«John» esordì la signora Hudson, nel loro appartamento per cercare, anche se inutilmente, qualche indizio che potesse aiutare a scoprire la posizione di Sherlock, fuggito dall'ospedale per dar prova, alla persona per lui più cara, della verità.
«Mary... Sherlock! Santo cielo! Ma che aspetto orribile...!». Lui non disse nulla.
La donna si guardò intorno. «Ma che sta succedendo?»
«È un'ottima domanda» si intromise John con tono sarcastico ma allo stesso tempo furente.
«I coniugi Watson devono discutere» rispose Sherlock «Spero facciano in fretta perché abbiamo del lavoro da fare».John sbuffò, stravolto. «Vorrei solo sapere se tutti quelli che conosco» fece voltandosi verso Mary, ma senza tuttavia avvicinarsi a lei «sono psicopatici»
Sherlock ci pensò su: «Direi di si. E ora che lo abbiamo stabilito possiamo... »
«Zitto!» John lo fulminò con uno sguardo. L'amico non lo aveva mai visto così. «E resta in silenzio perché questo non è divertente. Non questa volta.»
«So che non è divertente» aggiunse piano Sherlock.«Tu.» continuò John puntando un dito verso la moglie e camminando lentamente verso di lei. «Che cosa ho mai fatto, nella mia vita, per meritarmi questo? Eh?»
Sherlock gli rispose: «Tutto»
«Sherlock ti ho detto di stare zitto». Voltò la testa verso l'amico mantenendo tuttavia lo sguardo basso; ma lui continuò, incurante degli avvertimenti del medico militare: «No, non sto scherzando. Tutto quanto: è per tutto quello che hai fatto.»
«Ancora una parola e non avrai più bisogno della morfina.» ringhiò camminando a grandi passi verso di lui.«Tu sei un medico che ha fatto la guerra;» continuò Sherlock, come se John non avesse aperto bocca «sei un uomo che non può vivere più di un mese in periferia senza entrare in un covo di drogati e pestare un tossico. Il tuo migliore amico è un sociopatico che risolve crimini piuttosto che drogarsi. Ah, sarei io a proposito: salve!» fece alzando una mano a mo' di saluto «Anche la tua padrona di casa trafficava droga» la signora Hudson cercò di obiettare ma Sherlock la zittì immediatamente.
«John tu sei abituato a un certo tipo di vita! Tu sei enormemente attratto da persone e situazioni pericolose. Di cosa ti stupisci?»
«Ma lei non sarebbe dovuta esser così!» gli rispose il medico avvicinandosi a lui e abbassando impercettibilmente la voce.
«Mi sono messo con lei perché non ero in grado di portare avanti questo tipo di vita da solo, senza di te... Volevo uscirne, perché non potevo farcela!».Adesso assunse un tono quasi supplichevole: «Perché anche lei è così?»
«Perché tu l'hai scelta, John. Non potevi fare a meno di quella vita, non potevi abbandonarla e quindi te la sei portata dietro.» sentenziò l'altro in modo distaccato, come al solito.«Diamine, Sherlock... NO!» John esplose, senza riuscire più a trattenersi e scalciò via una sedia col piede. Urlò talmente forte e in un modo così brutale che la signora Hudson se ne andò via, sconvolta e spaventata allo stesso tempo.
«NON MI MANCAVA LA VITA DI PRIMA! MI MANCAVI TU! NIENT'ALTRO!»
Fece tremare i muri. «Diavolo! La tua morte mi ha distrutto, Sherlock!»
«Adesso vorresti dire che è colpa mia, quindi?» chiese il riccio alzando il sopracciglio destro.
«Si. Esattamente»
«Come può essere colpa mia se tua moglie, che hai scelto completamente da solo, è una bugiarda psicopatica?! Non te l'ho mica consigliata io!»
«SE TU FOSSI RIMASTO IO NON AVREI DOVUTO RIMPIAZZARTI!»
«Ti ho già spiegato più volte le mie ragioni, più che buone. Credo che questo non sia il momento più adatto per tornare sull'argomento.»«Certo! Per te non è mai il momento...» gli rispose John allontandosi da lui a testa bassa, quasi sussurrando l'ultima frase.
«Adesso lasciamo stare» disse, a denti stretti, tornando sui suoi passi e avvicinandosi così tanto a Sherlock che i loro nasi erano distanti non più di cinque dita «ma dopo ne riparleremo. Noi due. Da soli.»
Poi si allontanò, prese una sedia e con violenza la sistemò in mezzo alle due poltrone, la sua e quella del detective.
«Avanti» disse a Mary. «Siediti».La donna, rimasta silenziosa di fronte al camino per tutto quel tempo, lo guardò con una faccia interrogativa.
«È questo che fanno i clienti.» le spiegò allora John, ancora infuriato. «Si siedono. Ci raccontano il loro caso, e noi decidiamo se accettarlo. Perché tu» e la indicò col dito indice «adesso sei una cliente. Forza.» e si lasciò cadere sulla sua poltrona.
Sherlock andò alla propria e Mary, vinta, si sedette sulla sedia.Tirò fuori una chiavetta USB, avvicinandola a John. «Ecco» fece «qui c'è tutta la mia vita».
«Cosa vogliono dire quelle lettere?» chiese Sherlock leggendo le lettere AGRA su di essa.
«Sono le mie iniziali» gli rispose Mary, lasciando John ancor più senza parole.
«Se mi ami» riprese cercando i suoi occhi «non aprirla davanti a me».
«Perché?» le chiese il biondo.
Ci fu una piccola pausa.«Perché dopo non mi amerai più»
Un silenzio di ghiaccio calò nella stanza.
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Per Sapere Se Sei Felice ~ Johnlock
FanfictionJohn ha appena scoperto la verità su Mary e tornando a Baker Street, quest'ultima gli lascia la chiavetta con scritto AGRA sopra. Parlando con Sherlock, viene fuori una realtà che molti si aspettavano e che moltissimi volevano sentire... Come andrà...