Parte prima

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C'era una rete davanti a lui, Jungkook la vedeva chiaramente. Grigia, spessa, alta circa tre metri, spinta verso un cielo plumbeo che minacciava tempesta. Tirava vento: addosso aveva solo una camicia color sabbia e un paio di pantaloni di cotone nero. Doveva camminare, se voleva sperare di non morire congelato.
La rete era un labirinto, lo capì quasi subito. Quelle griglie enormi seguivano un percorso senza senso, e Jungkook aveva la sensazione di percorrere sempre lo stesso tratto, eternamente, come se il tempo fosse stato bloccato a quel momento e non ci fosse modo di muoversi. Era solo. Si lasciò scivolare lungo la rete, sedendo a terra sull'asfalto.
-Kookie?-
Il ragazzo alzò la testa di scatto, sconvolto nel trovarsi di fronte una persona in un luogo che pochi istanti prima ospitava il nulla. Capelli castani, occhi sottili, camicia bianca. Lo conosceva, ogni centimetro del suo viso.
-Jin?- sussurrò. La sua voce sembrò un soffio. -Cosa ci fai, tu, qui?-




Rebel Youth




Un anno prima.


-Per favore faccia un respiro profondo-
La paziente inspirò lentamente, lasciando gonfiare i polmoni, e Seokjin posò lo stetoscopio sulla schiena della donna. Nulla, tutto nella norma. Le fece ripetere la stessa azione, ascoltando attentamente anche il petto, ma ogni via aerea sembrava libera.
-Non credo che il suo dolore sia dovuto alle vie respiratorie- spiegò Seokjin sistemandosi lo strumento attorno al collo. -I dolori sul retro della schiena molte volte sono dovuti a semplici strappi muscolari lievi o a banali fitte intercostali. Le prescrivo un antidolorifico e un rilassante da prendere per cinque giorni a stomaco pieno-
Sorrise alla paziente, con quella sua solita aria gioviale, e si sedette alla scrivania per preparare la ricetta. Quel giorno faceva stranamente caldo al pronto soccorso, tanto che avvertiva il colletto del camice bianco come un enorme fastidio di cui non poteva liberarsi. Sbuffò, canticchiando una melodia casuale mentre scriveva con calligrafia precisa la ricetta per la paziente.
-Ha una bella voce, dottor Kim- affermò la donna e il ragazzo le regalò un sorriso.
-Lei è troppo gentile signora Shim-
Quella si alzò dal lettino, traballando un po' sulle sue ginocchia, e lentamente si andò a sedere davanti alla scrivania.
-Oh giovanotto, alla mia età non serve molto regalare complimenti- ridacchiò aggiustandosi la camicetta. -Certo che come medico lei è molto giovane-
A quelle parole Seokjin alzò gli occhi al cielo per quella che doveva essere la centesima -no, millesima- volta nella sua vita. La verità era che Kim Seokjin, classe 1992, era effettivamente il medico più giovane della Corea del Sud. Quando si ha un QI di 185 e una memoria eidetica si possono fare tante cose, come laurearsi a soli diciotto anni.
-Si ricordi di prendere la medicina la sera dopo cena- rispose il ragazzo, evitando accuratamente di replicare all'affermazione della paziente. Strappò la ricetta dal blocchetto e la consegnò alla donna. -Se i dolori non dovessero passare torni qui, mi raccomando-
Quando la signora Shim se ne andò, Seokjin si prese la libertà di emettere un profondo sospiro. Erano solo le dieci del mattino, ma sembrava che tutto il peso della giornata stesse già gravando sulle sue spalle: si era svegliato alle sei, nella sua nuova casa ancora praticamente spoglia, con il cellulare che brillava per la moltitudine di messaggi che sua madre si era premurata di mandargli una mezz'ora prima; li aveva letti tutti, cancellandoli uno alla volta, senza dare nemmeno una risposta, e si era infilato sotto il getto gelido della doccia. Non aveva ancora fatto installare una caldaia, non aveva avuto il tempo. Come non aveva il tempo di fare nulla, tra il stare dietro ai suoi pazienti e cercare di sfuggire ai suoi genitori.
Seokjin si strofinò gli occhi, nel vano tentativo di cancellare un minimo di stanchezza, e proprio in quel momento il suo telefono prese a squillare. Quando lesse il nome sul display non riuscì a trattenere una smorfia. Poteva non rispondere, lasciare che la linea cadesse, ma sapeva perfettamente che lei avrebbe richiamato ancora, e ancora, fino a costringerlo ad accettare la chiamata. Per quel motivo fece scivolare il dito sulla cornetta verde.
-Pronto?-
-Seokjin!- la voce squillante della ragazza dall'altra parte lo disturbò parecchio. -E' un brutto momento?-
-Sono in ospedale Anne, non puoi richiamarmi dopo?-
-Tu sei sempre in ospedale, quando dovrei chiamarti?-
Seokjin sospirò, alzandosi dalla sedia e camminando fino alla finestra: aveva bisogno d'aria, quella stanza sembrava improvvisamente troppo chiusa.
-Per cosa mi hai cercato?- domandò alla fine, ma era già quasi certo della risposta. Probabilmente era la stessa cosa a cui lui stesso pensava da giorni. Anne sembrò rimanere titubante per qualche momento, poi parlò di nuovo.
-Stasera.. Sarai alla cena, vero?-
Seokjin avvertì la solita fitta allo stomaco, quella che sentiva tutte le volte che ci pensava. Era diventata una sensazione quasi amica.
-Ho altra scelta?-
Quella non doveva essere la risposta che Anne si aspettava: il ragazzo la sentì trattenere il respiro dall'altra parte del telefono.
-Ti pesa così tanto?- sussurrò. -Mi odi così tanto, Seokjin?-
-Io non ti odio, Anne. Odio tutto quello che sta succedendo- sbottò il giovane. -Ti ho detto fin da subito come stavano le cose per me. Non è una novità-
-Non sono io ad aver deciso tutto questo, sei ingiusto..-
-No Anne..- questa volta fu Seokjin a sussurrare. -Solo che a differenza tua, io non mi sto facendo trascinare dalla situazione-
E con quelle parole il ragazzo chiuse la conversazione, cosciente di essere stato troppo duro ma sapendo perfettamente di non poter fare altro. Non si sarebbe lasciato annegare in quella faccenda, e non voleva nemmeno che lo facesse Anne. Abbandonò il capo contro il vetro della finestra, fissando le cartelle ammassate sulla scrivania: il lavoro sarebbe potuto essere un'ottima distrazione, se solo non avesse avuto la testa da un'altra parte. Ma proprio mentre stava per sedersi alla scrivania il cellulare squillò una seconda volta, e il nome che lesse sullo schermo lo fece irrigidire quasi più di prima: "Jeonsok School".

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