Guarda cos'hai fatto.

321 18 3
                                    

Racconto breve.

Ricordo con tenerezza i bigliettini che fra compagni di classe ci si scambiava alle scuole elementari, il classico "vuoi essere la mia fidanzata?", bastava un sì e tutto cominciava, ben presto tutto finiva e non ci si scambiava nemmeno un bacio ma questo non era importante perché bastava essere fidanzati e poterlo raccontare al mondo intero per colmare l'animo di soddisfazione.

La maggiore età mi ha scombussolato, nel giro di un anno mi sono trovato con nuove paure e insicurezze da affrontare, la vita procede con mille fatiche sempre più difficili da superare, ogni giorno è una sfida diversa e la giornata finisce sempre lontana dalle mie aspettative, sembra di essere in uno di quei contorti film psico-qualcosa dove ogni volta che ti sembra di capire la trama , ecco subito la svolta che ti trascina al punto di partenza.
Le giornate sono lente e meccaniche, tutto è sempre uguale e sempre diverso. La mia casa è  infestata dai genitori, compagni di vita saggi e ricchi di esperienza, sempre pronti a propinare consigli e  a  mascherare la folta nube di insicurezze con le quali anche loro sono obbligati a convivere.
Le domande che si presentano spesso alla mia attenzione sono tante e le risposte sono poche, è così quindi che porto avanti la mia vita senza pensarci troppo cercando di essere o di sembrare felice.
E' con i miei pensieri intricati e radicali che esco di casa per buttarmi nella vita e come ogni giorno, mi avvio verso scuola, i miei passi sono cadenzati e leggeri ma cerco sempre di mantenere un certo ordine nella mia camminata, quasi come per seguire uno schema, tutto deve essere perfetto. Agli occhi degli altri.
Durante il tragitto ho l'opportunità di ammirare il mondo e i suoi abitanti così ben mascherati con abiti e accessori che li facciano sentire ben inseriti nella società.
Sto diventando cinico e acido verso tutto e tutti, sto diventando un fresco abitante del mondo, egoista e falso, me ne sto accorgendo e credo sia un bene, forse potrò ostacolarlo, forse.
Abito in un paesino fuori Torino, così sono obbligato tutte le mattine a passare 20 minuti su di un treno.
Salgo sul solito treno e mi avvicino ad un signore in abito elegante che subito mi squadra fissando soprattutto i miei jeans strappati, lo fisso a mia volta e quando finalmente distoglie lo sguardo mi siedo al suo fianco e appoggio il gomito sul bracciale della sua poltrona. Il tempo sui binari scorre veloce e insieme ai miei soliloqui esistenziali sento solo il rumore della pioggia che comincia a battere sul finestrino. La mia mente torna alla realtà con il fischio lacera-timpani dei freni alla stazione, luogo frenetico e scorbutico anch' esso teatro di esibizioni di vita quotidiana brulicanti di emozioni. Spreco un ultimo sguardo verso l'elegante signore e con passo svelto ma come sempre controllato esco dalla stazione. Tutto procede liscio e sereno, la scuola sta per terminare e con la scuola sta per terminare anche un anno molto particolare, non saprei giudicare positivo o negativo, posso solo dire che è stato senza dubbio significativo. Suona la campanella ed esco sentendomi bene, sicuro di me, leggero come una piuma e come il viaggio di andata, anche quello di ritorno scorre veloce.
Tornato a casa il mio castello di serenità adolescenziale crolla con mia madre che piange seduta sul divano, io mi avvicino lentamente e con voce tremante chiedo cosa sia successo, ottenendo come risultato, un pianto ancora più intenso e disperato, così mi siedo vicino a lei, aspettando una risposta.
Passano cinque minuti di angoscia, poi lei mi fissa con i suoi occhi azzurri dissanguati dalle lacrime, io l'abbraccio senza saperne il motivo, il gesto è automatico. Penso a mio fratello, ne sento l'assenza, mi aggredisce senza preavviso, penso a mio fratello, lo vedo in pericolo. Mi alzo dal divano, barcollo e cammino verso la sua camera, è buia, senza odore, ho paura a guardare giù dalla finestra, non lo faccio.
Mi siedo sul suo letto e il mio sguardo si posa sulla sua scrivania, una lettera:

