Il Randagio

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L'altofuoco lo circondava. Ovunque si girasse, Sandor Clagane non incontrava altro che terribili fiamme verdi e giada. Come artigli di una bestia spettrale, le loro lingue tantavano di avventarsi su di lui. Estraette la spada, ma quando vide che anch'essa era ricoperta dalle fiamme, la gettò per terra. Poi però, le sua mani presero fuoco. Come viscidi serpi, le fiamme lo avvolsero. Invano, tentò di scrollarsele di dosso, ma ormai l'altofuoco aveva penetrato la sua armatura. Sandor Clagane, disperato, urlò.

Quando si risvegliò si trovava disteso su un pavimento di fredda pietra. La pallida luce dell'alba fece timidamente il suo ingresso all'interno della caverna come una vergine fa il suo ingresso in una stanza da letto. Quando si mise a sedere, la testa cominciò a pulsargli. "Troppo vino" gli venne da pensare, ma ormai ci era abituato. Quando si girò, trovò Sansa Stark che dormiva vicina a lui, avvolta nel suo mantello bianco1. "Dannazione, ma cosa mi passava per la testa?". Sandor non sapeva chi avesse vinto l'assedio di ieri notte. Forse Stannis aveva vinto aveva già fatto decapitare Joffrey, insieme a tutta la sua famiglia, oppure il Folleto era riuscito a inventarsi qualcosa e probabilmente a essere decapitato oggi sarebbe stato Stannis, ma infondo, cosa gliene importava? "Che si fottano i sette regni! Ho ben altro a cui pensare in questo momento...". Vicina a lui, Sansa Stark dormiva su un fianco, avvolta nel suo mantello bianco. Aveva il viso rigato dalle lacrime versate la sera prima, eppure continuava ad apparire graziosa. Chiunque avesse vinto la battaglia, avrebbe presto mandato qualcuno a cercarli, non importava se Stannis e Joffrey, poiché in entrambi i casi lui sarebbe stato giustiziato e Sansa presa nuovamente in ostaggio per tenere a bada il Giovane Lupo.
"Uccellino..." Sandor allungò la mano verso il suo viso e le sfiorò la guancia. Lei ebbe un lieve sussulto e aprì gli occhi lentamente. Ritraette la mano di scatto e si mise in piedi. Sansa lo guardò perplessr. <<Che succede?>> disse stropicciandosi un occhio.
<<Dobbiamo muoverci>>.
<<I barbari ci hanno trovati?>> chiese preoccupata.
La notte prima erano scappati aggirando il Bosco del Re, lontano dalle truppe di Stannis, ma furono comunque trovati dai barbari delle montagne che il Folletto aveva assoldato, e quelli non erano tipi che facevano molto caso agli emlemi che portavi indosso. Avevano galoppato per chissà quante miglia prima di seminare qui figli di puttana.
<<No, ma non possiamo rimanere qui per sempre. Probabilmente hanno già cominciato a cercarci>>
<<Ma dove andremo adesso?>>
<<Tuo fratello si trova nelle terre dei fiumi. Ti porterò lì>>
<<E tu cosa farai?>>
Sandor chinò la guardò, chinando la testa di lato. <<Ti importa veramente?>>.
Lei arrossì e si voltò. "Lo sapevo.." pensò Sandor. <<Chiederò un riscatto a tuo fratello, poi me ne andrò il più lontano possibile da qui>> disse mentre metteva indosso una cappa di lana grezza marrone  <<ma prima dovremo trovarti degli abiti da contadina. Persino il più stupido dei braccianti ti riconoscerebbe vestita così. Per il momento mettiti questo>> le lanciò vicino una cappa come la sua. Sansa stette per un attimo a fissarla.
<<Non è seta, pricipessina, ma la devi indossare comunque>> disse lui. Poi uscì.
Il cielo era grigio dei fumi della battaglia. Ogniqualvolta un alito di vento si alzava, l'aria tutt'intorno si riempiva di cenere, e mille rondini nere vorticavano nel vento, danzando placide tra una folata e l'altra. <<Probabilmente domani pioverà>> pensò Sandor. Aveva sempre amato le giornate di pioggia. Sentire l'acqua scorrergli lungo il viso riusciva sempre a donargli una sensazione di sollievo e lo aiutava a pensare. E poi non si trovava mai nessuno nei paraggi. Non appena una sola goccia toccava il suolo, chiunque accorreva al focolare più vicino come falene attirate dai lumi della sera. Ma non Sandor. Per lui quelle erano le giornate migliori per allenarsi. Passava quasi ogni giorno ad allenarsi  nel parco degli dei di Castel Granito. Già a 15 anni era in grado di tenere testa al suo stesso maestro d'armi. <<Non succederà mai più>> su ripeteva, <<Non succederà mai più>>.
Stava appuntando la sella di Straniero, quando anche Sansa finalmente si decise ad uscire. La cappa era talmente grande che le arrivava alle caviglie, nascondendo completamente le sue forme. Tranne il viso. La luce del primo sole si proiettava sul suo viso, creando dei giochi di luci e di ombre sul suo viso candido e liscio. Si avvicinò alla cavalcatura con passo incerto. Quando Sandor le mise una mano sulla spalla addirittura sussultò.
<<Non staccarti mai da me, non parlare e non guardare nessuno negli occhi>> gli disse <<fa come ti dico e arriveremo da tuo frayello con la testa sulle spalle, chiaro?...e guardami quando ti parlo!>>. Sansa si costrinse a guardarlo, ma era così terrorizzata che si mise a piangere. Lasciò la presa voltando lo sguardo altrove. <<Andiamo>>.

La principessa e il MastinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora