Le carte da gioco dai bordi consunti volarono in aria passando velocemente da una mano all'altra dell'abile Gábo Gabi Okkiosanguigno, che sapeva mescolare i mazzi con rara maestria. Gli altri quattro giocatori seduti attorno al tavolo della taverna non riuscivano a distogliere lo sguardo dalla sue abili mani, rapiti e quasi ipnotizzati dai suoi trucchi da prestigiatore. Egli però finse di non notarli e cominciò a distribuire cinque carte ciascuno per dare inizio all'ottantesima o novantesima partita a poker della giornata.
Ölraad Mon-o'poli -detto Piedeferrato a causa della sua protesi alla gamba sinistra- prese il suo sigaro tra l'indice e il medio e lo posò sul tavolo già sporco di cenere osservando insospettito le carte che aveva appena ricevuto. In realtà ognuno di loro temeva che Gábo si mettesse a imbrogliare: le sue dita nervose e affusolate erano capaci di tutto, e i suoi occhi robotici, secondo alcune dicerie da bettola, erano in grado di vedere attraverso le carte.
Rush Ghrimal Dell sbuffò annoiato, dondolandosi sulla sedia che cigolava anche sotto il peso di un quindicenne minuto e leggero com'era lui. Certo, stava perdendo e ne era consapevole, ma era conscio anche del fatto che la strategia di Gábo Gabi non consisteva nell'imbrogliare, o perlomeno non come lo intendevano gli altri giocatori. E quell'uomo non aveva alcun superpotere, poco ma sicuro. Se quando bleffava la sua espressione restava apatica, era solo perché non gliene importava nulla dei soldi che avrebbe potuto perdere. Tanto proveniva da una famiglia borghese agiata: suo padre era un ricco imprenditore proprietario di un'industria pieno di denaro fino al collo, e lui –il figlio preferito di papà- poteva andare avanti facendosi mantenere dai genitori, nonostante avesse quasi trent'anni, e sperperando i loro guadagni nel gioco d'azzardo. Dunque, a parere di Rush, non era un truffatore degno di tale titolo, ma solo un viziato borghesotto, nulla di più.
Fuori pioveva a dirotto: grosse gocce temporalesche di inizio autunno picchiavano con fragore incessante sulle contrade lastricate della periferia di Anhipaar, mentre larghi fiumi d'acqua piovana scorrevano ai bordi delle vie fino ad andare a finire nei tombini. Le lampade a cherosene illuminavano il chiassoso locale dando all'ambiente un ché di stranamente rassicurante. E seduta sopra il bancone, Burmilla, la gatta dei gerenti, osservava la gente dall'alto del suo altare.
«Allora, lasci o rilanci?» La voce di Orkidù Makkiavelli riportò Rush alla realtà. Per un attimo il ragazzo rimase a fissare Gábo con sguardo torvo, ed ebbe la tentazione di mollargli un pugno in mezzo a quel suo viso scarno e rifatto, rompendogli quel naso dritto che pareva di ceramica. Poi invece riuscì a domare la sua indole impulsiva e piena di rancori, trasse un profondo respiro e gettò un paio di monete sul tavolo scolpito nel legno, in mezzo alle carte e alle macchie di vino.
«Rilancio di venti più cinque centesimi.»
Gábo Gabi sghignazzò sprezzante.
«Tutto qui, mocciosetto?» commentò ironico lisciandosi la cravatta.
Rush, fumante di rabbia, non rispose, ma si limitò a un'occhiata fulminante.
Gábo nemmeno la notò, e disse alzando il mento con aria di superiorità:
«Bene, allora rilancio di, ehm...» Si lasciò sfuggire una risatina. «Cinque centesimi... più un marengo da mille franchi per vedere.»
Gli altri giocatori borbottarono imprecazioni indignati, Ölraad Piedeferrato tirò un calcio al tavolo.
Nessuno di loro poteva permettersi di mettere in palio una moneta di quel valore, sempre che ne possedessero. Ecco come faceva quel viziato a far arrendere gli avversari vincendo così le partite! Erano questi i suoi poteri paranormali.
Rush divenne paonazzo d'ira, e il suo viso dai lineamenti ancora poco definiti si contrasse in una smorfia di odio puro.
Noncurante, Gábo gettò in tavola il suo marengo: una moneta antica d'oro massiccio con inciso il profilo di un imperatore che governava la città secoli prima.
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Un inganno dal passato - Concorso Twisted Tales 2016
Short StoryStoria breve scritta per il concorso fantsy-fantascienza di WIAItalia. Ambientata nella periferia di Anhipaar, città inventata collocata in un periodo affine all'Ottocento, ma un po' più moderno in fatto di meccanica. Il genere che accomuna tutti i...