Seduta sul mio letto a contemplare la parete di fronte a me.
Ecco quello che stavo facendo.
Tante, troppe voci urlavano nella mia testa; ognuna una cosa diversa, tutte un unico scopo.
Le accontentai.
Mi sentivo così sporca, così piena di errori. Avevo bisogno di farli uscire, sarei potuta esplodere.
In bagno accesi la luce fioca e mi avvicinai al comodino accanto alla doccia.
Terzo cassetto.
Scatola verde.
Eccola lì, la mia cara e vecchia amica ormai consumata e sporca dopo un anno e mezzo di utilizzo.
Ma io non volevo, non volevo essere triste, non volevo essere depressa.
Non volevo essere me.
Ma che potevo farci?
Potevo fare altro.
E uno scivolò tranquillo, un secondo un po' più in alto, un terzo ad incrociarsi con uno vecchio, un quarto più profondo.
Un campo di battaglia, ecco cos'era diventato; soldati caduti ovunque, col loro sangue che macchiava la neve candida.
E la pioggia, pioveva su quel campo, un terremoto i singhiozzi.
Il fucile cadde con un tintinnio acuto e gli infermieri bendarono i sopravvissuti.
Non so come o perché, ma alla fine mi ritrovai a mandare un SOS agli alleati.
-E se tu venissi a salvarmi?-

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•Direct || Shawn Mendes
Short StorySola. Era sola. Aveva bisogno di qualcuno. Ma in fondo, chi c'era? Nessuno. Non seppe nemmeno lei come, ma si ritrovò a inviare un messaggio. Un piccolo, breve insignificante messaggio in direct su Instagram a colui che, anche se di poco, la aiutava...