Story 8

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Stavo tornando a casa da mia madre da lavoro. Vidi che c’erano delle lettere nella cassetta della posta. Oltre a trovare le solite bollette della luce, gas ecc., trovai un annuncio di una casa al lago. Guardai le foto sia dell’interno sia del territorio circostante: vi era una sola camera da letto molto spaziosa, un bagno con al suo interno una vasca davvero confortevole. La cucina, la sala da pranzo e un divano vecchio stile albergavano in una sola stanza.

Ma il panorama che mostrava la finestra accanto al divano era qualcosa di paradisiaco. Mi accorsi che quella villeggiatura era disponibile a soli 250€ al mese, considerando non solo il prezzo stracciato, ma anche la distanza da essa al mio ufficio (circa 5km), era davvero un affare. Così corsi su per le scale verso l’appartamento di mia madre e le raccontai tutto.

Lei sembrava molto allegra dopo il mio racconto, così decisi di chiamare il numero nell’annuncio. Dissi al venditore che non volevo vederla prima di acquistarla, volevo già villeggiare lì questo fine settimana. Il venditore fu molto d’accordo così questo sabato mi incontrai con lui sul posto (c’erano varie indicazioni per poter arrivare sul luogo nell’annuncio) per darmi le chiavi. Appena aprii la porta d’ingresso e mi girai per chiuderla, vidi il venditore salire sulla sua Moto Guzzi California 1400 nera. Davvero una bella moto, messa a confronto con la mia vecchia Fiat Punto verde smeraldo.

Pensai che il venditore non aveva problemi a livello economico, eppure il prezzo della casa era davvero stracciato. Una nuvola di polvere accompagnò la moto nera e il guidatore; li seguirono anche i miei dubbi su di lui. Li abbandonai, chiudendomi la porta alle spalle. Non c’era bisogno di accendere la luce, erano solo le 18, così appesi le chiavi nel portachiavi e adagiai i miei borsoni sul pavimento rivestito di mattonelle colorate. Le mattonelle, disposte in quel modo, formavano un rombo con le piante disegnate su di esse. Mi sentii molto a mio agio in quella cucina, mi ricordava il mio lavoro (ingegnere dell’ambiente e del territorio) e la cosa mi piaceva molto.

Ispezionai i mobili: quasi mi misi nei panni del proprietario della casa, come se stessi controllando che la casa fosse in buone condizioni. Ma mi accorsi che i mobili erano un po’ trasandati rispetto a come li avevo visti nelle foto dell’annuncio. A dir la verità non mi interessava molto. In fin dei conti quella casa mi trasmise un senso di serenità, cosa che non succedeva a casa di mia madre.

Non so perché, ma il frigo, posto tra il lavello e la finestra, mi metteva curiosità: mi avvicinai ad esso e lo aprii. Al suo interno vi trovai una scatola di cioccolatini assortiti e una busta di latte. Avevo una gran sete e decisi di prendere per prima il latte, visto che era mia abitudine sorseggiarlo il pomeriggio.

Presi un bicchiere dalla credenza e mi approssimai al divano. Versai il latte nel bicchiere, dal odore sembrava latte e cacao, infatti la mia lingua confermò. Notai che la finestra sembrava uno schermo di un cinema, sul quale proiettavano il mio film preferito: la natura. Dozzine e dozzine di alberi di tutti i tipi facevano da cornice ad un laghetto. Era il più bello specchio d’acqua che abbia mai visto, seppur striminzito. Osservando le foglie che ondeggiavano sui rami e innamorandomi sempre di più di quel film, mi balenò in mente di farmi un bagno nel laghetto. Mi affrettai a cercare il costume dentro il borsone e lo indossai.

Presi una tovaglia da bagno e le chiavi. Successivamente mi diressi verso il ponticello che dava sul laghetto. Posai la tovaglia e le chiavi su di esso e feci un tuffo doppio carpiato con avvitamento. No, scherzo, feci un semplice tuffo a bomba… Solo che quando emersi dalle acque sembrava mi avessero tagliato le carni in due, come se facessi la muta. Il mio scheletro rimase galleggiante per qualche secondo, ma ad un certo istante la mia pelle mi portava giù in profondità. Potevo camminare tranquillamente sul fondale, non c’era nessuna forza che mi respingeva verso la superficie. Vidi tante alghe particolari e pesci di tutte le forme e dimensioni.

Dietro una grossa pietra scorgeva una luce, mi avvicinai più che potevo e vidi una specie di tettoia. Sotto di essa vi erano degli altri scheletri, come me, solo che alcuni erano chini su dei lettini, sui quali vi erano delle persone distese. Sembrava quasi una lezione di anatomia, perché uno scheletro dimostrava agli altri come aprire un petto. Prendeva ogni pezzo al suo interno, lo mostrava a tutti gli altri e parlava. Poi lo passava ad un altro, quest’ultimo lo gettò in un cestino lì vicino. Gli altri fecero un fragoroso applauso.

Quel ticchettio di ossa mi fece sentire a disagio. Tutti gli altri presero un pezzo a caso di interiora.

Feci la stessa cosa pure io, ma feci un bel tiro da tre punti.

Mi fecero un applauso.

Ero appena entrato in una gang!! La cosa mi piaceva molto, che avevo appena smesso di sentirmi con la mia migliore amica.

Dopo svariati lanci, tutti da tre punti, alzai il capo verso la superficie e mi accorsi che stava sorgendo il sole. Così uscii dall’acqua, mi seguirono anche le mie carni e appena mi asciugai mi resi conto di essere lo stesso ragazzo prima di entrare in acqua. Era tutto a posto: avevo una casa fantastica, un lavoro, amici e del latte e cacao… Cosa potevo desiderare di più?! Tornai verso casa e decisi di farmi un breve pisolino prima di tornare a lavoro. Delle urla mi fecero cadere giù dal divano. Era mia madre.

Essendo ancora in dormiveglia capii solo poche parole, tra cui “scendi giù” e “posta”. Barcollando, ancora intontito dal sogno, scesi giù per le scale e presi le lettere dentro la cassetta della posta. Oltre a trovare le solite bollette della luce, gas ecc., trovai un annuncio di una casa al lago.

Mi accorsi che era la stessa casa del sogno, lo stesso annuncio del sogno. Mi affrettai ad andare da mia madre per raccontarle tutto, quando mi trovai davanti la porta mi venne in mente una cosa: mia madre che urla in casa mia? Diventata mia solo perché lei scomparse sette anni fa e da allora non ho più sue notizie, né che fosse ancora viva.

Era lei? O qualcuno che si fingeva lei?

Qualcosa interruppe i miei pensieri, qualcosa mi colpì sulla nuca e caddi come corpo morto cade.

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