Esco dalla mia doccia canticchiando una delle mie canzoni preferite, anche se un po' antica, rimarrà sempre nel mio cuore... sto parlando di Buttons delle Pussycat Dolls.
Dopo essermi asciugata anche i capelli indosso un paio di leggins e una felpa larga, comoda per stare a casa; scendo di sotto e non vedo nessuno, probabilmente Abigail e Lauren saranno andare a fare la spesa come ogni Lunedí mattina.
Vado in cucina e vedo un ragazzo, inizio ad urlare e prendo la prima cosa che vedo.
Gli tiro una mela, sì, una mela...
Vedo lui che scoppia a ridere e si siede tenendosi la pancia.
Chi sei?! - continuo ad urlare.
"Sst tesoro, non urlare, sono solo un amico di Abigail...tu devi essere sua sorella... Olanda?" - mi guarda smettendo finalmente di ridere.
"Holland." - lo correggo - "Perchè sei qui? Quella troia di mia sorella poteva almeno avvisarmi, pensavo fossi un ladro stupratore"
Lui riprende a ridere - "Quindi se fossi stato un ladro stupratore tu ti saresti difesa lanciandomi addosso una mela?"
"Io...sì, non ho mica fatto karate o quelle altre cose giapponesi" - roteo gli occhi andando a preparare il caffé.
"Mi piaci, ragazza" - mi sento decisamente gli occhi addosso, mi stava squadrando sicuramente.
"Vuoi?" - dico riferendomi al caffè.
"Eh certo"
"Quindi... perchè sei qui?" - mi giro guardandolo, era proprio un bel ragazzo, alto (son tutti piú alti di me), occhi verdi, bel fisico, spalle larghe, muscoli sulle braccia e quel sorriso che... Dio, che sorriso.
"Mi hanno licenziato e non posso pagare l'affitto del mio appartamento"
"E...?"
"E quindi per il momento tua sorella mi ha detto che potevo fermarmi qui per un pó" - alza le spalle.
Non che mi dispiaccia peró penso che dovrebbe prendere le decisioni insieme a me.
"Questa stronza non mi dice mai nulla, sono sempre l'ultima a sapere le cose" - sbuffo e noto che il caffè era già pronto, prendo le due tazze e gliene metto una davanti.
"Zucchero?"
"Lo prendo amaro" - dice iniziando a sorseggiarlo.
"Bleh" - prendo lo zucchero e ne metto 4 cucchiaini.
"Tu prendi lo zucchero con il caffè, non il caffè con lo zucchero" - si lecca le labbra.
"Sta zitto, non mi hai detto nemmeno come ti chiami" - come è mia abitudine fare, alzo gli occhi al cielo.
"Sono Colton" - mi fa l'occhiolino quando suonano alla porta, mi alzo e corro ad aprire trovando una Abigail e una Lauren piene di sacchetti della spesa.
"Potevi dirmi del tuo amico Colton!" - l'unica cosa che sono riuscita a dire.
