L'altra metà di me.

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Non c'era niente che potesse fare.
Emma guardò le proprie mani. Sentiva il battito assordante del proprio cuore rimbombare nelle orecchie. Perse il fuoco sulle mani, e guardò più in basso. Le ginocchia le dolevano, premute contro l'asfalto ruvido. Le girava la testa, si sentiva debole. Come se...
Regina.
Il suo nome continuava a rimbalzarle nella testa mentre la fissava, stesa a terra, supina.
Mort....





10 ore prima.

«Prometti.»
Emma sospirò, ma si arrese, alla fine. Annuì. Distolse lo sguardo da lei, incapace di sostenerlo ancora. Non con il caos che si agitava nella sua mente.






9 ore prima.

Henry era al sicuro con Mary Margaret e David. Più o meno. Emma dubitava fortemente che i suoi genitori per quanto coraggiosi, avrebbero potuto proteggerlo dalla Regina Cattiva, se avesse veramente voluto fargli del male. Cosa a cui non credeva minimamente, ma Regina aveva insistito, per precauzione, quindi...
Regina.
Emma si voltò a guardarla. Era stanca, abbattuta, impaurita. Era lei, e non era lei. Proprio come l'altra metà.
«Hai intenzione di fissarmi così intensamente da farmi riunire con la mia metà peggiore, Swan?» la donna chiese stancamente, bevendo un altro sorso.
Emma aggrottò appena la fronte, quindi abbassò lo sguardo, imbarazzata.
«No...» rispose in un mormorio, prendendo a sua volta un sorso. «Scusa. Ero sovrappensiero.»
Regina si voltò a guardarla, ed Emma, attirata dal movimento, le lanciò un'occhiata istintivamente.
«Non devi esitare.» sussurrò la mora, guadagnandosi così la completa attenzione della Salvatrice, che si sporse verso di lei mentre rispondeva, la fronte leggermente aggrottata e gli occhi chiari ben aperti su di lei.
«Non arriveremo a questo, Regina.» scandì bene, sperandolo con tutta se stessa. Credeva in lei, lo aveva sempre fatto. Non avrebbe smesso proprio ora.
«Ma se ci arrivassimo...»
«Farò quello che devo.» la interruppe prima che finisse la frase. Bevve ancora, quasi con rabbia, smettendo di guardarla ma continuando a percepire l'intensità del suo sguardo su di sé.
«Bene.» concluse Regina, spostando finalmente l'attenzione dalla bionda al bicchiere.
«Bene.» ripeté Emma, finendo il liquore e sbattendo il bicchierino sul tavolo.





7 ore prima.

«Ti dico di no, papà! Non succederà!»
«Emma, se perdesse il controllo...»
«Non lo farà!»
«Tu non la conosci come la conosciamo noi...»
«No, infatti!» sbottò Emma, afferrando la sua giacca ed uscendo dall'appartamento. Sbatté la porta rabbiosamente e scese di corsa le scale, infilandosi la giacca rossa mentre usciva dall'edificio. Prese il cellulare e mandò un messaggio di testo, quindi lo infilò di nuovo nella tasca dei jeans.
Camminò a passo di marcia fino al molo, muovendosi poi in circolo sulle aste di legno cigolanti, le braccia conserte, premute contro il torace. Si voltò di scatto quando sentì il rumore di passi, quindi si lanciò su Killian, lasciando uscire le lacrime e aggrappandosi a lui.
Il pirata scostò le mani di scatto per non rischiare di farle male con l'uncino, quindi la strinse a sé, accarezzandole la schiena.
«Hey, Swan... che succede?» chiese dolcemente, cercando inutilmente di guardarla in viso. Emma si strinse più forte a lui, che non disse altro e continuò a confortarla in silenzio finché i singhiozzi non scemarono.
«Regina.» disse Emma in un sussurro, come se quel nome spiegasse tutto. Killian si accigliò, e piegò la testa di lato per guardarla in viso, di nuovo. Questa volta, Emma si distaccò da lui abbastanza da permettergli di farlo. Si asciugò le lacrime in fretta, tirando su col naso.
«Cosa ha fatto?» le chiese con una punta di sospetto nella voce.
Emma scosse la testa abbassando per un istante lo sguardo a terra.
«Niente. Lei... ha paura di fare come Jekyll. Mi...» La Salvatrice dovette schiarirsi la voce per andare avanti. «Davi crede che sia possibile. Che perda il controllo, intendo.»
Killian continuò a guardarla negli occhi; rifletté sulle sue parole per qualche secondo, raddrizzando la testa, e sospirò.
«Perché tutti pensate che si stia controllando.» disse infine, stupendo la bionda, che inarcò le sopracciglia.
«Come?»
Il pirata sospirò di nuovo, lasciandola andare per gesticolare con la mano inanellata.
«Voi continuate a parlare di controllo, ma non è di questo che si tratta. Più lei cerca di controllarsi, più fa danni. Guarda che ha fatto pur di non rischiare di tornare sui suoi passi!» esclamò indicando un punto casuale in aria con la mano aperta, il palmo verso l'alto.
«L'ha fatto perché credeva che fosse l'unico modo per essere libera dal suo passato...» obiettò Emma, stringendo appena le palpebre. Killian scosse la testa.
«L'unico modo che ha per liberarsi del suo passato è accettarlo, Swan. Credimi. Lo so bene. Deve fare i conti con la persona che è veramente, non cercare di buttare via quello che non le piace di se stessa.»
Emma sospirò, considerando le sue parole. Forse non aveva torto, ma il problema restava.
«E se non fosse in grado di accettarlo?» gli chiese, piegando leggermente il collo per poterlo guardare negli occhi. L'uomo inarcò un sopracciglio verso l'alto.
«Allora la sua... parte peggiore vincerà, perché lei, invece, lo accetta benissimo.»


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