Tutti corsero fuori dalla taverna terrorizzati, fatta eccezione per Gábo Gabi e Rush Ghrimal.
Gli assi di legno saltarono con un rumore fragoroso, e da sotto il terreno cominciò a comparire una lunga catena di ingranaggi e cavi elettrici, che si muoveva come se fosse dotata di vita propria. A un capo di questa spuntò una punta di lancia avvelenata, mentre dalla parte opposta apparvero due file di denti di metallo affilati, un muso squadrato e corazzato e un paio di occhi sottili verdi fluorescenti. Infine la creatura si rivelò per quello che era: un enorme basilisco robotico, un gigantesco serpente di metallo e ingranaggi.
«Non avreste dovuto rubare i marenghi elfici» tuonò la creatura con voce lugubre e profonda.
I due giovani restarono immobili tremando di paura, poi Rush cercò di giustificarsi:
«Io... avevo solo sette anni...»
Il basilisco strisciò verso di lui in un clangore metallico di ingranaggi.
«Non hai scuse. Io ti avevo avvertito.»
Rush scosse la testa tenendo lo sguardo fisso a terra. Sapeva che se avesse guardato il serpente negli occhi sarebbe rimasto come minimo paralizzato dal suo veleno.
«Come no?» insistette la belva avvicinandosi col muso al ragazzo. «Davvero non ricordi? Ma come può uno come te scordarsi di una bella fanciulla dai morbidi capelli dorati e dalla pelle color madreperla?»
«Vivna... Vivna Värri...»
«Esatto, proprio lei.»
«Tu saresti Vivna Värri?»
«Oh, ma che perspicacia! Mai sentito parlare di camuffamento?» Il basilisco prese a strisciare attorno a Rush sibilando malizioso.
«E invece che mi dici degli occhi verdi lucenti di quella graziosa bambina...? Non ti piacerebbe rivederli, quegli occhi...?»
Il ragazzo continuò a scuotere la testa tenendo lo sguardo basso e calandosi il berretto sul viso. Non era mica così stupido da cascare a un giochetto come quello!
Il senso di rimorso era grande, ma non abbastanza da sopraffare la sua giovane freschezza e la sua voglia di vivere. Quindi Rush si chinò velocemente acquattandosi a terra, e rapidamente afferrò la pistola che nello spavento aveva lasciato cadere. Poi girò su sé stesso sparando colpi attorno a sé e colpendo alla cieca nella speranza di beccare il basilisco.
Vivna però schivò tutti i proiettili o li parò con la sua armatura d'acciaio, dopodiché sulla sua schiena si aprirono degli sportelli, e da essi spuntarono due piccoli cannoni. Questi si caricarono velocemente, poi spararono due coltelli da lancio. Uno di essi colpì Rush tra la spalla e la clavicola, ed egli cadde a terra in un grido soffocato.
Serrò la mascella cercando di farsi forza e di sopportare il dolore, quindi estrasse il coltello dalla spalla e con un balzo saltò sul tavolo.
"Gli occhi, devo mirare agli occhi!" cercò di ragionare.
Il sangue sgorgava a fiotti dalla ferita, ma il ragazzo cercò di non badarci troppo e indietreggiò fino a raggiungere il bancone. A quel punto prese la rincorsa e spiccò un salto atterrando sul muso del basilisco. Chiuse gli occhi strizzando le palpebre con forza e si aggrappò tenendosi attaccato al mostro di metallo.
Egli continuava a scrollare e agitare la testa nel tentativo di liberarsi di quel ragazzino, ma Rush era testardo quanto spaventato, e non ci fu verso di levarselo di dosso.
Infuriata, Vivna sbatté la testa contro il bancone. I numerosi boccali di birra andarono a frantumarsi sul pavimento, e Rush si beccò lo spigolo del bancone dritto in mezzo alla schiena. Rimase paralizzato dal dolore, ma con un ultimo gesto disperato riuscì a conficcare il coltello da lancio in un occhio del mostro.
Vivna ruggì di rabbia e dolore e scaraventò il suo avversario sul pavimento. Dall'orbita metallica zampillava olio per motori: ormai era per metà accecata.
Anche Rush però non si trovava in condizioni migliori: gli dolevano tutte le ossa e la sua maglietta era per metà inzuppata di sangue.
Con mano tremante caricò la pistola. Se fosse riuscito a colpire Vivna nell'altro occhio avrebbe potuto farcela. Gli girava la testa e gli veniva da svenire, ma se solo avesse colpito il serpente accecandolo totalmente, forse avrebbe avuto ancora qualche possibilità di sconfiggerlo.