"Cresci.
Non sono mai stato bravo nel guardarti negli occhi, quegli occhi che contengono l'universo e tu nemmeno te ne accorgi. Seduta a guardarti le scarpe quasi come non ci fosse niente di più importante al mondo, cosciente di quel che stai perdendo eppure così fiera di tutto quello che hai lasciato indietro. Il tuo riflesso ti fa sorridere ma quel che vedi oltre ti spaventa. Sii fiera di te stessa, qualunque sia il mondo in cui sarai buttata, aggredisci la vita come hai sempre fatto, mordila violentemente, sentine il sapore e lasciaci il segno.
Io sono qua a pensarti e fuori piove, voglio uscire, non posso, vorrei essere altrove, magari con la testa sul tuo petto a farmi cullare dal tuo respiro.
Ripagami per tutto quel che dono a te, ripagami per ciò che non ti ho ancora dedicato.                    
Lascia che io ti protegga e ti prego cercami nei tuoi sorrisi e quando ti sentirai sola, ricordati del mio.
Ti chiedo solo di non lasciare che il  sangue ti comandi, pensami intensamente quando stai sbagliando e magari farai un bel passo indietro, i miei occhi avranno luce sempre solo per te.
Sono stanco ma non ho sonno, vivo ormai per tutto quello che c'è stato. Potrei fermarmi a pensare a lungo ma non ho voglia di morirci su questo schifo. Se mi alzo dal divano vedo i miei fallimenti, lavori incompiuti e illusi dalla mia testa traditrice, promettevo capolavori e null'altro tiravo fuori che macchie di inchiostro sconnesse, sogno di rompermi il capo contro uno spigolo per fare uscire quel potenziale di cui tutti hanno voluto e osato parlare, il talento che non trovo e che molto probabilmente esiste solo per sentito dire, perfino da me stesso. Chiedo perdono a tutti, chiedo perdono a me stesso, chiedo perdono al mondo."

Non capisco nulla e capisco tutto, sono confuso e nient'altro mi è mai sembrato tanto chiaro, sento la pressione di quella lettera schiacciarmi contro il pavimento, mia madre mi cerca, non mi trova, sono già fuori.
Mi concentro solo sul rumore dei miei passi, il terreno è umido di pioggia sotto i miei piedi, sento odore di muffa. Penso al mio respiro e alla sua regolarità, penso a quanto poco basti per essere spezzato, penso a mio fratello. E' nato nel 1996, Mio fratello é innamorato o almeno lo era fino alla sera prima, la notte ha cancellato tutto.

Si era perso dentro la sua testa, la sua immagine riflessa sullo specchio dell'ascensore era diversa, una strana espressione segnava il suo  viso che ancora puzzava di latte, i primi peletti sotto il collo e sotto le orecchie annunciavano una futura folta barba.
Con un leggero sorriso si appoggiò alla porta di casa, una strana serenità pervadeva il suo corpo, per la prima volta nulla lo opprimeva e nessuno lo giudicava.
Non aveva mai ben capito come avrebbe reagito ad un tradimento, soprattutto da parte della persona a cui aveva dato tutto il suo amore e tutte le sue attenzioni, eppure la sua reazione non si rivelò agghiacciante apparentemente, anzi, un qualsiasi familiare o passante che in questo momento avrebbe incrociato il suo sguardo non avrebbe notato altro che leggerezza.
Entrato in casa aprì il frigorifero, prese una bibita e si rifugiò in camera sua per poi abbandonarsi ad un sospiro di sollievo appena toccato il letto. Rimase sul letto per una manciata di minuti con la bibita in una mano e la penna nell'altra. Scriveva con tutta calma, la sua grafia elegante arricchiva il foglio fino a riempirlo, quindi si alzò e lasciò il foglio sopra la scrivania, rimase chino e appoggiato per qualche secondo, lasciandosi sfuggire una lacrima che segnò il foglio, aprì la finestra, senza nemmeno poggiare la bibita o la penna, si sporse fuori e chiudendo gli occhi si lasciò cadere a testa in giù.

A cosa penso prima di morire, mentre la mia mente mi chiama, urla disperata per attirare la mia attenzione? Sento l'aria che prova a fermare la mia caduta, aria amica che lotta contro la gravità senza risultato, cado e guardo il sole, cado e con me cadono le mie paure per far spazio all'estasi eterna che in tutto ciò che ne concerne, non è altro che un basico, piatto e piacevole nulla.

Guarda cos'hai fatto.Where stories live. Discover now