con esattezza cosa fossero.

Come tutti i giovani del Grande Mare, infatti, X non poteva vedere i colori.

Almeno non finché non avesse trovato la sua anima gemella.

Nessuno sapeva quando o perché quella sorte fosse toccata loro, ma le vecchie leggende narravano di una strega, che privata del suo amore da alcuni marinai dell'isola di Ruth, scagliò su tutto il Grande Mare quel terribile sortilegio. Condannandoli ad una vita in bianco e nero se non fossero riusciti a trovare la loro anima gemella.

Si diceva che quelli che non riuscivano nella ricerca si toglievano la vita, incapaci di vivere in un mondo senza colori circondati da coloro che invece li avevano trovati.

X non credeva molto a quelle dicerie, dopotutto un mondo in bianco e nero era l'unico che avesse mai conosciuto. Era un tipo essenziale, molto spesso scettico, tutto l'opposto di quello che ci si aspetterebbe dal figlio di un Druido della Corte del Sale, ma X era sempre stato diverso.

Invece di cercare spasmodicamente l'anima gemella per liberarsi da quell'assenza di colori, X l'aveva abbracciata. Vivendo in armonia con il mondo intriso di magia che l'aveva sempre circondato.

"Ah!" trasalì il giovane uomo quando il bruciore si intensificò.

Sbuffando si grattò l'avambraccio scoperto, ma quando allontanò la sua mano destra non furono gli ormai familiari segni di unghie che gli saltarono agli occhi, bensì un disegno nero. Una sorta di cerchio.

Sotto lo sguardo incredulo di X stava prendendo forma il disegno di una bussola, impressa sulla sua pelle come un marchio. Non era molto grande, quattro o cinque centimetri di diametro, le lettere N, S, E e W erano elegantemente disegnate agli estremi di una rosa dei venti all'interno del cerchio nero, e l'ago puntava verso nord-est.

X sapeva bene cosa fosse quella bussola e cosa significasse. Ogni abitante dell'arcipelago aveva diritto a quel marchio, ma solo ad uno. Suo padre gli aveva spiegato che l'ago non puntava a nord, ma verso la propria anima gemella.

Al pensiero X sentì il cuore accelerare.

Alcune persone vagavano per anni aspettando che la bussola comparisse, altre si rassegnavano e si sposavano con la persona sbagliata, ma X aveva la possibilità di essere davvero felice. Di vedere i colori.

L'idea non aveva mai infiammato il suo animo prima d'ora, ma sapere che i suoi colori erano così vicini lo faceva fremere.

Individuò un passaggio tra gli alberi e iniziò a camminare. I suoi passi si facevano sempre più rapidi e dopo poco X si ritrovò a correre.

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