Il basilisco però fu più rapido: sollevò la punta della coda e, come mosso a compassione, sparò la sua spina avvelenata, che quando colpì Rush lo uccise sul colpo. Non ebbe nemmeno tempo di urlare, di soffrire, o anche solo di rendersi conto di ciò che era accaduto. Il potentissimo veleno si diffuse nel suo corpo in meno di un secondo, e il ragazzo cadde mollemente al suolo.
In quel momento calò il silenzio, e il ticchettio della pioggia tornò a regnare. Vivna Värri raccolse la sua spina caudale avvelenata e, con un rispetto velato appena da un vago rimorso, s'inchinò davanti al suo valoroso avversario abbassando il capo. Poi si voltò alla ricerca dell'altra vittima, di quella più importante, ma non la trovò.
"Maledetto vigliacco, se l'è data a gambe!"
Quindi si gettò contro l'ingresso demolendo mezza parete, dopodiché prese a strisciare scivolando sulle vie lascricate e bagnate di pioggia della periferia di Anhipaar. Era sera tardi ed era novembre, in giro non c'era nessuno e ai lati della strada erano appese numerose lanterne, ma era comunque troppo buio per identificare una persona in quel dedalo di viottoli e case ombrose. Vivna però non aveva la pazienza di aspettare che si facesse giorno, quindi fece rapidamente roteare le sue scapole d'acciaio, sotto le quali comparvero i perni di due paia d'ali telescopiche. In questo modo poté spingersi in aria e librarsi in volo.
Perlustrò la città sorvolando i tetti di granito e i camini fumanti delle abitazioni, ma non riuscì a scorgere nessuno, se non un paio di insignificanti gatti randagi e qualche innocuo tagliagole. Poi però, quando ormai le sue batterie erano pressoché scariche e le sue membra erano arrugginite e indolenzite per la pioggia, vide nascosto sotto un portico di lamiera un giovane in abiti eleganti dall'aria spaurita.
Trionfante, il basilisco si gettò verso di lui in picchiata e atterrò davanti ai suoi piedi.
Gábo Gabi urlò e si mise a correre come un disperato.
«Vigliacco!!» gli urlò dietro la viverna. «Per una volta in vita tua, guarda in faccia il tuo avversario!»
Punto sul orgoglio, il giovane si bloccò di scatto piantando i piedi a terra e si voltò con fare sprezzante. Ma fatto ciò non riuscì più a muoversi: era come paralizzato, bloccato. La causa era lo sguardo velenoso del rettile.
Vivna prese a girare attorno alla sua vittima tenendo sempre l'occhio puntato su di lui.
«Ho ucciso Rush Ghrimal» disse in tono apatico.
Nonostante l'immobilità causata dal veleno, il viso rifatto di Gábo si contrasse per il rimorso. Eppure la sua incorreggibile codardia egoista non lo abbandonò.
«Per favore...» balbettò a fatica, «risparmia almeno me... io sono innocente... è Rush il ladro... è lui lo scassinatore...»
«Aveva solo sette anni, siete voi che l'avete adescato!» sibilò Vivna.
Gábo Gabi scoppiò a piangere.
«È successo anni fa! Ora sono cambiato, sono una persona diversa! Risparmiami! Non hai nemmeno le prove per incolpare me!»
Il basilisco gli si avvinghiò attorno al collo.
«Certo, non ho le prove, non posso ucciderti, ma sappi che verrà giorno in cui correrai ad accasciarti ai miei piedi implorando la morte come ora implori la vita. Ci sarete tu, mamma e paparino. Ma indovina cosa farò io? Vi avvelenerò all'istante? No, niente affatto. Vi lascerò affogare nel vostro brodo di sensi di colpa, nei vostri dolori che –te lo posso assicurare- saranno ben peggiori della morte stessa. Perché saprete di aver ucciso Rush, un ragazzino di appena quindici anni.»
«Non è vero!! Sei stata tu a ucciderlo!» La voce dell'uomo aveva assunto una grottesca nota stridula.
«Certo, ma io sono la legge. Le mie azioni sono dettate da una causa: Rush ha scassinato lo scrigno e rubato i marenghi elfici, quindi io l'ho punito con la morte. Ma chi è stato a spingerlo a compiere tale azione? Io purtroppo non posso fare deduzioni, ma vuoi invece lo conoscete bene il colpevole.» Il rettile tacque un attimo. «Cosa vuoi fare ora? Corrompermi per convincermi del contrario?»
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Un inganno dal passato - Concorso Twisted Tales 2016
Short StoryStoria breve scritta per il concorso fantsy-fantascienza di WIAItalia. Ambientata nella periferia di Anhipaar, città inventata collocata in un periodo affine all'Ottocento, ma un po' più moderno in fatto di meccanica. Il genere che accomuna tutti i...