Invano

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Le lacrime rigano il mio volto quando la telecamera inquadra Peeta e Katniss seduti sulla spiaggia. Il loro amore è destinato a naufragare. Saranno costretti a dirsi addio per sempre dopo questi settantacinquesimi Hunger Games. Non so nemmeno se uno dei due riuscirà ad uscirne vivo, ma una cosa è certa. Io sono cambiata. Non amo gli Hunger Games come un tempo. Questa volta ho avuto modo di conoscere ed affezionarmi ai miei tributi. Loro sono diversi da quelli passati, loro hanno qualcosa di speciale che li spinge ad andare avanti. Sono pieni di speranza. Ed osservandoli non ho potuto fare a meno di pensare che sia un’ingiustizia nei confronti di tutti gli abitanti di Panem. Non mi ero mai soffermata su quanto potessero soffrire i ragazzi mandati nell’arena. Ora che sono davanti alla televisione ed osservo i miei amici – perché nella loro maleducazione sono dei miei cari amici – combattere e farsi forza per non dover morire. Uccidi per non essere ucciso. È sbagliato, è tutto sbagliato e soltanto in questo momento, per la prima volta in vita mia, me ne rendo conto. 

Tasto la mia parrucca bionda, spero che possa portare loro un po’ di fortuna, ulteriore speranza. Stringo la mano di Haymitch. 

«È un peccato, proprio un grande peccato che tu abbia dato il tuo braccialetto ad Odair. Siamo una squadra, noi quattro».
Grugnisce qualcosa in risposta e si alza dal divano del dodicesimo piano del Campo d’Addestramento. È mentore, ha del lavoro da svolgere. «Hai ragione, Haymitch. Siamo una famiglia». Sorrido alla sua schiena, osservandolo scomparire dietro la porta. 
Li osservo ancora per un po’, poi spengo la televisione. «Domani sarà una grande, grande, grande giornata!» Sussurro, cercando invano di trovare la Effie di una volta, ma mi ritrovo a non credere minimamente alla mie stesse parole. 

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